domenica 16 ottobre 2011

Terremoto - Scossa nella notte vicino Roma.


Il terremoto che ha colpito Roma invece, è stato registrato dai sismografi dell’Ingv  alle 3 e 41 di notte. Il sisma, di magnitudo 2.1, ha colpito il distretto sismico dei Monti Cornicolani Aniene, e ha fatto registrare l’epicentro alle coordinate 42.052°N, 12.614°E. Il terremoto è stato avvertito in molte zone della capitale, in particolare a Mentana, Monterotondo, Riano e Fonte Nuova. Ma anche Fara in Sabina, Capena, Castelnuovo di Porto, Civitella San Paolo, Fiano Romano, Guidonia Montecelio, Marcellina, Montelibretti, Moricone,   Morlupo, Nazzano,  Palombara Sabina, Sacrofano, Sant’Angela Romano e Torrina Tiberina.



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giovedì 13 ottobre 2011

Le epidemie di oggi discendono da quella del Medioevo ..

Nelle antiche fosse comuni di East Smithfield hanno riesumato cinque scheletri di abitanti di Londra morti di peste bubbonica tra il 1349 e il 1350. Dalla loro polpa dentale sono risaliti al dna del batterio della peste nera (versinia pestis) che quasi 700 anni fa fece 50 milioni di morti in Europa. I ricercatori della canadese McMaster University hanno così potuto completare il genoma del batterio killer arrivando alla conclusione che non è così diverso da quello che causa le pestilenze che, in giro per il mondo, ancora oggi causano circa 2.000 morti ogni anno.
"Si tratta dell'antenato di tutte le pestilenze moderne - hanno commentato i ricercatori -. Ogni esplosione epidemica attuale di peste discende oggi da quella medievale". Sulla base dei loro studi hanno anche compreso che la peste medievale era di un ceppo diverso rispetto a quella, la cosiddetta "peste di Gisutiniano", che nell'impero romano d'Oriente, nel sesto secolo dopo Cristo, causò la morte - secondo gli storici - di circa 100 milioni di persone.
Questo spiegherebbe perché nel Trecento non si conservava tra la popolazione la "memoria immunitaria" della peste che aveva mietuto milioni di vittime 700 anni prima. 
FONTE

domenica 9 ottobre 2011

Paleontologia - Sardegna trovato scheletro di 9000 anni fa.





Cagliari, 9 ott. (Adnkronos) - Lo hanno battezzato 'Amsicora' perché è tornato alla luce del sole dopo circa 9000 anni di buio e silenzio sotto terra. Amsicora perché ''è il messaggero del passato che ci rivelerà la storia delle popolazioni più antiche della Sardegna''.
Che la scoperta sia di eccezionale valore scientifico internazionale lo dimostrano gli anni: 9000 si suppone e, se la datazione verrà confermata dagli esami scientifici, si dovrà riscrivere un intero capitolo della preistoria: quello del più antico popolamento della Sardegna.
I resti di Amsicora sarebbero infatti il ''più antico ritrovamento umano in Sardegna nel periodo di transizione tra il Neolitico e il Mesolitico'', ovvero tra 10mila e 8200 anni fa. E' la professoressa Rita Melis, geoarcheologa del Dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Cagliari, che racconta all'Adnkronos, la scoperta dei resti umani fatta venerdì scorso a Su Pistoccu, nella marina di Arbus, a pochi metri dalla battigia della Costa Verde, nel sud-ovest della Sardegna.
Una campagna di scavi breve, resa possibile grazie ai contributi dalla Provincia del Medio Campidano, da quelli dell'Università di Cagliari e della Sapienza di Roma e dalla tenacia di Rita Melis e della collega Margherita Mussi del Dipartimento di Scienze dell'Antichità dell'Università la Sapienza di Roma, che da più di 15 anni portano avanti una ricerca sul più antico popolamento della Sardegna, su autorizzazione del ministero dei Beni Culturali e con la collaborazione della Sopraintendenza dei Beni Archeologici di Cagliari.
Il sito era già noto agli archeologi perché nel 1985 alcuni ragazzi che giocavano sulla spiaggia trovarono, in una parete di arenaria franata dopo un temporale, dei resti umani. Fu allora che il Gruppo Archeologico Neapolis di Guspini, in provincia del Medio Campidano, recuperò lo scheletro di un uomo di circa 40 anni, che battezzarono Beniamino, conservato poi in un teca presso la loro sede di Guspini. Beniamino era interamente ricoperto di ocra rossa, accompagnato da una grande conchiglia di Trion, successivamente restaurata a cura del laboratorio della Soprintendenza di Li Punti (Ss), e da frammenti di ossa di Prolagus sardus, un piccolo mammifero estinto. Il prelievo 'poco scientifico' e la conservazione successiva di Beniamino fecero danni irreparabili: ''Non è stato possibile datarlo con certezza al C14 - spiega Rita Melis - perché privo di collagene''. Nel 2002 Vincenzo Santoni, allora Soprintendente ai Beni culturali di Cagliari, diede incarico alle due ricercatrici di studiare il sito.
La campagna di scavo, nel 2007 permise il recupero di altri resti umani concrezionati che furono datati a circa 8400 anni fa presso il laboratorio Nsf dell'Università di Tucson, Arizona. Questa età fu confermata anche dalla datazione dei livelli carboniosi presenti nella stratigrafia del sito. Quest'anno con l'autorizzazione del Ministero dei beni culturali e della Sovrintendenza di Cagliari e il contributo della Provincia del Medio Campidano le due scienziate, Melis e Mussi, hanno iniziato una campagna in primavera con gli allievi della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell'Università di Cagliari e un'altra questa settimana, aiutate da Giorgio Orrù, del Gruppo Archeologico Neapolis. ''Da subito, dopo aver ritrovato le conchiglie di un corredo funerario abbiamo capito che c'era qualcosa di importante - spiega Melis - e abbiamo indirizzato le ricerche in un punto ben preciso. E' stata così messa alla luce la parte di uno scheletro''.
''Dobbiamo valutare - spiega Margherita Mussi - se si tratti di una sepoltura vera e propria oppure di una deposizione funebre di un individuo lasciato in una grotta con una serie di offerte: testimonianza queste di un rito di cui si hanno evidenze nella preistoria più antica''.
Questo studio rientra nell'ambito delle ricerche che da anni le due studiose stanno portando avanti sulle ricostruzioni paleoambientale e climatico della Sardegna e sul popolamento delle isole del Mediterraneo durante l'Olocene antico. E' questo un periodo di improvvisi cambiamenti climatici che influenzarono la vita delle popolazioni di allora. ''Questa scoperta - prosegue Melis - ha una rilevanza internazionale perchépermette di comprendere un aspetto ancora poco conosciuto del primo popolamento della Sardegna: un'isola lontana dal continente che, diversamente dalla Sicilia, non è facilmente raggiungibile e presentava una fauna selvatica caratterizzata da pochissime specie molto particolari''.
''Ora verrà portato avanti uno studio multidisciplinare - continua Melis - al fine di acquisire ulteriori informazioni sia sul contesto paleoambiantale che sui rapporti diretti e indiretti con le popolazioni coeve del territorio europeo. Ad esempio l'analisi degli isotopi stabili delle ossa, peraltro molto costose, così come la ricerca del paleo Dna, permetteranno di sapere cosa mangiavano, da dove venivano e come si spostavano''.


martedì 4 ottobre 2011

Civitavecchia (Roma) - Avvistato un meteorite.

Grande stupore, domenica sera, per gli abitanti di Civitavecchia. Attorno alle 19.50, infatti, è stato avvistato un grosso meteorite (Bolide) che, provenendo da Ovest con un'inclinazione di circa 30 gradi, ha solcato il cielo della città per circa tre secondi, con una chioma azzurro/verde e una coda rossastra, per poi sparire all'orizzonte lasciando una lunga scia di polvere e gas.

domenica 2 ottobre 2011

La via che collega il cancro al diabete.

Due proteine che favorisco l’insorgere del cancroabbassano le probabilità di sviluppare il diabete. Si chiamano Lin28a Lin28be sono tra le prime molecole a mettere in collegamento le due patologie. A identificare la via comune tra cancro e diabete sono stati i ricercatori dellaHarvard Medical School(Usa) guidati da George Daley, analizzando il metabolismo del glucosio in alcuni topi transgenici. Lo studio è stato pubblicato su Cell.

L'idea che cancro e diabete condividessero qualche processo biologico è diffusa da tempo, e nasce soprattutto da un osservazione: le cellule, acquisendo il fenotipo tumorale, cambiano il loro modo di utilizzare il glucosio. In particolare, le cellule cancerose ne assumono di più, una strategia che permetterebbe loro di crescere più velocemente (un fenomeno noto come “effetto Warburg”).

Nello studio, i ricercatori hanno focalizzato l’attenzione su due proteine: Lin28a e la Lin28b. Si tratta di due molecole che agiscono bloccando un microRNA (cioè un piccolo pezzetto di Rna che regola l'espressione genica) chiamato Let-7; questo viene espresso nelle cellule staminali e ha una funzione protettiva verso il cancro. Bloccando Let-7 con alti livelli di Lin28, viene quindi meno uno dei freni alla formazione della neoplasia.

Sulla base di questi dati, i ricercatori hanno creato dei topi transgenici capaci di produrre alti livelli di Lin28 (entrambe le forme, la “a” e la “b”). Per capire se questa via molecolare fosse legata anche al diabete, gli scienziati hanno poi sottoposto i topi a una dieta a elevato contenuto di grassi, osservando che i roditori diventavano particolarmente grossi, ma non obesi, e non sviluppavano forme diabetiche o prediabetiche. Al contrario, nei topi in cui le proteina Lin28a era stata silenziata (o anche quelli in cui Let-7 era espressa ad alti livelli) il metabolismo del glucosio era compromesso, con l'insorgere di forme di insulino-resistenza, condizione considerata l'anticamera del diabete di tipo 2.

Riferimenti: Cell DOI 10.1016/j.cell.2011.08.033

Nessun asteroide in direzione Terra, dice la NASA


Evitata all’ultimo momento la pioggia di frammenti satellitari, che dovevano colpire l’Italia ma che si sono poi inabissati nel Pacifico del sud, arrivano questa settimana anche le rassicurazioni dell’agenzia spaziale americana, secondo cui il numero di asteroidi che minaccia di schiantarsi sul pianeta Terra è inferiore alle previsioni.
Gli scienziati della NASA hanno, infatti, completato un nuovo censimento astronomico, grazie al lavoro della navicella spaziale WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer), della popolazione di asteroidi che orbita vicino alla terra. Queste nuove osservazioni hanno permesso agli astronomi di identificare con successo oltre il 90% degli asteroidi di taglia larga, per un totale di 981 mega-asteroidi.
“Sappiamo che non c’è n’è nessuno che pone un rischio imminente di impatto”, ha dichiarato a ABC News Amy Mainzer della NASA. “Il Pianeta X non sta venendo a distruggerci”.
Secondo la NASA, siamo inoltre circondati da meno asteroidi di dimensioni medie di quanto immaginato, solo 19.500, poco più della metà dei 35.000 previsti dalle stime iniziali.
WISE è stato lanciato nel 2009, e sta mappando tutti gli oggetti celesti che ci circondano con un telescopio da sedici pollici e quattro rivelatori infrarossi che sono cento volte più potenti di quelli presenti sui velivoli precedenti. Costata 320 milioni di dollari, la missione WISE sta gettando le basi per il piano del Presidente Obama di mandare una spedizione umana a visitare un asteroide entro il 2025. Questo nuovo censimento astronomico dovrà anche aiutare a identificare gli asteroidi più adatti a ospitare degli essere umani.

sabato 1 ottobre 2011

Terremoto sull’Himalaya, alluvioni e frane fermano i soccorsi.

Darjeeling (AsiaNews) – Migliaia di persone hanno passato la notte all’addiaccio, sotto le piogge torrenziali, dopo il terremoto di magnitudo 6.9 che ieri ha colpito le regioni himalayane dell’India, nel Nepal e del Tibet. Al momento, il bilancio totale parla di 80 morti, di cui almeno 50 dello Stato indiano del Sikkim, e più di 100mila case danneggiate. Uno scenario “devastante”, per p. Felix Baretto, vicario generale della diocesi di Darjeeling e parroco della chiesa S. Tommaso apostolo a Gangtok (zona orientale di Sikkim).

“Questa mattina – racconta il sacerdote – ho partecipato al funerale della 28enne Nirmala Tamang, moglie del pastore BB Tamang. È rimasta uccisa quando la Chiesa dei credenti, ad Ambithang Mangan, è crollata per il terremoto”.

Al momento, il problema più grave resta quello degli aiuti, resi molto problematici dalle alluvioni che non accennano a fermarsi. “La maggior parte delle zone – spiega p. Baretto – è inaccessibile a causa di frane e smottamenti: il fango ha invaso le strade e l’unico modo per raggiungerle sono gli elicotteri. Molti operai della centrale idroelettrica, a un’ora da Mangan (un’area militare), sono morti assiderati mentre aspettavano i soccorsi”. Domani un gruppo della Caritas incontrerà il district collector di Mangan, per cercare di accordarsi su rifornimenti e assistenza, insieme alla Chiesa locale.

Da ieri, molte regioni del Sikkim – lo Stato che ha riportato le perdite più gravi, con almeno 30 persone morte e 100 ferite – sono al buio e le linee telefoniche via terra sono state interrotte. Nelle ultime ore, anche il traffico mobile locale ha problemi, intasato dalle richieste di aiuto della gente, ormai in preda al panico.

Oltre all’India, anche il Nepal e il Tibet contano le loro vittime. Il governo nepalese fa sapere che sarebbero 11 le persone morte. L’agenzia ufficiale cinese Xinhua riferisce di 7 tibetani morti e altri 24 rimasti feriti. 

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