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lunedì 30 dicembre 2013

La terra trema lo stesso giorno in Campania e in Croazia. Eventi collegati?

ierL'evento allo studio dei ricercatori. Il fisico Marco Mucciarelli evidenzia che la sequenza è prossima ad alcune faglie censite nella banca dati Diss (Database of individual seismogenic sources) dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ma non corrisponde ad alcuna sorgente nota; un fatto questo che non escludendo del tutto la possibilità che il catalogo delle faglie non sia completo e pertanto non permette di escludere del tutto la possibilità di scosse più forti di quelle registrate dai.


Localizzazione degli eventi avvenuti fino alle ore 9 del 30 dicembre, sovrapposta alla mappa di pericolosità e ai terremoti storici.

Il comunicato del Dipartimento della Protezione Civile relativo all'evento sismico di magnitudo 4,9 che alle 18,08 del 29 dicembre ha interessato in particolare le province di Caserta e Benevento, aggiornato alle ore 11 di lunedì 30 dicembre 2013, conferma, sulla base d'indagini preliminari, l'assenza di particolari danni a edifici, strutture e infrastrutture.Nonostante la scossa principale sia stata fortemente avvertita dalle popolazioni delle province interessate dal sisma, generando situazioni di paura e l'abbandono delle abitazioni da parte di alcune persone, le prime verifiche effettuate dai Vigili del fuoco e dalle squadre di tecnici non riportano situazioni di particolare criticità per strutture e infrastrutture. I danni maggiori al momento si registrano per alcuni edifici storici e di culto, dove sono state segnalate lesioni o la caduta di calcinacci. Una frana scatenata dal sisma, eventi questi noti come cosismici, ha interessato un acquedotto nel comune di San Gregorio Matese, in provincia di Caserta, comportando l'interruzione del servizio idrico.
Per garantire un più efficace coordinamento delle informazioni e delle azioni sul territorio sono stati attivati dal pomeriggio 29 dicembre tre Centri di coordinamento soccorritori (Ccs) nelle province di Benevento, Caserta e Napoli e alcuni Centri operativi comunali (Coc). Sin dai primi minuti dopo l'evento più significativo la «sala situazione Italia» del Dipartimento si è messa in contatto con le strutture regionali e locali di protezione civile, mantenendo in particolare uno stretto raccordo con le sale operative di Campania e Molise.
L'analisi del Catalogo Parametrico dei Terremoti italiani CPTI11 rivela che gli eventi storici più forti localizzati nelle vicinanze di quell'area sono:
- la sequenza appenninica del 5 dicembre 1456 (magnitudo Mw 7,2, intensità Ix XI MCS);
- l'evento del 5 giugno 1688 (magnitudo Mw 7,0, intensità Ix XI MCS) nel Sannio;
- l'evento del 26 luglio 1805 (magnitudo Mw 6,6, intensità Ix X MCS) nel Matese.
Confermando la sismicità di tutta la zona.
Il fisico Marco Mucciarelli, professore universitario di Sismologia Applicata presso la Scuola di Ingegneria dell'Università della Basilicata, che dal luglio 2012 dirige il Centro Ricerche Sismologiche dell'Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (Ogs), nel suo blog «Terremoti, sismologia ed altre sciocchezze» ha evidenziato alcune peculiarità della sequenza sismica che sta interessando il Matese.
Mucciarelli in primo luogo evidenzia come il terremoto del Matese segue di poche ore un terremoto di magnitudo tra 4,7 e 4,9 avvenuto nella Croazia meridionale poco prima delle 7,00 UTC, in una zona che geologicamente fa parte del margine orientale della «placca Adria»; la stessa che è interessata a ovest dalla spinta dell'Appenino e a est quella delle Dinaridi, flettendosi come una «doga» e inarcandosi nell'area del Gargano, delle Murge e del Salento. Nella registrazione della stazione sismica di Matera, presa in considerazione dal direttore dell'Ogs per le sue analisi, sono evidenti entrambe le scosse che mostrano il «motore comune» che è la causa di entrambi gli eventi.
Altra particolarità della sequenza del Matese, sempre secondo Mucciarelli, è che la sequenza è prossima ad alcune faglie censite nella banca dati Diss (Database of individual seismogenic sources) dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ma non corrisponde ad alcuna sorgente nota; un fatto questo che non escludendo del tutto la possibilità che il catalogo delle faglie non sia completo e pertanto non permette di escludere del tutto la possibilità di scosse più forti di quelle registrate da ieri.
Infine Mucciarelli evidenzia, che la «legge di Gutenberg-Richter» stabilisce che il logaritmo del numero dei terremoti decresce linearmente al crescere della magnitudo, nel caso della sequenza del Matese, nelle prime ore le registrazioni si distribuiscono con un coefficiente significativamente più piccolo dell'unità, che potrebbe indicare il verificarsi di scosse più forti.
Intanto il Dipartimento della Protezione Civile ci tiene a precisare che: «Si rammenta che lo stato attuale delle conoscenze scientifiche non consente di stabilire quante scosse e di quale intensità potranno ancora interessare la stessa area. Si ricorda che forti terremoti sono comunemente accompagnati da altre scosse, ma ogni previsione che indichi con precisione data, ora e luogo, nonché magnitudo di futuri eventi è priva di ogni fondamento. Nelle aree attualmente interessate dai fenomeni sismici, massima attenzione deve essere dedicata alla verifica delle condizioni di sicurezza degli edifici che hanno subito il terremoto e, in particolare, delle strutture strategiche, di quelle più antiche e vulnerabili, monumentali e di culto, e di tutte quelle che mostrano lesioni e danneggiamenti».
Intanto le popolazioni interessate dalla sequenza sismica che da ieri intessa la Campania orientale si sono riversate per strada e molti hanno deciso di trascorrere la prima notte in auto, nella speranza che gli assembramenti e le soste siano lontano da edifici fatiscenti o con decorazioni dagli equilibri precari.

FONTE

venerdì 4 ottobre 2013

Emergenza CO2 per il vulcano di fango di Fiumicino (RM).

Il vulcanetto di Fiumicino (RM)
Il vulcanetto apparso a fine agosto nella rotonda di via Coccia di Morto a Fiumicino non è un fenomeno solo da osservare con simpatia. A bollire, ora, è anche il mare vicino. A 2 chilometri di distanza è sorto un altro cratere che libera CO2 a pochi metri dalla costa. Pericoli tellurici, conferma l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), non ce ne sono, ma, riferisce Maria Luisa Carapezza dell’Istituto stesso, “abbiamo misurato flussi di anidride carbonica di circa 20 tonnellate al giorno che tendono a espandersi dalla rotonda stradale di via Coccia di Morto, l’area in cui sono manifestati il 24 agosto scorso, fin nei terreni circostanti, entro un raggio che ha raggiunto i cento metri dal punto di emissione originario”.
Dopo oltre un mese di emissioni l’origine del cratere appare evidente. L’ipotesi iniziale che individuava in una sacca superficiale di biogas l’origine dei gas è da scartare. L’anidride carbonica ha origine profonde. Ha spiegato Carapezza che “tutta la fascia di terra che si affaccia sul Tirreno centrale è stata interessata, nel lontano passato, da manifestazioni vulcaniche” che a Roma non comportano minacce telluriche. Tuttavia – prosegue la vulcanologa – “qui la crosta terrestre è segnata da faglie profonde e da antiche vie di risalita del magma. Di quella attività ormai estinta esistono ancora flussi di anidride carbonica che hanno origine in uno strato profondo della Terra chiamato mantello e che tendono a emergere in superficie. Ma potenti strati di argille e sedimenti fluviali accumulatisi successivamente, hanno come sigillato i gas vulcanici, confinandoli nelle profondità”.
Il gas “intrappolato” negli strati di argilla è stato liberato da una trivellazione. “Le trivelle – spiega ancora Carapezza – si sono spinte fino a 30 metri, oltrepassando lo strato argilloso, fino a raggiungere le sacche di anidride carbonica ad alta pressione, che è schizzata in alto assieme ad acqua sotterranea e fango. Ora, poiché l’alimentazione del gas profondo è persistente, l’unico rimedio sembra quello di intervenire iniettando nel terreno uno speciale cemento sigillante chiamato gas block, a cui si ricorre in casi del genere”. Intanto il vulcanetto di via Coccia di Morto diventa un caso di interesse internazionale: ai ricercatori della Sapienza e dell’Ingv si sono aggiunti vulcanologi e geofisici dell’Indiana University.

martedì 24 settembre 2013

Napoli - Campi Flegrei, individuata una nuova bocca eruttiva NON CI SONO PERICOLI IMMINENTI.

SOLFATARA  a Pozzuoli (Na)

Ecco il nuovo cratere flegreo. Si trova nella zona della Solfatara la nuova possibile bocca eruttiva dei Campi Flegrei. Lo rivela una ricerca multidisciplinare condotta dai ricercatori dell'Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia insieme ai colleghi inglesi delle Università di Oxford e Bristol, che è stata presentata oggi a Geoitalia 2013, il nono forum nazionale delle Scienze della terra che si sta svolgendo a Pisa. 
La ricerca ha anche elaborato la stima dei tempi di ristagno dei magmi sotto la struttura dei Campi Flegrei prima che essi vengano eruttati. 

NUOVE MAPPE DEL RISCHIO - «Si tratta di uno studio - ha spiegato Roberto Isaia, vulcanologo dell'Osservatorio Vesuviano - che dà importanti indicazioni sui tempi di riattivazione del vulcano. Abbiamo presentato nuove mappe probabilistiche di pericolosità vulcanica, nonchè nuove stime di parametri fisici delle eruzioni per la valutazione dell'impatto dei fenomeni eruttivi sul territorio. Queste stime sono fondamentali per la formulazione dei piani di emergenza ai Campi Flegrei, che tra gli scenari possibili dovranno tenere conto anche del fatto che, in quest'area, due eruzioni sono avvenute contemporaneamente da centri eruttivi posti a distanza di più di 5 chilometri l'una dall'altra». 

NON CI SONO IMMINENTI PERICOLI - Lo studio non rivela pericoli imminenti ma, ha concluso Isaia, «determina scenari che vanno tenuti in considerazione per lavorare sempre di più e meglio sulla capacità di reazione di fronte a eventi eruttivi». «I nostri studi - ha sottolineato Mauro Rosi, presidente della federazione italiana delle Scienze della Terra - non hanno solo valenza scientifica, ma anche una immediata e concreta ricaduta sulla popolazione perchè rappresentano un patrimonio di conoscenze fondamentale per il dipartimento nazionale di Protezione civile per adottare conseguenti piani di emergenza».

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2013/18-settembre-2013/campi-flegrei-nuova-bocca-eruttivasi-aprira-adrano-artoni-solfatara--2223175755376.shtml

domenica 5 maggio 2013

Terremoto in Emilia - Intervista a Fedora Quattrocchi, dirigente di ricerca tecnologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

Terremoto in Emilia, ecco perchè non finisce.


Ferrara, 5 maggio 2013 - «Ah, ecco...». Fedora Quattrocchi, dirigente di ricerca tecnologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, non si mostra sorpresa dall’ennesima scossa tellurica nel Ferrarese. «C’è un’attività sismica costante nel vostro territorio, così come in Umbria, nel Pollino, in Garfagnana, messa in luce da anni nelle nostre pubblicazioni, report per operatori del sottosuolo, in Gazzetta Ufficiale dal 2003: non è dunque una sorpresa. Teniamo sotto costante controllo il territorio: nell’ultimo periodo, diciamo a partire dall’inizio del 2013, vi sono state anche segnalazioni di aumento del rilascio di metano da fratture e pozzi nel Ferrarese, da parte di vigili del fuoco o di cittadini, tanto più che di recente (settimana scorsa) avevamo evidenziato, con una nota ufficiale alcune anomalie nel rilascio di fluidi in superficie rilevanti, proprio nel Ferrarese, a Mirabello».

Non siamo esperti di chimica: che significa?
Ci spieghi meglio.
«Lo scorso 29 aprile abbiamo inviato una lettera al Comune, alla Regione ed alla Protezione Civile; evidenziavamo l’aumento di fuoriuscita di gas metano lungo una frattura in una zona del paese (quella di via dell’Industria, come si legge nel documento, ndr) già interessata lo scorso anno a seguito del sisma anche dal fenomeno della liquefazione. Si tratta di metano ‘biogenico’, dalle prime analisi sembrerebbe non originato da torbe superficiali ma proveniente da riserve profonde del sottosuolo; ma abbiamo bisogno di ulteriori dati».
«Che potenzialmente stava ad indicare un aumento differenziale di pressione dei fluidi nel sottosuolo».
Dunque le scosse potevano essere previste?
«Sgombriamo subito il campo da quest’idea: i terremoti non si possono ancora prevedere, così come sarebbe da sconsiderati lanciare allarmi e frasi del tipo ‘io l’avevo detto’ soprattutto se successive agli eventi sismici. La nostra lettera stava semplicemente ad indicare un’esigenza di potenziare l’attività di studio in collaborazione con le amministrazioni locali su quelle che, indubbiamente, sono anomalie nei processi geofisici e geochimici possibilmente connessi alla variazione del campo di stress regionale compressivo (sul fronte tirrenico appenninico invece esce magari CO2 sul fronte distensivo), nell’ambito delle mie attività sulla linea di ricerca S3 della convenzione tra Ingv e Dipartimento Protezione Civile, relativa ai transienti di preparazione dei forti terremoti, come da sito web ingv e Dipartimento della Protezione Civile. Qualcuno dovrà pur studiare le situazioni a breve termine: in quest’ambito c’è tanto lavoro sul campo ancora da fare, anche con i nostri bravi precari della ricerca»
Nei giorni scorsi anche nella zona di Diamantina, più a ridosso della città, gli esperti dell’Università di Ferrara che collaborano con noi di Ingv fin dai tempi della sequenza sismica 2012, hanno documentato tracce di gas e ‘vulcanetti’ di terriccio nei canali. Che cosa significa?
«Studi e situazioni analoghe sono riscontrate, ma non lungo fratture, e quindi meno preoccupanti, da pozzi che storicamente emettono metano biogenico profondo (quindi non solo da sedimenti organici superficiali) anche a Copparo, Serravalle, Berra, Mesola: sto studiando con un folto gruppo anche locale tutta l’area. Diverse sono le testimonianze che sto raccogliendo sul territorio, con fimati, che convergerevvero nel dire che nell’ultimo anno la fuoriuscita di metano è aumentata regionalmente e sto pubblicando a breve i dati su una rivista internazionale».
Ma le previsioni restano impossibili.
«Ribadisco che non si tratta di elementi con cui si possono prevedere esattamente giorno, ora e luogo dei terremoti; ma nella lettera abbiamo sensibilizzato la Protezione Civile e le istituzioni ad aumentare con noi la collaborazione sulle informazioni, soprattutto a Mirabello, sulla frattura nel sottosuolo da cui esce un maggior quantitativo di gas metano rispetto al solito. In Garfagnana, nel Pollino, in Umbria e nelle altre zone sismiche d’Italia sto mandando avanti medesime sollecitazioni ed il 9-10 maggio sarò con il gruppo di lavoro a Bagni di Lucca con Comune e volontari di protezione civile, per avanzamenti sui questionari pubblici su queste interessanti tematiche di ricerca che forse un giorno potranno divenire operative per il buon Gabrielli, che non dovrebbe smettere di sperare nei nostri studi».
Cosa ostacola questi studi?
«Essenzialmente una scarsa disponibilità di fondi e di rilevanza nella valutazione delle carriere al livello internazionale (es. fondi europei, punteggio Anvur, punteggi nelle borse marie curie, perchè questi studi non danno pubblicazioni e quindi non si sa bene come valutarle) mentre al livello nazionale il mio gruppo è all’avanguardia in Europa, come multidisciplinarietà nel tipo di rilievi sul campo e stazioni geochimiche (usate anche per doppi fini quali il controllo del depauperamento falde acquifere, presenza di metalli pesanti o radon indoor), a seguito della nascita del filone di ricerca sismogeochimico ad opera di Boschi e Funiciello dal 1990».
Parlava di esiguità di mezzi e di personale.
«Al momento attuale l’Unità Funzionale che dirigo, quella di Geochimica sui fluidi, stoccaggio geologico e geotermia, conta di fatto 20 persone circa di cui solo 5-6 persone sono di ruolo che se ne occupano in tutta Italia; un gruppo si spera in crescita a fronte dell’esigenza di studiare le situazioni sismotettoniche e di uso del sottosuolo sempre più complesse ed in zone densamente popolate, che punteggiano il nostro Paese».
Come valuta dunque la scossa che si è verificata nel Ferrarese, alla luce degli eventi del 2012?
«Se storicamente le sequenze durano anni, si pensi a quella di tre secoli fa, perchè mai dovremmo pensare che la sequenza sismica si è esaurita in soli 12 mesi?. Ma questo è un ragionamento per così dire a lungo termine, mentre nel breve termine o si rimane sul campo a studiare e misurare, o non possiamo dire nulla. Come ha detto Gabrielli la nostra rete sismica, nata da uno sforzo collegiale, un sogno durato oltre 20 anni, è la migliore d’Europa: ora rendiamo migliore d’Europa anche lo studio dei transienti geofisici e geochimici durante la preparazione di forti terremoti».
Un investimento e una speranza.
«E’ il modo più serio per andare avanti e non smettere di studiare un territorio interessantissimo e caratterizzato da tanti utilizzi importanti del sottosuolo: stoccaggi, geotermia, gas non convenzionale e quanto altro. Una cosa sola chiedo ai giornalisti ed ai colleghi: onestà intellettuale e rispetto per chi studia cose complesse multidisciplinari come queste, con i tempi dovuti, anche se non riesce a fare tante pubblicazioni, e rispetto per chi studia questioni non risolvibili con l’acquistare stazioni commerciali monoparametriche. Silenzio e rispetto e niente previsioni o colpevolizzazioni di altri colleghi per far vedere che si è più bravi o più potenti o con cariche più importanti: qui conta solo chi lavora sul campo in silenziom in collaborazione con amministratori locali, cittadini, studenti locali di ferrara, modena, bologna e protezione civile. Niente protagonismi o interessi paralleli. Solo collaborazione e rispetto reciproco».
Stefano Lolli

domenica 3 febbraio 2013

Garfagnana - Comparsi "vulcanelli di fango" sulle rive del laghetto di Pra’ di Lama, a Pieve Fosciana (LU)


Lucca, 3 febbraio 2013 - Sulle rive del laghetto di Pra’ di Lama, a Pieve Fosciana in Garfagnana, sono spuntati «vulcanelli di fango» da cui fuoriesce un gas. La segnalazione è arrivata venerdì pomeriggio alla sala operativa dell’Istituto nazionale di geofisica ed è stata immediatamente girata alla ricercatrice Fedora Quattrocchi, responsabile dell’unità funzionale geochimica dei fluidi, stoccaggio geologico e geotermia della sezione sismologia e tettonofisica, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. L’esperta sarà in Garfagnana da domani e per quattro giorni per misurare tutta una serie di parametri legati allo sciame sismico tuttora in corso dal 25 gennaio. Indagini soprattutto sulle acque termali della zona. «Valori di temperatura, Ph dell’acqua, salinità, presenza del gas radon, livello piezometrico dei pozzi ecc. rappresentano valori che insieme all’osservazione del comportamento degli animali possono contribuire a capire il rischio sismico e forse, un giorno, arrivare a determinare con precisione dove e quando colpirà un forte terremoto».
Lancia un appello ai cittadini...
«Sono importanti le segnalazioni dei residenti nella zona — dice Fedora Quattrocchi — e per questo invito chi ha notato fenomeni rilevanti a inviarmi una segnalazione alla mia e-mail fedora.quattrocchi@ingv.it».
Cosa serve per arrivare a prevedere i terremoti?
«Finora stiamo svolgendo ricerche un po’ in tutte le direzioni. Certo è necessario sviluppare anche il settore che si occupi di valutare oggettivamente i transienti che in letteratura sono definiti di ‘breve e brevissimo termine’ non sismologici: le variazioni dei fluidi, nelle deformazioni del suolo, nel comportamento degli animali, nei segnali elettromagnetici, ecc. Non lo dico perché il mio gruppo di lavoro se ne occupa, ma perché ormai dovrebbe essere un fatto scontato. I transienti a breve e brevissimo termine vanno studiati in modo multidisciplinare e sempre con la priorità di comprendere tutto il processo di preparazione di forti eventi sismici, e non solo dal punto di vista sismologico, ma geomeccanico, geochimico, tettonico, elettromagnetico, ecc.»

giovedì 10 gennaio 2013

Pozzuoli (NA) - I grafici del bradisismo in atto


Nell’area flegrea le misure geodetiche evidenziano un progressivo sollevamento del suolo a partire dal 2005-2006. Dalla fine del 2005, alla stazione GPS dove è rilevata la maggiore deformazione verticale, localizzata al Rione Terra a Pozzuoli, si evidenzia un sollevamento complessivo di circa 18 cm. La recente attività registrata ai Campi Flegrei, pur non rappresentando una variazione significativa nello stato di attività dell’area vulcanica è tenuta continuamente sotto controllo ed è oggetto di approfondite analisi.
Credit: INGV
A partire dal 2006, alle fumarole della Solfatara, va segnalata la continua e lenta crescita del rapporto CO2/H2O e dei valori di temperatura (zona Pisciarelli). Secondo le più recenti interpretazioni tali segnali sono indicativi di un progressivo aumento nella frazione di fluidi magmatici nei gas emessi dalle fumarole. Nella figura in basso viene riportata la serie temporale delle variazioni in quota di RITE. I punti in nero rappresentano le variazioni settimanali calcolate con i prodotti finali IGS (effemeridi precise e parametri della rotazione terrestre), che vengono rilasciati con un ritardo di 12-18 giorni. I punti in blu, effetti da maggiore incertezza, rappresentano le variazioni giornaliere calcolate con prodotti rapidi IGS. Essi saranno riprocessati con i prodotti finali IGS appena disponibili. L’incremento visibile della componente verticale della stazione GPS RITE, pari a circa +0.5 cm nell’ultima settimana, è entro l’errore della misura e mostra comunque un evidente rallentamento rispetto ai primi 15 giorni di dicembre, quando il sollevamento della stazione GPS aveva raggiunto una velocità di circa 3 cm/mese. (INGV)

sabato 1 settembre 2012

Sciame sismico del Pollino , l'analisi della Protezione Civile


Nell'area del Pollino, tra la Calabria e la Basilicata, nella zona di confine tra le province di Cosenza e Potenza,  prosegue l'attività sismica legata ad una sequenza, che dura ormai da tempo, del tipo "sciame", caratterizzata cioè da scosse di energia paragonabile tra loro, distribuite in maniera casuale nel tempo.

A questo proposito riportiamo integralmente gli approfondimenti proposti dal Dipartimento della Protezione Civile, basati sui dati  forniti dall'Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia- e dall'Ufficio Rischio sismico e vulcanico dello stesso Dipartimento:
"La sequenza sismica, iniziata nel settembre del 2010 - spiega il Dipartimento -, è caratterizzata da eventi di bassa magnitudo, generalmente inferiore a 3.0, con profondità comprese tra 3 e 10 km, concentrati in una ristretta fascia di territorio ad andamento Nord Nord-est - Sud sud-ovest.
Si riconoscono tre intervalli temporali principali a maggiore concentrazione di eventi: il primo tra settembre e novembre del 2010, con 5 terremoti al giorno in media; il secondo intervallo tra ottobre 2011 e gennaio 2012, con un numero di eventi leggermente superiore al primo periodo; il terzo intervallo è quello tuttora in corso caratterizzato da una ripresa dell'attività sismica a partire dal mese di maggio 2012, con una media di 3-5 eventi al giorno. Tra questi tre intervalli, la sismicità è stata comunque abbastanza continua, ma con un numero medio di eventi sensibilmente inferiore.
Dal 1° ottobre 2011 ad oggi, 20 agosto 2012, la Rete sismica nazionale dell'Ingv ha registrato complessivamente oltre 1700 scosse nell'area del Pollino, la più forte delle quali ha raggiuntomagnitudo pari a 4.3 (il 28 maggio 2012, alle ore 03:06). Altri sei terremoti hanno avuto una magnitudo maggiore di 3.0: quello del 23 novembre 2011 (Ml pari a 3.6), quello del 1° dicembre (Ml pari a 3.3), quello del 2 dicembre (Ml pari a 3.2), quello del 24 dicembre (Ml pari a 3.3), quello del 28 maggio 2012 (ore 03:32, Ml pari a 3.2) e quello del 19 agosto (Ml pari a 3.7).
La scossa del 19 agosto, alle ore 19:45, è stata avvertita in particolare a Mormanno, Laino Castello, Laino Borgo e Rotonda, ma la sequenza interessa diversi comuni, tra i quali Aieta, Morano Calabro, Orsomarso, Papasidero, San Basile, Verbicaro, in Calabria, e Castelluccio superiore, Castelluccio inferiore, Viggianello, Episcopia e Latronico, in Basilicata.
Il Centro Nazionale Terremoti dell'Ingv, in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell'Università della Calabria, di recente ha potenziato il sistema di monitoraggio dell'area installando nuove stazioni, che trasmettono il dato in tempo reale alla sala di monitoraggio di Roma, per migliorare la definizione dei parametri degli ipocentri degli eventi.
Sulla base della mappa di pericolosità sismica del nostro Paese realizzata dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l'area del Pollino presenta una elevata pericolosità sismica. I Comuni interessati dalle sequenze in corso sono classificati in zona sismica 2. Si tratta di territori in cui devono essere applicate specifiche norme per le costruzioni. La mappa di pericolosità e la classificazione sismica indicano quali sono le aree del nostro Paese interessate da un'elevata sismicità, e quindi dove è più probabile che si verifichi un terremoto di forte intensità, ma non possono stabilirne il momento esatto né il luogo. Lo studio delle sequenze sismiche, come quelle in atto nell'Appennino calabro-lucano, non consente di fare ipotesi sulla possibilità che si verifichi o meno una scossa molto più forte, che possa produrre seri danni e crolli. Ad oggi, infatti, non ci sono metodi riconosciuti dalla scienza per prevedere il tempo ed il luogo esatti in cui avverrà un terremoto. La mappa di pericolosità sismica è tuttora lo strumento più efficace che la comunità scientifica mette a disposizione per le politiche di prevenzione. La prevenzione, che si realizza principalmente attraverso la riduzione della vulnerabilità sismica delle costruzioni, ovvero il rafforzamento delle costruzioni meno resistenti al sisma, resta la migliore difesa dai terremoti e l'unico modo per ridurne le conseguenze immediate.
In Italia la rete sismica nazionale registra più di 10.000 terremoti ogni anno, mediamente trenta al giorno, che non è possibile prevedere. Per questo è importante essere consapevoli del livello di pericolo del territorio e informarsi su come sono costruitigli edifici in cui viviamo, studiamo e lavoriamo, e sulla loro conseguente vulnerabilità sismica".
Giovedi 23 Agosto 2012 

domenica 5 dicembre 2010

Bologna scossa di terremoto 3,2 Richter, ore 09,17.


Domenica 5 Dicembre 2010 Attualità
Il Dipartimento della Protezione civile ha reso noto in un cmunicato che stamattina poco dopo le nove un evento sismico è stato lievemente avvertito dalla popolazione in provincia di Bologna. Le località prossime all’epicentro sono i comuni di Castel San Pietro Terme, Monterenzio e Dozza. Non risulatno danni a cose e persone.
Secondo i rilievi registrati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia l’evento sismico si è verificato alle ore 9.17 con magnitudo 3.2.
(red)

sabato 7 agosto 2010

Italia - Scoperto vulcano sottomarino nel Tirreno al largo di Capo Vaticano.


Un gruppo di studiosi dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - INGV - (Riccardo De Ritis, Guido Ventura, Iacopo Nicolosi, Massimo Chiappini, Fabio Speranza) e studiosi dell'Universita' della Calabria (Rocco Dominici, Rosanna De Rosa, Paola Donato, Maurizio Sonnino) fra giorni vedra' pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Geophysical Research (JGR) lo studio sulla scoperta di un vulcano sottomarino spento, fino ad oggi sconosciuto.
Il vulcano, che ancora non ha un nome, si trova nel Tirreno Meridionale a largo di Capo Vaticano in Calabria, localizzato a circa 120 metri sotto il livello del mare e si estende per circa 15 km .
La scoperta e' stata possibile grazie all'efficace tecnica aeromagnetica che ha permesso di evidenziare una struttura sommersa con l'ausilio di strumentazione dedicata a bordo di un elicottero. ''Si tratta di un magnetometro trainato da un velivolo su cui e' installato un vero e proprio centro di calcolo'', spiega Massimo Chiappini, firmatario della ricerca.
Nell'articolo in via di pubblicazione il vulcanologo dell'INGV, Guido Ventura, riferisce che il vulcano di nuova scoperta e' stato attivo tra 670 mila anni e 1 milione e 70 mila anni fa, come dimostrano le datazioni radiometriche gia' effettuate su campioni di pomici a terra.
E' noto che in Calabria non esistono vulcani, ma il tutto nasce da un'intuizione maturata osservando la carta magnetica d'Italia e la presenza di alcuni prodotti vulcanici nell'area di Capo Vaticano di cui non si conosceva la sorgente. Lo studioso Riccardo De Ritis scopre che la struttura vulcanica si imposta proprio su una faglia attiva che l'8 settembre del 1905 sconvolse con un terremoto di magnitudo 6.7 la Calabria, facendo 557 morti accertati e migliaia di senzatetto.
''C'e' una diretta sovrapposizione - dice De Ritis - tra il corpo vulcanico individuato, la struttura sismogenetica e quella magnetica misurata con la tecnica aeromagnetica; tuttavia non vi e' relazione diretta tra l'attivita' vulcanica e la sismicita' dell'area di Capo Vaticano''.
Questa importante scoperta mette in discussione gli attuali modelli geodinamici del Tirreno e indica come i vulcani delle Eolie si estendessero verso Est ben oltre quanto fino ad oggi ritenuto. Fino ad ora, gli attuali dati posizionano il vulcanismo delle Eolie fino a poco oltre Panarea e Stromboli, mentre la presente scoperta dimostra che si estende fino alla costa calabra.

martedì 15 dicembre 2009

Terremoto 4,2 Richter in Umbria




Magnitudo
(Ml)
4.2
Data-Ora15/12/2009 alle 14:11:58 (italiane)
15/12/2009 alle 13:11:58 (UTC)
Coordinate43.006°N, 12.276°E
Profondità9.2 km
Distretto sismicoValle_del_Tevere
Comuni entro i 10Km

-
Comuni tra 10 e 20km

COLLAZZONE (PG)
CORCIANO (PG)
DERUTA (PG)
FRATTA TODINA (PG)
MAGIONE (PG)
MARSCIANO (PG)
MONTE CASTELLO DI VIBIO (PG)
PANICALE (PG)
PERUGIA (PG)
PIEGARO (PG)
TORGIANO (PG)
SAN VENANZO (TR)

La zona dell'epicentro non era mai stata teatro di scosse sismiche: si tratta di una faglia nuova e indipendente rispetto a quella del terremoto del 1997. 
(Fonte Repubblica)


venerdì 13 novembre 2009

2012-La NASA invita a sdrammatizzare.


In vista dell'uscita del film 2012 sulla ipotesi di una Apocalisse che colpirebbe la Terra, come predettomigliaia,
di anni fa dai Maya, la NASA ha voluto specificare quanto segue:Roma - (Adnkronos) - Gli esperti invitano 
a non "preoccuparsi" per la predizione del calendario Maya. La leggenda dice che un pianeta, scoperto dai Sumeri,sarebbe precipitato sulla Terra, dando vita a una catastrofe.



Roma, 12 nov. - (Adnkronos) - "Niente di male accadrà alla Terra nel 2012". Gli scienziati della Nasa gettano
 così acqua sul fuoco riguardo l'allarme per la possibile fine del mondo il 21 dicembre del 2012, raccontata in 
una predizione del calendario Maya, una paura rilanciata ora dal catastrofico film di Roland Emmerich '2012'. Per frenare ogni allarmismo, gli esperti dell'ente spaziale statunitense hanno infatti pubblicato on line, sul sito della
 Nasa, un'intera pagina in cui, attraverso un questionario di domande e risposte molte secche, affrontanoil 
tema della possibile fine del mondo predetta nel calendario Maya per il 2012. "Niente di male accadrà 
alla Terra nel 2012. Il nostro pianeta si è sviluppato senza grossi problemi per più di 4 miliardi di anni, e gli 
scienziati di tutto il mondo credibile non sono a conoscenza di alcun pericolo associato al 2012" scrivono gli 
esperti della Nasa"
Nello scorso Settembre c''e stata una riunione presso l'INGV (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia),
 sul tema delle tempeste solari previste per il 2012 e sui presunti danni che le stesse potrebbero provocare
 ai sistemi elettronici mondiali, qui sotto stralci di un articolo del Corriere :


VERTICE ALL'INGV DI ROMA PER VALUTARE I RISCHI ATTESI NEL 2012

Il vento solare «soffia» imprevisto.Timori per le telecomunicazioni


Fisici americani scoprono che anche in fase di scarsa attività della nostra stella i flussi di radiazioni e particelle possono essere molto intensi.

Dei rischi associati alle tempeste solari si è parlato nei giorni scorsi anche nel corso di un seminario internazionale presso la sede dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) a Roma. «Abbiamo ospitato un meeting internazionale patrocinato dallo SCAR (Comitato Scientifico per la Ricerca in Antartide) che ha avuto come tema centrale il prossimo massimo di attività solare atteso nel 2012 e le contromisure per mitigarne gli effetti sui sistemi di navigazione satellitare, quali il ben noto GPS, ma anche il russo GLONASS e l’imminente sistema europeo GALILEO -riferisce la dirigente di ricerca Giorgiana De Franceschi .......continua qui-Fonte

venerdì 30 ottobre 2009

Isola di Panarea, il vulcano è attivo.

Secondo recenti studi , l'isola non corre alcun pericolo.
"ROMA (29 ottobre) - Il vulcano di Panarea si “muove”, si sta deformando ed è attivo. Lo ha scoperto una ricerca condotta dall'Istituo Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e pubblicata sul Bullettin of Volcanology. Il vulcano di Panarea entra così a far parte dei vulcani italiani di secondaria importanza, come i Colli Albani, Roccamonfina, il Vulture.
«Nel 2002 abbiamo avuto i primi sospetti che Panarea fosse in realtà un vulcano attivo - spiega il geologo Marco Anzidei, uno degli autori della ricerca - Infatti in quell'anno il mare di Panarea cominciò a ribollire e a riempirsi di gorghi e si osservò per la prima volta la risalita di gas profondi ad alta temperatura dalla composizione chimica tipicamente magmatica. Fino a quel momento il vulcano era stato classificato come non attivo. Oggi le deformazioni orizzontali e verticali sono la conferma definitiva che il vulcano non dorme affatto. Si tratta comunque di deformazioni piccole e che non destano preoccupazioni particolari per la sicurezza dell'isola».
Il vulcano di Panarea periodicamente può rilasciare gas e fluidi caldi ed è direttamente collegato al sistema vulcanico delle Eolie. «Come per tutte le aree vulcaniche attive, non si può escludere che si possano verificare deformazioni del suolo di maggiore entità» ha aggiunto Anzidei.
D'altra parte, da un punto di vista geologico l'ultima eruzione di Panarea è relativamente recente: «appena» 10.000 anni fa." (Il Messaggero)

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