VITTORIO VENETO- Sembra giungere verso una spiegazione il fenomeno dei boati registrati dallo scorso ottobre in Fadalto.
In occasione del vertice regionale di questa mattina a Marghera, al quale ha partecipato per il comune di Vittorio Veneto l'assessore alla Protezione Civile, Mario Rosset, è emerso che «non ci sono correlazioni ad attività di tipo sismico» per i boati registrati in Fadalto. Una conclusione a cui i tecnici del Centro Ricerche Sismologiche di Udine sono giunti analizzando i dati rilevati dai sismografi posizionati in Val Lapisina e confrontandoli con i parametri precursori di un'attività sismica.
«Oggi - spiega l'assessore Rosset - siamo giunti all'atteso verdetto. Grazie alla lettura dei dati da parte degli esperti è stato escluso in modo categorico una correlazione tra i boati del Fadalto e un evento sismico. Sappiamo che la zona è a rischio sismico e per di più è stata compromessa negli anni da una frana e dall'azione dell'uomo, per questo continueremo il monitoraggio».
Con gli ultimi dati raccolti, i tecnici del CRS hanno individuato che la profondità da cui si generano boati e vibrazioni è stimata fra i 500 e i 600 metri, più superficiale rispetto al chilometro di cui si parlava nelle settimane scorse. L'area da cui hanno origine ha un diametro di circa 1,5 km con centro in prossimità di Fadalto Basso.
Dallo scorso 26 gennaio, giorno in cui è stato posizionato il primo sismografo mobile da parte del CRS di Udine, sono 346 le scosse registrate, 12 delle quali sono state percepite dai residenti. Un fenomeno che nelle ultime due settimane, precisa la Protezione Civile regionale, si è attenuato con un numero di eventi giornalieri compresi tra 5 e 10.
La causa di questi fenomeni sarebbe dunque legata ai flussi sotterranei di acqua e alla natura carsica del territorio: la rottura improvvisa di rocce per la pressione dell'acqua e i colpi d'ariete, sempre dovuti alla pressione dell'acqua che scorre sotto terra, sarebbero dunque all'origine dei boati e delle vibrazioni avvertiti dalla popolazione e registrati dalle apparecchiature. Un fenomeno che, come nel 2003, si collega alle abbondanti piogge cadute nell'autunno scorso. «Inizialmente questa ipotesi era stata scartata - ricorda l'assessore Mario Rosset - ma ora con i dati forniti dagli strumenti si è giunti a questa conclusione che si lega alla forte piovosità dell'autunno. I tecnici oggi hanno parlato di "idro-clac", ovvero rottura di rocce dovute alla forte pressione dell'acqua».
Continuerà anche nelle prossime settimane l'attività di monitoraggio del territorio con i sette sismografi del CRS e i cinque installati dal CESI per conto dell'Enel, registrazioni che vengono trasmesse al centro di Udine in tempo reale via SMS. «Quando il fenomeno dei boati si scemerà - aggiunge Rosset - è stato deciso di non togliere tutti i sismografi, ma di mantenerne uno in Val Lapisina».
«L’attività di controllo e di studio - fa sapere la Protezione Civile regionale - proseguirà per migliorare le conoscenze sulla struttura del sottosuolo e sulle modalità di propagazione delle onde sismiche nella zona del Fadalto. Continueremo a tenere d'occhio la situazione, proseguiremo nell'attività di informazione e allertamento delle strutture e delle istituzioni preposte, perchè, al di là del fenomeno di questi mesi, l'area è zona sismica 2».