sabato 23 febbraio 2013

Meteorite russo - Le foto dell'esplosione.



Il fotografo russo Marat Ahmetvaleev la mattina del 15 febbraio scorso stava scattando alcune foto vicino casa sua quando ha avuto la fortuna di immortalare il momento dell'esplosione.
http://russiatrek.org/blog/nature/unique-photos-of-chelyabinsk-meteorite-explosion/

Meteorite caduto in Russia, Meteosat 10 ha colto l'istante in cui è entrato nell'atmosfera.



Come testimoniato dall’immagine, il satellite meteorologico Meteosat-10 ha colto l’istante in cui il meteorite è entrato nell’Atmosfera il meteorite che lo scorso venerdì 15 febbraio si è poi disintegrato nei cieli al di sopra della località russa di Chelyabinsk.
Il Meteosat-10, gestito dal EUMETSAT (European Organisation for the Exploitation of Meteorological Satellites), ha rimpiazzato il suo predecessore Meteosat-9 appena qualche settimana fa, durante il mese di gennaio, e orbita al di sopra dell’Equatore, sempre nella stessa posizione (in modo da osservare costantemente Europa e Africa), a circa 36000 chilometri di quota. 

mercoledì 20 febbraio 2013

ARABIA SAUDITA - Meteorite solca il cielo provocando panico.

Una immagine tratta dal sottostante VIDEO


L'oggetto che ha solcato il cilo dell'Arabia Saudita lo scorso 17 febbraio 2013 - IL VIDEO

martedì 19 febbraio 2013

RUSSIA - Ufo visibile in cielo dopo l'esplosione del meteorite lo scorso 15 febbraio.

Visibile  in cielo un UFO poco sotto la nube bianca lasciata  nel cielo  dal meteorite da poco esploso.Osservate le persone che la indicano .

Sri Lanka - Pioggia di pietre d'oro.


Dopo la pioggia colorata, ora è iniziato a piovere ‘oro’ in alcune parti dello Sri Lanka.
Alcuni oggetti non identificati – di colore oro – sono caduti durante un acquazzone nella zona delle colline di Gaminipura Hatton.
Molte persone li hanno raccolti e se li sono portati casa.
Inoltre, nel Puwakththawala, sull’area di Samanthalaya, sono cadute pietre di colore nero, bianco e giallo, si ritiene siano arrivate dallo spazio.
La polizia sostiene di aver sequestrato alcuni oggetti non identificati che erano caduti dal cielo in precedenti occasioni anche ad Arangvila.
Al momento non ci sono spiegazioni riguardo al fenomeno.

Fonte

Russia - Il meteorite prima di cadere, "deviato" da un oggetto non identificato, missile o UFO? IL VIDEO

Analizzando questo filmato, del meteorite caduto lo scorso 15 febbraio, ripreso a Chelyabinsk che ha provocato milioni di euro di  danni e piu di 1200 feriti nella regione degli Urali  si nota un oggetto non identificato (UFO  o missile) provenire da dietro e attraversarlo provocando successivamente  l'espulsione di detriti, uscire dall'altro lato e scomparire poco dopo.

Vi propongo questo filmato ripreso la notte prima della caduta del meteorite su Chelyabinsk di un UFO che ha attraversato a bassa quota il cielo della città. 
Fonte

 

California, fuga di 100mila delfini...terremoto imminente?

Lo scorso 14 febbraio un gruppo di più di 100.000 (centomila)  delfini si muovevano verso il largo della costa di San Diego in California (USA), occupando una area di 7 km di lunghezza per 5 km di larghezza. Il fenomeno, strano secondo gli etologi, potrebbe anche significare l'imminenza di un qualche devastante fenomeno naturale, non dimentichiamo che a pochi km è presente la faglia di Sant'Andrea, origine di numerosi terremoti.

domenica 17 febbraio 2013

Vesuvio - Mappa delle colate laviche dal 1631 al 1831

Mappa delle colate laviche dal 1631 al 1831

Fonte

In Italia come in Russia - 19 gennaio 1993 "Il bolide di Lugo di Romagna (RA)".

Un articolo del Resto del Carlino
Fonte

La meteora che attraversò il nord Italia è passata alla storia come “il bolide di Lugo”. Ebbe dimensioni iniziali di 1,5-3,0 metri e massa di 104-105 kg esploso ad un’altezza di circa 30 km sopra Lugo di Romagna il 19 gennaio
Il 19 gennaio 1993 un grande meteoroide impattò l’atmosfera, approssimativamente sopra la città di Lugo in Emilia Romagna – Italia. L’impatto è stato registrato dal radar meteorico forward-scatter del C.N.R. e da sei stazioni sismiche, tre appartenenti alla Rete Microsismica di Ferrara (Pontisette, Ca’ Fornasina, Fiorile d’Albero) e le altre all’Istituto Nazionale di Geofisica (Barisano, Santa Sofia, Poggio Sodo). L’evento è stato osservato da molti testimoni visuali, visto che ha illuminato un’area estremamente grande (quasi tutta l’Italia), i quali hanno riportato una magnitudine visiva nel raggio da -22 a -25.
Calcoli preliminari sono stati fatti in base ai resoconti dei testimoni, anche se frammentari e talvolta contraddittori (Cevolani et al. 1993, Korlevic 1993). Solamente più tardi sono stati trovati dei dati sismici, che hanno reso possibile stabilire il luogo dell’esplosione (Cevolani et al. 1994). Secondo queste analisi, un meteoroide di raggio iniziale 1.5 – 3 m ha colpito l’atmosfera terrestre a una velocità di circa 26 km/s, con un’inclinazione della traiettoria sull’orizzonte di 8° – 20°.

Meteorite solca i Cieli della California (USA) - IL VIDEO

 La palla di fuoco è stata vista in cielo verso  19,45 del 16 febbraio. (ora locale).
Ci sono state segnalazioni in redazione da parte di persone a nord fino al Fairfield e come estremo sud come Gilroy. E 'stato anche visto anche a Sacramento.

sabato 16 febbraio 2013

Frosinone (Lazio) - terremoto Magnitudo 4,8


SENTITO ANCHE A ROMA NORD
Magnitudo(Ml) 4.8 - LAZIO - FROSINONE
16/02/2013 22:16:09 (italiana)
16/02/2013 21:16:09 (UTC)




venerdì 15 febbraio 2013

Russia - pioggia di meteoriti sugli Urali, 500 feriti - I VIDEO

Una selezione di video provenienti da diversi luoghi degli Urali con impatti di meteoriti sulla lista: 1) Magnitogorsk 2) Ekaterinburg 

uno dei crateri provocati dalla pioggia di meteoriti

uno dei crateri provocati dalla pioggia di meteoriti

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=VePkkkM9XBA




la scia

I danni



mercoledì 13 febbraio 2013

Il Papa si dimette, un fulmine colpisce la cupola di San Pietro - il video

I
IL VIDEO

A Cagliari presentata la macchina ad aria compressa, costerà 7000 euro.



Costerà 7000 euro, raggiungerà la velocità massima di 80 km all’ora Non avrà volante ma un joystick che consentirà di parcheggiarla in verticale.«Metti l’ aria nel serbatoio dell’ auto». Sarà probabilmente una frase del genere che ci sentiremo dire dalla metà del 2013, data in cui sarà commercializzata la : la AirPod prodotta dalla Motor Development International (Mdi) in partnership con Tata Motors, super leggera ed alimentata ad aria appunto; 7 Kw per una velocità massima di 80 km/h e presentata ieri nell’area portuale di Cagliari. Costerà 7000 euro e il primo modello ad arrivare sarà una city car, seguito poi da una gamma infinita di modelli, dalla berlina da famiglia alla vetturetta per 14enni al bus, passando per il veicolo commerciale, il trattore e il container. Non manca nulla, perfino un motore da attaccare a casa ad una presa di corrente per usarlo come generatore in caso di emergenza.
Ecco il sito dove poterla ordinare e acquistare CLICCATE QUI


Un generatore che è in grado di produrre sei ore di elettricità con un litro di urina, inventato da 4 ragazze africane.

Le 4 ragazze 

Ma 4 ragazze africane dai 14 ai 15 anni d’età. Si chiamano  Duro-Aina Adebola, Akindele Abiola , Faleke Oluwatoyin e Bello Eniola e la loro voglia di pensare e creare ha dato vita ad un prodotto ecologico ed innovativo: un generatore che è in grado di produrre sei ore di elettricità con un litro di urina.Un’invenzione davvero geniale che rende uno scarto umano (la pipì) una risorsa energetica! Di conseguenza questa fonte di energia si rinnova a costo zero e senza produrre inquinamento!
Il generatore

L’urina prodotta viene raccolta ed inserita in una cella in grado di separare l’idrogeno. Quest’ultimo viene purificato grazie ad un filtro e raccolto in una bombola del gas. L’idrogeno ottenuto viene ripulito dall’umidità e spinto nel generatore.Stupisce la giovane età delle ragazze che hanno inventato questo generatore. Il prototipo è stato presentato alla Maker Faire Africa in corso nel Lagos, cioè la fiera annuale africana della ”gente che fa”.Speriamo che l’invenzione faccia la sua strada e che le ragazze vengano giustamente premiate per il loro lavoro.
Fonte

martedì 12 febbraio 2013

Marte - Curiosity fotografa uno strano oggetto metallico.

L'oggetto metallico esce dalla roccia.


In questa foto è meglio visibile.

Aspettiamo una spiegazione della NASA.

lunedì 11 febbraio 2013

Profezie di Malachia - Ratzinger l'ultimo Papa?.



SULLA PROFEZIA DI MALACHIA:
Un appunto curioso:
La profezia di Malachia arriva al centoundicesimo papa, e poi parla di un ultimo papa: Pietro il Romano.
Da notare l'opinione di Fabio Storino: nessun pontefice per tradizione assume il nome Pietro, e Malachia non specifica che Pietro Romano sia un Papa. Ora, chi regge la chiesa in assenza di pontefice? Il cardinale camerlengo. E chi è l’attuale camerlengo, dal 4 aprile 2007? È il cardinale PIETRO Tarcisio Bertone nato a ROMANO Canavese... Pietro il Romano nel perfetto stile di Malachia!

SE la PROFEZIA DI MALACHIA fosse vera, Ratzinger sarebbe il penultimo Papa (il 111°) e il suo successore sarebbe indicato col nome di Petrus Romanus, il quale "detterebbe la fine della Chiesa e la distruzione di Roma dopo l'ascesa al soglio del suo pontificio."



Le dimissioni del Papa erano state previste un anno fa?


C’è un mistero inquietante che aleggia dietro le dimissioni di Benedetto XVI. Un mistero legato a un articolo del ‘Fatto quotidiano’ pubblicato esattamente un anno fa e al suo contenuto. Un arcano legato (per chi ci crede) anche alla numerologia essendo l’11 febbraio la data dell’articolo e l’11 febbraio la data dell’annuncio delle dimissioni. Esattamente un anno fa, l’11 febbraio 2012. Il giornalistaMarco Lillo, sul quotidiano di Padellaro e Travaglio, scriveva del presunto complotto che avrebbe investito Benedetto XVI. L’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, prevedeva con preoccupante certezza la morte del Papa entro novembre del 2012.
Una morte che, per la sicurezza con la quale veniva pronosticata, lasciava intendere agli interlocutori del cardinale l’esistenza di un complotto per uccidere Benedetto XVI. L’appunto anonimo a cui faceva riferimento il giornale nel ricostruire la vicenda recava la data del 30 dicembre del 2011. Era stato consegnato dal Cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos alla segreteria di Stato e al segretario del Papa nei primi giorni di gennaio con il suggerimento di effettuare indagini per comprendere esattamente cosa abbia fatto e con chi abbia parlato l’arcivescovo Romeo in Cina.
L’anonimo scrive il suo documento rigorosamente in tedesco perché sia comprensibile soltanto al Papa ed ai suoi più stretti collaboratori. Un documento redatto in tre paragrafi, il primo dei quali dedicato al viaggio in Cina di Monsignor Romeo ed alla “profezia”, attribuita a Romeo, circa la morte del papa entro un anno, il secondo paragrafo ad una sequenza di pesanti critiche che l’Arcivescovo di Palermo rivolgerebbe al segretario di Stato, Monsignor Tarcisio Bertone, infine il paragrafo sulla successione. Dopo la morte di Benedetto XVI, il successore di Pietro diventerebbe il cardinale Scola.
Tutto fermamente smentito dal Vaticano e dai diretti interessati. Certo la coincidenza delle dimissioni ad un anno esatto da quell’articolo lasciano esterrefatti.

domenica 10 febbraio 2013

Sfruttamento geotermico e terremoti: quale legame?



"L'esplorazione del sottosuolo finalizzata alla produzione di energia tramite lo sfruttamento del calore interno della terra (l'energia geotermica), ha comportato in alcuni casi un aumento del rischio sismico": questo è quanto stabilito dallo studio condotto daVincenzo Convertito, ricercatore INGV, Nils Maercklin, Nitin Sharma e Aldo Zollo, Docente di Sismologia presso l'Università Federico II di Napoli, e pubblicato sul Bulletin of the Seismological Society of America.
Dall'indagine, che si riferisce a un campo geotermico noto come "The Geysers", localizzato nel nord della California e sfruttato sin dagli anni '60, emerge che "nel corso di operazioni relative al pompaggio o all'estrazione di fluidi geotermali sotterranei, si sono verificati terremoti medio-piccoli".
"In questo campo - spiega una nota dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanlogia, INGV - i fluidi del serbatoio principale raggiungono una temperatura di 235°C e sono intrappolati sotto uno strato impermeabile di roccia tra uno e tre chilometri di profondità. Come riportato da studi precedenti, si è notato che quando iniziò l'estrazione del fluido geotermico per creare elettricità,la cosiddetta sismicità indotta aumentò sensibilmente, crescendo di pari passo con l'intensificarsi dello sfruttamento. Recentemente, nel periodo di Aprile 2007 - Ottobre 2010, sono stati registrati ben sette terremoti, in questa area, di magnitudo uguale e superiore a quattro.
Lo studio condotto dai ricercatori Convertito e Zollo fornisce quindi uno strumento che permette divalutare gli effetti della sismicità indotta dallo sfruttamento geotermico e di valutare come lapericolosità vari nel tempo in funzione delle attività industriali, quali iniezioni o emungimento di fluidi.
"La tecnica proposta nello studio - spiega ancora l'INGV - si basa sull'analisi in continuo, nel tempo e nello spazio, dei parametri utilizzati per la valutazione della pericolosità sismica. Nello studio si evidenzia infatti come la variazione di uno o più parametri possa portare ad una variazione sia della probabilità di avere eventi potenzialmente più dannosi sia della pericolosità sismica, richiedendo quindi agli operatori una ri-calibrazione delle operazioni di campo. La tecnica permetterà di studiare la sismicità indotta, oltre che nel caso dello sfruttamento delle aree geotermiche, anche relativamente all'estrazione di idrocarburi e all'immagazzinamento di anidride carbonica".


A questo proposito abbiamo rivolto alcune domande al Dott. Vincenzo Convertitoco-autore dello Studio in questione:
Dott. Convertito, quali sono e come influiscono le attività correlate allo sfruttamento dell'energia geotermica sull'attività sismica? 
"Le attività correlate allo sfruttamento dell'energia geotermica sono sostanzialmente iniezioni ed estrazioni di fluidi con o senza vapore che alimentano le turbine delle centrali che producono l'energia elettrica. In linea di principio, durante entrambe le fasi possono generarsi terremoti di magnitudo medio-piccoli nei volumi immediatamente prossimi alle zone di iniezione/estrazione. Nel caso di sistemi a rocce calde secche la sismicità indotta può essere generata dalla micro-fratturazione delle rocce. Tale tecnica si utilizza in alcuni casi per aumentarne la permeabilità delle rocce stesse e favorire la circolazione dei fluidi al suo interno".
In che misura (frequenza, intensità) secondo lo studio riportato ne modificano l'attività?
"Rispetto alla sismicità di fondo, ossia quella che normalmente verrebbe registrata nell'area anche in assenza delle attività di sfruttamento, queste ultime fanno sì che il numero di eventi registrati nel tempo soprattutto alle piccole magnitudo possa aumentare". 

Quali sono i parametri di valutazione di pericolosità sismica presi in esame nello studio?
"Nello studio presentato i parametri che vengono monitorati sono: la variazione del tasso di sismicità nel tempo; un parametro che descrive la variazione nel tempo del rapporto tra piccoli e grandi eventi ed infine il valore di magnitudo massima atteso nell'area.  La pericolosità sismica viene valutata utilizzando come parametro il valore massimo di accelerazione del suolo predetto e la sua probabilità di eccedenza in un dato periodo". 

Come si correlano all'aumentato rischio di attività o danno sismici?
"L'accelerazione di picco del moto del suolo prodotto dalle onde sismiche per date probabilità di eccedenza è un parametro che si correla con il danno atteso alle strutture ed è in uso nell'attuale normativa antisismica". 

La sismicità indotta si differenzia in qualche modo dalla sismicità naturale in termini di risposta sismica locale, amplificazione sismica, ... ?
"Dal punto di vista fisico non c'è differenza fra sismicità indotta e sismicità naturale ad eccezione del fatto che la sismicità indotta è in generale di magnitudo medio-piccola, diciamo M < 4.5 ed interessa gli strati superficiali della crosta terrestre (4-5 km di profondità). Quindi a livello di effetti, quali la risposta sismica locale, questi sono gli stessi degli eventi con simile magnitudo. In genere non è semplice distinguere fra i due tipi di terremoti se non attraverso studi di correlazione spazio-temporale con le attività estrattive. Ciò a maggior ragione per gli eventi di magnitudo medio-forte il cui meccanismo di innesco legato alle attività di estrazione/iniezione di fluidi nelle aree geotermiche non è ancora compreso". 

In Italia esistono campi geotermici assimilabili ai Geysers californinani?
"Il sistema geotermico The Geysers è un sistema del tipo a vapore secco che sono piuttosto rari. In Italia ci sono le aree di Larderello e M. Amiata (Italia), dove impianti geotermici sono in funzione e producono energia elettrica da più di un secolo". 

I risultati di questo studio possono in qualche modo aprire nuove (o riaprirne delle vecchie) ipotesi sul terremoto in Emilia?
"Lo studio proposto non ha riguardato la correlazione tra "attività produttive" e l'occorrenza della sismicità indotta, né investigato i meccanismi che causerebbero tale correlazione. Nelle aree di sfruttamento geotermico la possibilità di generare sismicità indotta è ben nota e monitorata da opportuni sistemi di osservazione. Noi abbiamo proposto una tecnica che, per queste aree, fornisce uno strumento di controllo analitico agli operatori per valutare gli effetti della sismicità indotta in termini di pericolosità sismica e decidere, nel caso di adottare misure per la riduzione del rischio e la mitigazione degli effetti". 

venerdì 8 febbraio 2013

Cometa ISON, le prime immagini.


Questa serie di immagini della cometa C/2012 S1 (ISON) è stata presa dal media risoluzione Imager del veicolo spaziale Deep Impact della NASA per un periodo di 36 ore il 17 gennaio e 18, 2013. Al momento, il veicolo spaziale è stato 493 milioni miglia (793 milioni di chilometri) dalla cometa. Image credit: NASA / JPL-Caltech / UMD.

mercoledì 6 febbraio 2013

CAMPI FLEGREI - Nuova bocca vulcanica con emissione di acqua e vapore fino a 4/5 metri di altezza.

Campi Flegrei, nuova emissione di gas e di acqua in località Pisciarelli

L'Osservatorio Vesuviano ha inviato due giorni fa una relazione alla Protezione Civile per segnalare la presenza di una nuova bocca di emissione (vent) nel campo fumarolico di Pisciarelli (nei pressi di Agnano), ai confini tra Napoli e Pozzuoli, che espelle gas e acqua estremamente calda (95 gradi celsius) fino a 4-5 metri d'altezza.


"La natura dell'emissione è, molto probabilmente, riconducibile alle abbondanti piogge cadute negli ultimi giorni a Napoli - fa sapere il direttore dell'Osservatorio Vesuviano Marcello Martini, raggiunto telefonicamente dall'Ansa - per domani, comunque, è previsto un nuovo sopralluogo per eseguire ulteriori rilievi". Dal maggio del 2011 l'evoluzione delle attività di emissione delle fumarole a Pisciarelli sono tenute sotto controllo dall'Osservatorio Vesuviano che lì ha installato un sistema di monitoraggio continuo delle temperature. Per il commissario campano dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, intervenuto con una nota sulla vicenda, "é ora che Protezione Civile Nazionale elabori il piano di evacuazione del Campi Flegrei".

martedì 5 febbraio 2013

VULCANO MARSILI - Ecco il progetto per la prima centrale geotermica su un vulcano sottomarino.

Marsili, il più grande vulcano d'Europa, sommerso a 150 chilometri dalle coste della Campania. Dal fondale si alza per tremila metri e la vetta del suo cratere è a 450 metri dalla superficie del mare. La sua struttura imponente è lunga 70 chilometri e larga 30. È un mostro nascosto di cui solo gli scandagli hanno rivelato la vera natura: una pentola ribollente con il coperchio ben tappato. 
Servizio tratto dall'episodio numero 3 di Limit: "Ai Limiti della Scienza". Il nuovo ed esclusivo programma di Class TV Msnbc (canale 27 del digitale terrestre e 30 di TV Sat) che, attraverso contributi documentari unici, indaga i limiti del comportamento, della conoscenza e della mente umana.

domenica 3 febbraio 2013

Garfagnana - Comparsi "vulcanelli di fango" sulle rive del laghetto di Pra’ di Lama, a Pieve Fosciana (LU)


Lucca, 3 febbraio 2013 - Sulle rive del laghetto di Pra’ di Lama, a Pieve Fosciana in Garfagnana, sono spuntati «vulcanelli di fango» da cui fuoriesce un gas. La segnalazione è arrivata venerdì pomeriggio alla sala operativa dell’Istituto nazionale di geofisica ed è stata immediatamente girata alla ricercatrice Fedora Quattrocchi, responsabile dell’unità funzionale geochimica dei fluidi, stoccaggio geologico e geotermia della sezione sismologia e tettonofisica, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. L’esperta sarà in Garfagnana da domani e per quattro giorni per misurare tutta una serie di parametri legati allo sciame sismico tuttora in corso dal 25 gennaio. Indagini soprattutto sulle acque termali della zona. «Valori di temperatura, Ph dell’acqua, salinità, presenza del gas radon, livello piezometrico dei pozzi ecc. rappresentano valori che insieme all’osservazione del comportamento degli animali possono contribuire a capire il rischio sismico e forse, un giorno, arrivare a determinare con precisione dove e quando colpirà un forte terremoto».
Lancia un appello ai cittadini...
«Sono importanti le segnalazioni dei residenti nella zona — dice Fedora Quattrocchi — e per questo invito chi ha notato fenomeni rilevanti a inviarmi una segnalazione alla mia e-mail fedora.quattrocchi@ingv.it».
Cosa serve per arrivare a prevedere i terremoti?
«Finora stiamo svolgendo ricerche un po’ in tutte le direzioni. Certo è necessario sviluppare anche il settore che si occupi di valutare oggettivamente i transienti che in letteratura sono definiti di ‘breve e brevissimo termine’ non sismologici: le variazioni dei fluidi, nelle deformazioni del suolo, nel comportamento degli animali, nei segnali elettromagnetici, ecc. Non lo dico perché il mio gruppo di lavoro se ne occupa, ma perché ormai dovrebbe essere un fatto scontato. I transienti a breve e brevissimo termine vanno studiati in modo multidisciplinare e sempre con la priorità di comprendere tutto il processo di preparazione di forti eventi sismici, e non solo dal punto di vista sismologico, ma geomeccanico, geochimico, tettonico, elettromagnetico, ecc.»

Eruzione del Vesuvio - I rischi nascosti

Vesuvio visto dallo spazio


A rischio quasi due milioni di persone, considerate “carne da macello” da chi detiene il potere. Quello che lo Stato italiano non dice alla sua popolazione. Sono stati registrati terremoti superficiali con ipocentro localizzato lungo il condotto, oltre che in emissioni fumaroliche lungo i fianchi del cono e del cratere. A parere degli esperti, una più che probabile ripresa dell’attività eruttiva, implicherebbe quindi un rapido rilascio di tutta l’energia accumulata. E’ considerato dagli esperti uno dei vulcani a maggior rischio del mondo. La sua storia ha insegnato che può produrre sia eruzioni effusive, sotto forma di effusione di colate laviche, nonché le ben più pericolose eruzioni esplosive. Nel frattempo, in attesa del peggio, la NATO ha evacuato alcuni suoi insediamenti nell’area. Ma questo è un segreto militare, meglio non far sapere nulla ai sudditi italioti.
Fatto sta che la Regione Campania dovrà fornire entro il 31 marzo 2013, elementi utili ad una delimitazione ancora più definita della “zona rossa” e del numero di residenti che andrebbero effettivamente allontanati in caso di eruzione del Vesuvio. Analogo  dettaglio andrà precisato entro giugno per i campi Flegrei. Lo ha reso noto il capo del dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli (ex capo dei servivi segreti civili), in una recente conferenza stampa. “Non è una differenza da poco – ha sottolineato Gabrielli – avere un censimento preciso permetterebbe di calibrare ancora meglio le procedure di evacuazione che nel caso del Vesuvio, al momento, riguarderebbero 800mila persone e nel caso dei Campi Flegrei altre 400mila. Un’eventuale evacuazione anche via mare? Sino ad oggi si è pensato solo al trasporto su gomma, ma è un’ipotesi che non mi sento di escludere in partenza”.  Certo, sarebbe un evento di proporzioni importanti, che proporrebbe una serie di problemi almeno in parte gestibili solo sul campo, nell’immediato, e che dal punto di vista dei costi richiederebbe un fondo molto cospicuo e, quasi inevitabilmente, un contributo dell’Unione europea”.
Piano di “emergenza” – Lo scenario atteso dalle autorità italiane è catastrofico, eppure sul sito della Protezione Civile l’ultimo aggiornamento visibile alla popolazione risale al 2006. Esso prevede i seguenti fenomeni e conseguenti rischi associati:
«Nella fase iniziale dell’eruzione si solleva fino a 15-20 chilometri di altezza una colonna eruttiva composta di gas e frammenti piroclastici, seguita dalla ricaduta a terra di pomici, lapilli e ceneri trasportati dal vento. Il rischio è correlato al carico esercitato dalla coltre piroclastica sui tetti degli edifici di cui provoca eventualmente il crollo, nonché alle difficoltà respiratorie, alla contaminazione delle colture e dell’acqua, alle difficoltà di autorizzare vie di fuga e agli ingorghi stradali. Il territorio che può subire questi fenomeni è indicato come zona gialla. Questa zona comprende 96 comuni delle province di Napoli, Avellino, Benevento e Salerno per un totale di circa 1.100 chilometri quadrati e 1.100.000 abitanti.
Nella fase successiva, la colonna eruttiva collassa producendo colate piroclastiche che possono raggiungere velocità dell’ordine di 100 km/h e un enorme potere distruttivo. I modelli fisico-numerici indicano che dal momento del collasso della colonna eruttiva, le colate piroclastiche impiegheranno 5-10 minuti per raggiungere la costa. Il territorio esposto a questo rischio è definito zona rossa, comprende 18 comuni è per un totale di circa 200 chilometri quadrati di estensione e poco meno 600.000 abitanti.
Nella terza fase si possono generare colate di fango anche a distanza di giorni dall’eruzione. I territori soggetti a questo rischio sono indicati come zona blu che include 14 comuni della provincia di Napoli per un totale di 180.000 abitanti.  Inoltre, i comuni di Torre del Greco e Trecase, presentano un’elevata pericolosità da invasione di lave pur trovandosi ad una certa distanza dal cratere sommitale».
Gli insediamenti umani sono stati edificati all’interno delle fasce a rischio. Questo fenomeno non è mai stato arrestato dal governo italiano e dalle autorità locali. Studi recenti hanno calcolato che nel periodo dal 1951 al 2001, nell’insieme dei 18 comuni considerati “zona rossa” vi è stato un sensibile incremento demografico, pari al 56,3 per cento (da 353.172 a 551.837 abitanti), soprattutto nella fascia costiera. Inoltre, vi è stato un aumento della densità abitativa tale da rendere questo comuni tra i più densamente abitati d’Italia, nonché un’esplosa crescita del numero di abitazioni (da 73.141 a 187.407 edifici). Nell’ultimo decennio il cancro cementizio ha allungato le sue metastasi senza alcun freno istituzionale.
La riuscita del cosiddetto “piano di emergenza” dipende dalla capacità di prevedere l’eruzione del Vesuvio con sufficiente anticipo. In ogni caso, vi è una difficoltà oggettiva, anche se la popolazione fosse adeguatamente pronta e preparata, nell’evacuare una zona densamente abitata come quella vesuviana. La strategia di evacuazione è legata ai tempi di previsione: questa è possibile solo tre giorni prima dell’evento, un tempo notoriamente insufficiente ad evacuare da 500 a 600 mila persone.
Infine, i Campi Flegrei (area ad alta densità di residenti) sono un’altra zona campana ad elevatissimo rischio vulcanico. Proprio in loco sono in fase di realizzazione delle sperimentazioni di cui la popolazione locale ed italiana, non è a conoscenza. Anche nei Campi Flegrei potrebbero avvenire delle eruzioni esplosive.
Per la cronaca storica: durante la seconda guerra mondiale gli anglo-americani oltre che seppellire di bombe numerose città italiane (causando migliaia di vittime civili), hanno addirittura bombardato il suo  cono più recente e attivo cresciuto al di sopra di un vulcano più antico conosciuto con il nome di Monte Somma. Nel 1944 ci fu l’ultima eruzione. Da allora sono stati riconosciuti 18 cicli eruttivi separati da brevi intervalli di stasi inferiori a 7 anni. Gli studi scientifici hanno consentito di accertare che nei periodi di quiescenza, il magma si è accumulato in una camera posta a 5-7 chilometri di profondità.
Il rischio vulcanico è il prodotto di tre fattori: pericolosità vulcanica, valore esposto e vulnerabilità. Perché allora la popolazione della regione Campania non è informata a dovere? I morti da “cause naturali” sono stati già calcolati nei minimi dettagli, così come le lacrime per i funerali di Stato?


Tratto da: ERUZIONE DEL VESUVIO | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2013/02/02/eruzione-del-vesuvio/#ixzz2JpmLqCU8
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

sabato 2 febbraio 2013

Seljord (Norvegia) - SELMA il mostro del lago.


Situato in posizione panoramica, il piccolo villaggio di Seljord è conosciuto soprattutto come la dimora del serpente Selma, mostro simile a quello di Loch Ness che si dice abiti le profondità del Lago Seljordvatn.Facendo qualche escursione a piedi nei dintorni potreste incontrare anche altri misteriosi abitanti della zona, quali le malefiche donne trollLjose-SigneGlima e Tårån che si racconta bazzichino sulle vette circostanti, noi non le abbiamo viste, ma gli abitanti della zona assicurano che ci sono eccome.Seljord ha anche ispirato alcune tra le più note leggende popolari norvegesi, come quelle di Asbjørnsen e quella dei “tre caproni” di Moe.

Immagini tratte dal Video dell'ultimo avvistamento di Agosto 2012

STORIA DI SELMA
La prima testimonianza dell'esistenza di Selma nel Lago Seljordvtn risale all’estate del 1750, quando Gunleik Andersson-Verpe, abitante nella vicina Bø fu attaccato da un “cavallo marino” mentre attraversava lo specchio d'acqua con una barca a remi. Nel 1880 Bjørn Bjørge e sua madre Gunnhild raccontarono di aver ucciso una bizzarra lucertola mentre stavano facendo il bucato nel lago, e da allora, quasi ogni estate (Selma sembra preferire il dolce tepore estivo), diversi testimoni hanno avvistato le pinne e la gobba di questa veloce creatura del lago. Secondo la maggior parte degli avvistatori, la creatura ha le dimensioni di un grosso tronco o poco più; alcuni l'hanno descritta come un' anguilla, mentre per altri assomiglia piuttosto a una lumaca o a una lucertola o a un coccodrillo. Anche per quanto riguarda la lunghezza i pareri sono discordi: alcuni parlano di 25-30 m, ma secondo altri la lunghezza è di almeno 50 m. Alcuni filmati amatoriali girati nel 1988 e nel 1993 rivelano una serie di gibbosità nell'acqua, la scarsa qualità della pellicola rende queste prove inattendibili. I ricercatori restano quindi aperti a ogni possibilità, ma hanno comunque fatto notare che il lago è troppo piccolo per ospitare creature lunghe più di 7 m.
Come nel caso di Nessie, il mostro di Loch Ness in Scozia, anche Selma ha alimentato il folklore locale e richiamato in zona numerosi turisti che sperano di trovare le prove dell'esistenza del mostro nelle buie profondità del Seljordvatn (un lago circondato da fitte pinete, lungo 14 km, largo 2 km e profondo 157 m). Nel 1977 il giornalista svedese freelance Jan-Ove Sundberg scandagliò il lago con un sonar e scoprì alcuni grandi oggetti che si muovevano all'unisono, prima di prendere delle direzioni diverse. Nell'estate del 1998 il giornalista è tornato al lago con un'èquipe di 11 persone e ha trascorso 17 giorni a setacciare l'acqua con uno strumento per le rilevazioni visive e persino con un piccolo sottomarino, dotato di tre telecamere subacquee, sonar e braccio mobile. Secondo Sundberg il serpente non appartiene a nessuna specie nota e ha diverse caratteristiche mai osservate in altri animali, come la capacità di muoversi sul pelo dell'acqua a notevole velocità e di spostarsi in verticale. Emerge dall’acqua per lunghi periodi con il dorso, la testa o il collo, o tutti e tre contemporaneamente, e si sposta molto rapidamente, raggiungendo forse la velocità di 25 nodi.
Il consiglio comunale di Seljord e il campeggio in riva al lago hanno finanziato la ricerca di Sundberg, sperando che la pubblicità richiamasse i turisti in zona, cosa che è puntualmente avvenuta. Il villaggio, infatti, ha già tratto notevoli vantaggi dalla supposta presenza del mostro grazie all'apertura del Centro del Serpente del Lago, che sorge lungo la strada che attraversa il centro cittadino e racconta le verità segrete del personaggio più illustre di Seljord. Il consiglio comunale di Seljord ha inoltre deciso di sostituire il suo stemma con un Selma giallo su sfondo rosso.
Fonte

Il Campi Flegrei Deep Drilling Project (CFDDP)

Schema della caldera dei Campi Flegrei con indicazione del pozzo profondo in programma nell'ultima fase del progetto CFDDP.Il Campi Flegrei Deep Drilling Project (CFDDP) è un progetto internazionale di ricerca scientifica finalizzato alla comprensione della dinamica vulcanica dei Campi Flegrei e dei meccanismi che generano i fenomeni di sollevamento ed abbassamento della caldera (bradisisma). Il progetto prevede l’esecuzione di due perforazioni; la prima, già esecutiva, si spingerà fino 500m di profondità (pozzo pilota); la seconda, ancora in progetto arriverà fino a 3.5km circa.


La perforazione ha raggiunto 222.5 m di profondità alla fine di Luglio 2012. Dal 31 Luglio, sono temporaneamente terminate le attività di perforazione del pozzo pilota, che sono riprese il 12 Novembre 2012 con una nuova strumentazione, tecnologicamente più avanzata di quella utilizzata per la parte superficiale. Entro la prima settimana di Dicembre, si raggiungeranno i 500 m di profondità previsti, e tutte le attività di cantiere nell'area termineranno. Prima dell’inizio della perforazione nell’area di cantiere sono stati installati strumenti per il controllo delle micro-deformazioni orizzontali e verticali del suolo, mentre la trivella è stata dotata di sensori per il controllo in continuo, all’interno del pozzo, di tutti i parametri necessari (pressione, temperatura, emissioni di gas, ecc.) per garantire lo svolgimento delle operazioni in massima sicurezza. La testa pozzo è dotata di un doppio “blow-out preventer”, un dispositivo che garantisce la massima tenuta del pozzo, anche in caso di risalita di fluidi in pressione.
Non è stato riscontrato nessun problema tecnico o di altra natura nel corso della perforazione. E’ stato eseguito un logging del pozzo, vale a dire un rilievo elettronico, con speciali sensori calati in pozzo, che servirà a definire con precisione i principali parametri fisici delle rocce, e confrontare i risultati con quelli delle stratigrafie che i vulcanologi stanno eseguendo sui prodotti incontrati durante la discesa della trivella.
Lo step successivo alla fine della perforazione sarà quello di installare all’interno del pozzo dei sensori tecnologicamente avanzati per la misura della temperatura, delle deformazioni del suolo e della sismicità. Queste misure saranno di grande utilità per l'identificazione dei precursori di una possibile eruzione.
Si prevede di ottenere un primo quadro generale dei risultati verso la fine del prossimo Dicembre.

Profondità raggiunta (01 Dic., 23:30 GMT): 502 m

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