L'analisi del Catalogo Parametrico dei Terremoti italiani CPTI11 rivela che gli eventi storici più forti localizzati nelle vicinanze di quell'area sono:
- la sequenza appenninica del 5 dicembre 1456 (magnitudo Mw 7,2, intensità Ix XI MCS);
- l'evento del 5 giugno 1688 (magnitudo Mw 7,0, intensità Ix XI MCS) nel Sannio;
- l'evento del 26 luglio 1805 (magnitudo Mw 6,6, intensità Ix X MCS) nel Matese.
- la sequenza appenninica del 5 dicembre 1456 (magnitudo Mw 7,2, intensità Ix XI MCS);
- l'evento del 5 giugno 1688 (magnitudo Mw 7,0, intensità Ix XI MCS) nel Sannio;
- l'evento del 26 luglio 1805 (magnitudo Mw 6,6, intensità Ix X MCS) nel Matese.
Confermando la sismicità di tutta la zona.
Il fisico Marco Mucciarelli, professore universitario di Sismologia Applicata presso la Scuola di Ingegneria dell'Università della Basilicata, che dal luglio 2012 dirige il Centro Ricerche Sismologiche dell'Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (Ogs), nel suo blog «Terremoti, sismologia ed altre sciocchezze» ha evidenziato alcune peculiarità della sequenza sismica che sta interessando il Matese.
Mucciarelli in primo luogo evidenzia come il terremoto del Matese segue di poche ore un terremoto di magnitudo tra 4,7 e 4,9 avvenuto nella Croazia meridionale poco prima delle 7,00 UTC, in una zona che geologicamente fa parte del margine orientale della «placca Adria»; la stessa che è interessata a ovest dalla spinta dell'Appenino e a est quella delle Dinaridi, flettendosi come una «doga» e inarcandosi nell'area del Gargano, delle Murge e del Salento. Nella registrazione della stazione sismica di Matera, presa in considerazione dal direttore dell'Ogs per le sue analisi, sono evidenti entrambe le scosse che mostrano il «motore comune» che è la causa di entrambi gli eventi.
Altra particolarità della sequenza del Matese, sempre secondo Mucciarelli, è che la sequenza è prossima ad alcune faglie censite nella banca dati Diss (Database of individual seismogenic sources) dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ma non corrisponde ad alcuna sorgente nota; un fatto questo che non escludendo del tutto la possibilità che il catalogo delle faglie non sia completo e pertanto non permette di escludere del tutto la possibilità di scosse più forti di quelle registrate da ieri.
Infine Mucciarelli evidenzia, che la «legge di Gutenberg-Richter» stabilisce che il logaritmo del numero dei terremoti decresce linearmente al crescere della magnitudo, nel caso della sequenza del Matese, nelle prime ore le registrazioni si distribuiscono con un coefficiente significativamente più piccolo dell'unità, che potrebbe indicare il verificarsi di scosse più forti.
Intanto il Dipartimento della Protezione Civile ci tiene a precisare che: «Si rammenta che lo stato attuale delle conoscenze scientifiche non consente di stabilire quante scosse e di quale intensità potranno ancora interessare la stessa area. Si ricorda che forti terremoti sono comunemente accompagnati da altre scosse, ma ogni previsione che indichi con precisione data, ora e luogo, nonché magnitudo di futuri eventi è priva di ogni fondamento. Nelle aree attualmente interessate dai fenomeni sismici, massima attenzione deve essere dedicata alla verifica delle condizioni di sicurezza degli edifici che hanno subito il terremoto e, in particolare, delle strutture strategiche, di quelle più antiche e vulnerabili, monumentali e di culto, e di tutte quelle che mostrano lesioni e danneggiamenti».
Mucciarelli in primo luogo evidenzia come il terremoto del Matese segue di poche ore un terremoto di magnitudo tra 4,7 e 4,9 avvenuto nella Croazia meridionale poco prima delle 7,00 UTC, in una zona che geologicamente fa parte del margine orientale della «placca Adria»; la stessa che è interessata a ovest dalla spinta dell'Appenino e a est quella delle Dinaridi, flettendosi come una «doga» e inarcandosi nell'area del Gargano, delle Murge e del Salento. Nella registrazione della stazione sismica di Matera, presa in considerazione dal direttore dell'Ogs per le sue analisi, sono evidenti entrambe le scosse che mostrano il «motore comune» che è la causa di entrambi gli eventi.
Altra particolarità della sequenza del Matese, sempre secondo Mucciarelli, è che la sequenza è prossima ad alcune faglie censite nella banca dati Diss (Database of individual seismogenic sources) dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), ma non corrisponde ad alcuna sorgente nota; un fatto questo che non escludendo del tutto la possibilità che il catalogo delle faglie non sia completo e pertanto non permette di escludere del tutto la possibilità di scosse più forti di quelle registrate da ieri.
Infine Mucciarelli evidenzia, che la «legge di Gutenberg-Richter» stabilisce che il logaritmo del numero dei terremoti decresce linearmente al crescere della magnitudo, nel caso della sequenza del Matese, nelle prime ore le registrazioni si distribuiscono con un coefficiente significativamente più piccolo dell'unità, che potrebbe indicare il verificarsi di scosse più forti.
Intanto il Dipartimento della Protezione Civile ci tiene a precisare che: «Si rammenta che lo stato attuale delle conoscenze scientifiche non consente di stabilire quante scosse e di quale intensità potranno ancora interessare la stessa area. Si ricorda che forti terremoti sono comunemente accompagnati da altre scosse, ma ogni previsione che indichi con precisione data, ora e luogo, nonché magnitudo di futuri eventi è priva di ogni fondamento. Nelle aree attualmente interessate dai fenomeni sismici, massima attenzione deve essere dedicata alla verifica delle condizioni di sicurezza degli edifici che hanno subito il terremoto e, in particolare, delle strutture strategiche, di quelle più antiche e vulnerabili, monumentali e di culto, e di tutte quelle che mostrano lesioni e danneggiamenti».
Intanto le popolazioni interessate dalla sequenza sismica che da ieri intessa la Campania orientale si sono riversate per strada e molti hanno deciso di trascorrere la prima notte in auto, nella speranza che gli assembramenti e le soste siano lontano da edifici fatiscenti o con decorazioni dagli equilibri precari.
FONTE
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