venerdì 9 maggio 2014

Metalli pesanti e malattie neurologiche (in particolare SLA).


Uno dei molteplici problemi legati alla nostra società “moderna” e tecnologicamente evoluta è il fatto che il nostro ambiente è impregnato di metalli pesanti (arsenico, piombo, nickel, alluminio, mercurio,cadmio ed altri)- a nostra insaputa. Purtroppo non c’è via di scampo; si trovano ovunque: nell’aria (tubi di scappamento, industrie), a volte nelle pentole, pile, cosmetici, deodoranti, vaccini, otturazioni dentarie, alimenti, e a volte anche nell’acqua potabile.
Sull’argomento avevo già scritto in generale in un precedente intervento. Qui invece vorrei esaminare l’influsso nocivo di un eccesso di metalli pesanti su uno dei sistemi più delicati, quello nervoso, ed in particolare in relazione ad una malattia, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), la cui frequenza è quasi raddoppiata nel giro degli ultimi decenni.
Nel contemplare l’organismo umano è opportuno tenere presente che la fisiologia dell’uomo odierno è tutt’ora quasi invariata rispetto a quella dei nostri antenati di migliaia di anni fa, ed anche oggi non disponiamo di meccanismi di difesa in grado di proteggerci efficacemente contro i metalli pesanti; ne vengono eliminate quantità infinitesimali, e alcuni organismi li eliminano più efficacemente mentre in altri l’accumulo è più rapido. L’accumulo è progressivo nei tessuti e negli organi, a livello intracellulare, con effetti nocivi. Come se ciò non bastasse, quando oltre ai metalli pesanti sono presenti altre tossine, vi è un potenziamento reciproco, con un incremento notevole del livello di tossicità in generale.
La medicina allopatica da secoli descrive e tratta intossicazioni acute da metalli pesanti (l’esempio più noto è l’intossicazione da piombo, della quale si parlava già ai tempi degli antichi Romani), senza rendersi conto invece dei danni causati da un accumulo lieve ma cronico e costante dei medesimi. Due statistiche interessanti:
1. Nelle ossa degli scheletri di persone morte negli ultimi cinquanta anni il livello di piombo presente, rispetto a quello contenuto negli scheletri di persone morte nell’era preindustriale, è superiore di 500 volte.
2. Se si prelevasse un’otturazione dei denti a base di amalgama, che molti di noi hanno in bocca e la si gettasse in un lago, vi sarebbe, per eccesso di mercurio, un divieto di pesca, nuoto ed immersione nel lago in base alla legislazione di molti Stati.

Gradualmente iniziano ad emergere determinate statistiche: qualche anno fa, il Lancet (una rivista tra le più autorevoli in campo medico-scientifico) ha pubblicato uno studio che dimostrava una correlazione tra il morbo di Alzheimer ed un accumulo di alluminio nell’organismo. Altri studi invece dimostrano un collegamento tra la Sclerosi Multipla, l’Autismo e la presenza di mercurio, altri il nesso tra cadmio, piombo e SLA, altri infine l’effetto nocivo dei metalli pesanti sul sistema immunitario. Le cellule del cervello, data la loro importanza, godono di una particolare protezione, costituita dalla barriera emato-encefalica, che trattiene, non lasciandoli passare, molti veleni e sostanze nocive; la protezione non è però assoluta. Così ad esempio le molecole di mercurio sono talmente piccole che a quanto pare riescono ad attraversare la barriera: l’antica espressione popolare inglese “mad as a hatter” (matto come un cappellaio) deriva dal fatto che secoli fa chi confezionava i cappelli veniva a contatto con notevoli quantità di mercurio e dopo un po’ spesso dava segni di squilibrio mentale. Vi sono poi delle sostanze che indeboliscono e rendono la barriera più facilmente attraversabile, come ad esempio l’acido citrico ( di cui sono ad es. ricche le bibite come la Coca-Cola e la Fanta, per di più contenute in lattine d’alluminio che viene sciolto dall’acido!)
SINTOMATOLOGIA E REAZIONE DELL’ORGANISMO
La diagnosi di un accumulo tossico di metalli pesanti non è semplice; ci vuole un medico esperto ed informato. I sintomi a livello clinico sono generalmente molto vaghi: stanchezza, astenia, cefalea, depressione, nausea, disturbi intestinali, dolori addominali… Spesso uno di questi sintomi viene classificato e trattato con i farmaci consueti. Ad esempio, ci sono stati casi di “depressioni refrattarie a trattamenti farmacologici” causate da un accumulo di metalli pesanti; oppure casi di “gastrite” trattati per anni con “antiacidi” (che spesso contengono alluminio). Inoltre, paradossalmente, gli eccipienti di numerosi farmaci contengono metalli pesanti.
Ogni essere umano è un individuo unico: questo implica che la patogenesi della malattia in ognuno è un caso a sé. Per questo motivo, le manifestazioni e/o le malattie causate da un’intossicazione da metalli pesanti variano da persona a persona. Descrivo 3 casi dal mio studio:
1. Paziente affetto da asma allergico. Livelli altissimi di alluminio e nickel (contatti con questi metalli sul posto di lavoro).
2. Paziente in apparente buona salute; poco tempo dopo l’estrazione di otturazioni dentarie all’amalgama, comparsa di affezione cardiaca, deterioramento della vista, malessere generale. Livelli altissimi di mercurio. (Durante le estrazioni di otturazioni all’amalgama, se non sono fatte da dentisti molto esperti che seguono le necessarie precauzioni, possono essere rilasciate nell’organismo elevate quantità di mercurio.
3. Paziente affetto da Sclerosi Multipla in stadio avanzato. Comparsa dei primi sintomi qualche mese dopo una vaccinazione. Livelli altissimi di mercurio; fino ad alcuni anni fa il mercurio era contenuto, come conservante, in numerosi vaccini e molti hanno messo in relazione il grande aumento dell’autismo tra i bambini con l’accumulo di mercurio causato dalla serie di vaccinazioni consecutive alle quali è sottoposto nei primi mesi di vita il fragile organismo dei neonati. La dr. Amy Yasko, in America, ha un calendario d’appuntamenti pieno fino al 2010 perché, a quanto pare, sarebbe riuscita a risolvere tutti i casi di autismo da lei trattati con una particolare forma di disintossicazione dal mercurio.
INTERPRETAZIONE DI QUESTI DATI NEL CONTESTO DELLA SLA
Sarebbe scorretto sostenere che un accumulo di metalli pesanti sia LA causa unica di numerose patologie del sistema nervoso, compresa la SLA (ci sarebbe comunque bisogno di ulteriori studi sul ruolo dei metalli pesanti nel contesto della SLA); potrebbe però trattarsi di un fattore negativo che si unisce ad altre influenze nocive e che peggiora uno stato di malattia già pre-esistente.
Mi è capitato non raramente di sentire colleghi rinomati dire: “Non ci credo alla storia dei metalli pesanti…” A mio avviso non si tratta di “credere” o “non credere”; è risaputo e dimostrato scientificamente che i metalli pesanti sono tossici per le cellule di qualsiasi organo o tessuto vivente ed in certi casi, in particolare in organismi già indeboliti o in cui la disintossicazione funziona meno bene, possono verificarsi le conseguenze ed effetti nocivi sopra-elencati.
Se poi si inseriscono nella banca-dati MEDLINE i termini “heavy metals” ed ALS si trovano numerosi studi che dimostrano l’esistenza di un collegamento.
Non vale forse la pena, nel contesto di una malattia aggressiva come la SLA, ed in cui i fattori eziologici sono tutt’ora sconosciuti, accertare se vi sia un accumulo eccessivo di metalli pesanti nell’organismo???
E’ noto che livelli eccessivi di metalli pur benefici ed indispensabili per l’organismo, come il ferro ed il rame, se presenti in eccesso (come avviene in caso di emocromatosi e morbo di Wilson), possono provocare danni a vari organi; è necessario quindi che anche i metalli benefici siano presenti in quantità non eccessive e nelle proporzioni giuste l’uno con l’altro. Come è possibile quindi pensare che non sia importante controllare la quantità presente nell’organismo di metalli tossici e che questi, anche se presenti in quantità persino superiori a quelle purtroppo oggi divenute “normali”, non facciano comunque male e non sia necessario preoccuparsi di eliminarne almeno una parte ? Quali e quanti danni può provocare una loro presenza in quantità eccessiva? Nella SLA è noto il ruolo fondamentale che svolge l’enzima superossido dismutasi Cu -Zn (rame-zinco) SOD1; è noto anche l’antagonismo esistente tra questi due metalli, nel senso che un eccesso di rame ostacola l’assimilazione dello zinco e viceversa. Per i metalli nocivi si sa ad esempio che il mercurio è un antagonista dell’indispensabile selenio, sono note alcune altre interferenze ed antagonismi ma resta molto da imparare.
I LIVELLI DI METALLI PESANTI NEL CORPO UMANO
I metalli pesanti si depositano nei vari organi e tessuti; per questo motivo non è possibile determinare con precisione lo stato di intossicazione solo tramite un prelievo del sangue. E’ possibile misurare i livelli dei vari metalli pesanti da un’analisi del capello (a tale scopo bisogna sacrificare una ciocca di capelli). I capelli sono uno “specchio” dello stato dell’organismo; oltre al fatto che i metalli pesanti si accumulano nel capello, è anche possibile misurare i livelli di minerali ed elementi esenziali (effettuando il “mineralogramma” del capello) ed individuare eventuali carenze/eccessi di minerali. Ci sono vari laboratori specialistici presso i quali è possibile determinare i livelli presenti di metalli pesanti e minerali nell’organismo. Il test più attendibile (quello “da provocazione”, effettuato misurando i livelli di metalli eliminati nell’urina dopo la somministrazione per iniezione di una consistente dose di EDTA, è da evitare in un organismo già indebolito come quello degli ammalati di SLA perché potrebbe costituire uno stress, pur temporaneo, non tollerabile.
Il livello “normale” di qualsiasi metallo pesante nell’organismo umano dovrebbe essere 0,00, dopodiché vi sono livelli “accettabili” e livelli tossici.
LA TERAPIA CHELANTE
Se si accerta la presenza di livelli tossici di metalli pesanti, il modo migliore per eliminarli consiste, per chi è ancora in uno stato di salute relativamente buono, nell’effettuare cicli di TERAPIA CHELANTE per via endovenosa. “Chelante” deriva dal Greco “cheles” (chele del granchio. Un agente chelante “intrappola” la molecola del metallo pesante, il quale viene eliminato dal corpo per via renale). L’agente chelante maggiormente utilizzato è l’EDTA (ha un nome chimico lunghissimo, ma si tratta di 4 molecole di aceto!).
La terapia chelante dovrebbe essere effettuata da un esperto in materia; ma a questo punto bisogna evidenziare un fatto di notevole rilevanza nel contesto della SLA. L’EDTA viene, nella terapia chelante classica, somministrato per via endovenosa. L’eliminazione dei metalli pesanti può provocare reazioni di disintossicazione, ed un organismo già provato ed indebolito potrebbe anche non sopportare tali reazioni, e ne risulterebbe un peggioramento della situazione globale.
In questi casi, è opportuno intraprendere una cura molto più blanda:
Agenti naturali con effetto chelante blando: clorella, acido ascorbico (Vitamina C), aglio, spirulina, tè verde, pectina. Alcuni metalli che, in quanità minime, sono indispnsabili per l’organismo, come lo zinco ed il selenio (si trovano in molti integratori alimentari) e svolgono un effetto favorevole anche contro i metalli pesanti.
EDTA in polvere, da assumere per via orale; si può ordinare presso varie farmacie (l’EDTA di solito si trova “legato” ad un’altra molecola, ad esempio, sodio –NaEDTA-,calcio –CaEDTA-, magnesio -MgEDTA- oppure potassio –KEDTA. In questo modo, si può somministrare per via orale (attenzione! Può essere irritante nel contesto di gastriti) oppure se ne può sciogliere 1 cucchiaino nell’acqua del bagno (i metalli pesanti, legati all’EDTA si possono anche eliminare attraverso la pelle, un organo in sé, deputato anche a processi di disintossicazione).
EDTA in supposta: l’effetto è già più potente rispetto all’EDTA in polvere; si può ordinare presso farmacie tedesche.
Glutatione: questa è una sostanza endogena deputata all’eliminazione di sostanze tossiche. E’ stato accertato che nella maggior parte delle malattie croniche, i livelli endogeni di questa sostanza sono bassi. Preparati per iniezioni a base di glutatione si trovano nelle farmacie italiane ( è necessaria una ricetta medica). L’effetto per via intramuscolare à molto blando (l’assorbimento è minimo) e più potente per via endovenosa.
L’EDTA può “non distinguere” un metallo pesante da un elemento fondamentale per l’organismo, eliminando vari minerali e vitamine oltre ai metalli pesanti. Per questo motivo è molto importante, durante e specialmente dopo un ciclo di terapia chelante, reintegrare vari elementi: le vitamine del gruppo B, magnesio, zinco, selenio, manganese, cromo ed altri
Durante la terapia chelante, è importante aumentare la quantità d’acqua assunta nell’arco delle 24 ore (fino ai 3 litri) per aiutare i reni nell’eliminazione dei metalli pesanti.
Per intraprendere una terapia chelante anche in forma blanda, è comunque opportuno –è necessario, per chi sia già ammalato- farsi consigliare da un esperto in materia ed è essenziale agire in accordo con il proprio medico curante. In linea generale, si possono intraprendere cicli di qualche mese varie volte all’anno, con 2-4 mesi di intervallo tra i cicli.
EVITARE ULTERIORI DANNI DA METALLI
Oltre a cercare, con le cautele del caso, di eliminare i metalli accumulati, è di vitale importanza evitare di continuare ad avvelenarsi. Non possiamo purtroppo cambiare l’aria che respiriamo e tutti i veleni dell’ambiente circostante, e non è il caso di diventare troppo timorosi al riguardo. Vale però la pena di effettuare un minimo di sforzo per cercare di controllare l’ ambiente di casa e le sostanze che ingeriamo o sono a contatto immediato con il nostro corpo. Sono da scegliere con cure i materiali (vernici, rivestimenti ecc.) usati in casa, e soprattutto la qualità dell’acqua. Molte tubature, soprattutto se vecchie, rilasciano nell’acqua quantità notevoli di metalli pesanti. E’ vero che quasi nessuno beve più l’acqua del rubinetto, ma si continua in genere ad usarla per cucinare (minestre, caffè ecc.), ed è inoltre ingente la quantità di metalli che si può assorbire attraverso la pelle o inalare quando si fa il bagno o la doccia. E’ quindi consigliabile applicare ai rubinetti del bagno dei filtri che trattengano cloro e metalli.
Una quantità non trascurabile di alluminio e altri metalli nocivi è inoltre contenuta in vari preparati e cosmetici come deodoranti, anti-perspiranti (che in particolare nelle donne sono applicati in una zona molto delicata, e vi sono studi che ipotizzano un nesso tra il grande uso di anti-perspiranti e l’elevato tasso di tumori al seno tra le donne americane ).
In particolare gli ammalati di SLA dovrebbero cercare di evitare ogni contatto con il cadmio (spesso rilasciato nell’acqua dalle tubature). Segnalo a questo proposito uno studio pubblicato sulla rivista americana di Medicina del lavoro e dell’ambiente ( J Occup Environ Health 2001 Apr-Jun; 7 (2):109-12) sul caso di un operaio di un’industria di pile al cadmio, morto di SLA in cui, nel constatare il nesso tra la presenza di cadmio e la SLA nel caso in esame, si osserva che “il cadmio compromette la barriera emato-encefalica, riduce i livelli di rame e zinco e superossidodismutasi nel cervello e potenzia l’eccitotossicità del glutammato “.
Basta considerare che il meccanismo d’azione del più efficace preparato medico finora impiegato contro la SLA, il Riluzolo, consiste appunto nel contrastare l’accumulo di glutammato, per comprendere quanto danno possa procurare, in particolare a chi soffre di SLA, questo potenziamento dell’eccitotossicità del glutammato provocato dal cadmio ed anche, a quanto pare, dal piombo ed altri metalli tossici.
Ma sul problema del glutammato e di altre sostanze tossiche per le cellule del sistema nervoso scriverò in un prossimo intervento. Nel frattempo, a chi capisca bene l’inglese (purtroppo non conosco libri in italiano altrettanto esaurienti e di rigore scientifico equivalente ma vi sono vari siti interessanti che si possono trovare digitando su Google i termini glutammato monosodico aspartame e neurotossine), consiglio vivamente di leggere il libro del Neurochirurgo Dr. Russell Blaylock “Excitotoxins: The taste that kills” (eccitotossine, il gusto che uccide); lo si può ordinare tramite Internet.
Il maggiore esperto a livello mondiale sulla tematica della terapia chelante è il Dr. Gary Gordon. Il suo sito web di oltre 400 pagine (www.gordonresearch.con) è ricco di studi scientifici ed informazioni. Il sito della Società italiana di terapia chelante (SITeC) èwww.ifa.it, quello della Accademia tedesca di terapia chelante (questa terapia è stata scoperta molti decenni fa in Germania), presso la quale ho effettuato la mia formazione in questo settore, è www.chelat.biz

Nessun commento:

Posta un commento

BANNER

ADD/THIS

Bookmark and Share
webso OkNotizie