«...Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.» (Giordano Bruno)
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martedì 2 giugno 2015
martedì 20 maggio 2014
Cambio climatico ormai avvenuto?
Come potete notare ci sono dei fortissimi raffreddamenti a livello oceanico… sia nel Pacifico che nell’Atlantico.
Più volte in passato vi ho parlato della velocità di raffreddamento del clima… che è di circa 4 volte maggiore rispetto a quella di un riscaldamento di pari entità.
Questa volta sono particolarmente evidenti le forzanti che amplificano l’entità e la velocità del raffreddamento. Specialmente per quanto riguarda l’Oceano Atlantico…c he è il “mare” che più ci interessa!
Più volte in passato vi ho parlato della velocità di raffreddamento del clima… che è di circa 4 volte maggiore rispetto a quella di un riscaldamento di pari entità.
Questa volta sono particolarmente evidenti le forzanti che amplificano l’entità e la velocità del raffreddamento. Specialmente per quanto riguarda l’Oceano Atlantico…c he è il “mare” che più ci interessa!
mercoledì 22 agosto 2012
Geoingegneria - Nuvole artificiali per contrastare il Global Warming
Ci risiamo con l’ecology fiction: un team di geoingegneri e fisici dell’atmosfera ha riproposto la creazione di nuvole artificialiper contrastare gli effetti del riscaldamento globale. Rob Wood della University of Washington sulla rivista Philosophical Transactions of the Royal Society rispolvera infatti l’ipotesi di impiegare navi futuristiche (le vedete nella foto a lato) per lanciare delle soluzioni saline sugli oceani e dare origine a nuvole riflettenti capaci di schermare i raggi solari, diminuendo l’aumento delle temperature dovuto all’effetto serra.
L’idea di Wood è di testare la validità di questo metodo partendo con un esperimento su piccola scala per poi prendere in considerazione applicazioni a largo raggio, in caso l’esperimento restituisca risultati interessanti. Ma come funzionerebbero queste nuvole nello specifico?
La teoria su cui si basa questo metodo è che aggiungendo particelle sopra l’oceano, in questo caso di acqua marina salata, si stimola la formazione di nubi più grandi e stabili. Un valido schermo capace di riflettere i raggi solari. Le nuvole si formano quando l’acqua si accumula attorno alle particelle, ma l’acqua è presente in quantità limitate nell’atmosfera, irrorando più particelle si verrebbero dunque a formare più goccioline, anche se di dimensioni inferiori. Gocce più piccole che occupano una superficie più ampia riescono a riflettere meglio la luce solare, creando un effetto di raffreddamento sulla Terra.
Alle critiche sulle implicazioni ambientali ed etiche che accompagnano qualsiasi esperimento di geoingegneria (la manipolazione dell’ambiente con la tecnologia è da sempre tema controverso), gli scienziati replicano che l’effetto di un esperimento su piccola scala durerebbe pochi giorni e servirebbe a chiarire anche come agiscono le particelle inquinanti che hanno un effetto simile.
Geoingegneria e manipolazione climatica: chi controlla il tempo che fa?
la mappa mondiale delle modificazioni climatiche (GUARDIAN) "Gruppo ETC ha prodotto una mappa del mondo di geoingegneria che rappresenta il primo tentativo di descrivere la portata più ampia di ricerca e sperimentazione in larga scala la manipolazione del clima della Terra.Fonte
Nelle scienze applicate con il termine geoingegneria si designa l'applicazione di tecniche artificiali di intervento umano sull'ambiente fisico (atmosfera, oceano, biosfera, criosfera, idrosfera, litosfera ecc..) volte a contrastare i cambiamenti climatici causati dall'uomo.[1][2]
La geoingegneria è oggi un costrutto teorico che ha per oggetto l'uso di tecniche di ingegneria planetaria per, ad esempio, ridurre la presenza di CO2 in atmosfera. (Wikipedia)
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mercoledì 18 luglio 2012
Fondazione Keshe: la soluzione per il cambiamento climatico | Segni dal Cielo - Portale web di UFO News, Cerchi nel grano, profezie maya, Convegni e seminari
In merito alle ricerche fatte dalla Fondazione Keshe esistono su Youtube
svariati video, tra cui quello relativo alla conferenza (in inglese) del
dott. Keshe che spiega quelle che sono le sue scoperte e le innovazioni
tecnologiche che potrebbero svilupparsi concretamente e potrebbero
cambiare radicalmente le sorti di una Umanità che sta andando verso la
distruzione, grazie al sistema di Potere CABAL....continua - fonte
mercoledì 11 luglio 2012
giovedì 2 giugno 2011
Aumento delle temperature e colera sono correlati?
La scoperta del collegamento tra il colera e i fenomeni atmosferici desta preoccupazioni per una maggiore diffusione della terribile malattia ma fornisce la chiave per una sua prevenzione
Un sistema in grado di prevedere l’insorgere di epidemie di colera con mesi di anticipo è stato realizzato dai ricercatori dell’International Vaccine Institute di Seul, che lo hanno comunicato sulle pagine dell’American Journal of Tropical Medicine and Hygiene. Il colera è una malattia batterica acuta intestinale causata da un ceppo del Vibrio colerae e rappresenta un terribile flagello nelle regioni tropicali, dove uccide oltre 100.000 persone ogni anno.
Con l’aumento complessivo delle temperature, gli esperti si attendono un espansione della malattia anche in regioni che prima ne erano relativamente immuni. Ed è proprio l’associazione del colera con i fenomeni atmosferici a costituire la chiave per prevederne la comparsa. I ricercatori hanno scoperto che un grado di aumento della temperatura media mensile è un segno che i casi di colera raddoppieranno nei quattro mesi successivi. Inoltre, un aumento mensile delle piogge di 200 millimetri comporta il 60% di casi di colera in più entro due mesi. La correlazione tra i casi di colera, le temperature e le precipitazioni è stata stabilita attraverso un’analisi dei dati storici della malattia, registrati tra il 1997 e il 2006 nelle isole dello Zanzibar, situate nell’Oceano Indiano presso le coste africane. Conoscendo lo scoppio del colera con qualche mese di anticipo, i servizi sanitari avranno la possibilità di adottare misure di prevenzione per combatterlo più efficacemente, avviando programmi di vaccinazione e distribuendo medicinali alle popolazioni più esposte. (r.t.)
domenica 6 febbraio 2011
A Potenza non nevica più?
di Gaetano Brindisi
POTENZA - A.A.A. cercasi disperatamente neve. Sarebbe proprio il caso di dirlo. Ormai le nevicate di una volta, specie per i meno piccoli, stanno diventando un ricordo che con gli anni tende a sbiadirsi sempre più. È vero che di tanto in tanto si verificano locali e talvolta anche abbondanti nevicate, ma quello che avrebbe dovuto essere la norma, sta diventando un’eccezione. Venti, trent’anni fa, le abbondanti nevicate facevano parte della vita quotidiana e molte volte, alla neve vecchia se ne aggiungeva altra dal cielo tanto da far apparire i marciapiedi come delle montagnelle di neve. I meno smemorati non possono non ricordare le file che i disoccupati facevano davanti al palazzo comunale di Potenza per farsi consegnare la pala e racimolare le 10.000 lire (quanto ci mancano…) per andare a liberare dal ghiaccio via Pretoria e le centinaia di scale che erano e che sono presenti nella città. Per non parlare dei ragazzini che, armati di bob e slittini, si lasciavano andare sulla neve partendo dalla zona di Porta Salza, andando a terminare la propria corsa nel fondovalle dove adesso sorge la corrispondente strada a scorrimento veloce. (chissà come sarebbe stata comoda la presenza delle attuali scale mobili di Santa Lucia per la risalita a monte…) Ma dov’è finita la neve? Davvero il global warming ha prodotto un tale riscaldamento da indurre un notevole innalzamento della quota neve durante la stagione invernale? Nessuna preoccupazione…; è vero sì che in Basilicata le nevicate negli ultimi anni si sono fatte sempre più rade e concentrate in pochi giorni all’anno ma se si guarda alle altre zone d’Italia possiamo subito affermare che le cose nelle altre regioni stanno diversamente. Pochi giorni fa in Sardegna ed in Calabria abbiamo registrato abbondanti nevicate fino a quasi un metro di altezza; due settimane fa la neve ha interessato tutte le regioni adriatiche da Rimini e Riccione fino al nord della Puglia; e a Campobasso (che una volta andava per nominata insieme a Potenza per una delle città più nevose d’Italia) sono caduti ben 50 cm. di neve. Allora come mai non nevica da noi? Colpa dei pozzi di petrolio in val d’Agri? Sicuramente qualche cambiamento a livello di microclima c’è e non si può negare, ma la spiegazione sta nell’avvenuto cambio di circolazione su scala globale delle grandi masse d’aria che hanno sempre caratterizzato il tempo sul Mediterraneo. Una trentina di anni fa c’erano le correnti dalla Russia che arrivavano direttamente dalle nostre parti senza essere richiamati dalla presenza di una bassa pressione al largo del Portogallo (cosa che sta avvenendo in questi ultimi anni). Spesso si formava una depressione sul golfo di Taranto che richiamava appunto aria gelida da nordest. Negli ultimi anni le nevicate sono decisamente aumentate su gran parte dell’emisfero settentrionale; Stati Uniti, Cina, Corea, Giappone, ecc. sono alle prese ogni anno con nevicate sempre più frequenti ed abbondanti. È solo la zona centro-occidentale dell’Europa che riceve la «mitigazione» dal flusso atlantico della corrente del «golfo».
POTENZA - A.A.A. cercasi disperatamente neve. Sarebbe proprio il caso di dirlo. Ormai le nevicate di una volta, specie per i meno piccoli, stanno diventando un ricordo che con gli anni tende a sbiadirsi sempre più. È vero che di tanto in tanto si verificano locali e talvolta anche abbondanti nevicate, ma quello che avrebbe dovuto essere la norma, sta diventando un’eccezione. Venti, trent’anni fa, le abbondanti nevicate facevano parte della vita quotidiana e molte volte, alla neve vecchia se ne aggiungeva altra dal cielo tanto da far apparire i marciapiedi come delle montagnelle di neve. I meno smemorati non possono non ricordare le file che i disoccupati facevano davanti al palazzo comunale di Potenza per farsi consegnare la pala e racimolare le 10.000 lire (quanto ci mancano…) per andare a liberare dal ghiaccio via Pretoria e le centinaia di scale che erano e che sono presenti nella città. Per non parlare dei ragazzini che, armati di bob e slittini, si lasciavano andare sulla neve partendo dalla zona di Porta Salza, andando a terminare la propria corsa nel fondovalle dove adesso sorge la corrispondente strada a scorrimento veloce. (chissà come sarebbe stata comoda la presenza delle attuali scale mobili di Santa Lucia per la risalita a monte…) Ma dov’è finita la neve? Davvero il global warming ha prodotto un tale riscaldamento da indurre un notevole innalzamento della quota neve durante la stagione invernale? Nessuna preoccupazione…; è vero sì che in Basilicata le nevicate negli ultimi anni si sono fatte sempre più rade e concentrate in pochi giorni all’anno ma se si guarda alle altre zone d’Italia possiamo subito affermare che le cose nelle altre regioni stanno diversamente. Pochi giorni fa in Sardegna ed in Calabria abbiamo registrato abbondanti nevicate fino a quasi un metro di altezza; due settimane fa la neve ha interessato tutte le regioni adriatiche da Rimini e Riccione fino al nord della Puglia; e a Campobasso (che una volta andava per nominata insieme a Potenza per una delle città più nevose d’Italia) sono caduti ben 50 cm. di neve. Allora come mai non nevica da noi? Colpa dei pozzi di petrolio in val d’Agri? Sicuramente qualche cambiamento a livello di microclima c’è e non si può negare, ma la spiegazione sta nell’avvenuto cambio di circolazione su scala globale delle grandi masse d’aria che hanno sempre caratterizzato il tempo sul Mediterraneo. Una trentina di anni fa c’erano le correnti dalla Russia che arrivavano direttamente dalle nostre parti senza essere richiamati dalla presenza di una bassa pressione al largo del Portogallo (cosa che sta avvenendo in questi ultimi anni). Spesso si formava una depressione sul golfo di Taranto che richiamava appunto aria gelida da nordest. Negli ultimi anni le nevicate sono decisamente aumentate su gran parte dell’emisfero settentrionale; Stati Uniti, Cina, Corea, Giappone, ecc. sono alle prese ogni anno con nevicate sempre più frequenti ed abbondanti. È solo la zona centro-occidentale dell’Europa che riceve la «mitigazione» dal flusso atlantico della corrente del «golfo».
domenica 19 dicembre 2010
La Nasa conferma l’allarme: il 2010 l’anno più caldo
Secondo il Goddard Institute for Space Studies la situazione più preoccupante è nell’Artico
ROMA - Secondo il rapporto presentato dal ministero dell’Ambiente tempo fa, il 2010, dopo aver battuto tutti i record parziali, è l’anno più caldo da quando sono iniziate le misurazioni, 131 anni fa.A confermarlo i dati del Goddard Institute for Space Studies della Nasa.
Il primato a cui si riferiscono gli esperti statunitensi si riferisce all’anno climatico, usato dagli scienziati per le simulazioni, che inizia il primo dicembre e si conclude il 30 novembre, anche se le proiezioni parlano di un record confermato anche per l’anno solare.
Secondo i dati appena pubblicati, ripresi dal sito della rivista Science, la temperatura media mondiale dei 12 mesi passati è stata di 14,65 gradi, 0,65 in più rispetto alla media di riferimento, che è quella tra il 1951 e il 1980.
Una cifra superiore al record precedente, che era stato raggiunto nel 2005 con 14,53.
A determinare il caldo inusuale sono state le temperature della terraferma, schizzate a 14,85 gradi di media, che hanno largamente compensato la lieve diminuzione di quelle oceaniche.
Se si considera invece il solo novembre la colonnina di mercurio è schizzata ancora più in alto, a 14,74 gradi, relegando al secondo posto lo stesso mese del 2009, finora il più caldo con 14,68 gradi.
«La situazione più preoccupante è nell’Artico - spiega James Hansen, direttore dell’istituto - la baia di Hudson ha visto temperature di 10 gradi più alte rispetto alla media, anche a causa dell’assenza di ghiaccio in una zona che di solito ne era coperta».
Dai dati risulta inoltre che i maggiori aumenti si sono verificati nell’emisfero settentrionale, in cui l’incremento rispetto alla media dei mesi di novembre 1951-1980 è stato di 1,19 gradi.
Quello meridionale ha segnato un aumento di 0,48 gradi. Le anomalie più forti si sono registrate appunto nella fascia polare artica, con aumenti fino a 10 gradi centigradi e di 4 gradi nel Nord Europa, mentre in Italia lo scostamento è stato minore, tra 1 e 2 gradi.
Quanto l’aumento delle temperature sia più vicino del previsto agli obiettivi di Cancun si capisce ancora meglio se si guarda alle tendenze su tutto il secolo, sottolineano gli esperti: si vede che c’è stato un aumento che tocca ormai quasi un grado, di cui i quasi due terzi si sono verificati dopo il 1975.
Di questo passo gli effetti delle misure decise dai grandi potrebbero arrivare troppo tardi.
Di questo passo gli effetti delle misure decise dai grandi potrebbero arrivare troppo tardi.
martedì 6 luglio 2010
Clima - Misurato il respiro della terra.
Due ricerche hanno stabilito che è il valore della fotosintesi e dell’anidride carbonica in relazione a temperatura
Per la prima volta è stato misurato il respiro della Terra: si tratta del valore globale della fotosintesi e quello del ciclo dell’anidride carbonica (CO2) in relazione alla temperatura. Il calcolo è stato messo a punto da due ricerche pubblicate sulla rivista Science e presentate oggi a Torino, in una conferenza stampa organizzata dalla stessa rivista scientifica internazionale nell’ambito dell’Euro Science Oper Forum (Esof). Nel primo studio, diretto da Christian Beer, dell’Istituto di biogeochimica Max Planck di Jena, Germania, i ricercatori hanno calcolato la produzione primaria lorda (PPL) della Terra, che rappresenta la quantità totale annua di biossido di carbonio assorbita dalle piante terrestri mediante fotosintesi. Con una nuova combinazione di osservazioni e modellazione, stimano che essa sia pari a 123 miliardi di tonnellate. Nel secondo studio, diretto da Miguel Mahecha, i ricercatori hanno esaminato gli effetti delle variazioni a breve termine della temperatura dell’aria sulla respirazione dell’ecosistema, ossia la reimmissione di biossido di carbonio nell’atmosfera da parte della Terra, mostrando che la sensibilità della respirazione dell’ecosistema alle variazioni a breve termine della temperatura sono simili in tutto il mondo. I ricercatori suggeriscono inoltre che, oltre alla temperatura, altri fattori, quali le lente e continue trasformazioni del carbonio nel suolo e la disponibilità dell’acqua, possano avere un ruolo cruciale nei bilanci del carbonio nell’ecosistema a lungo termine.
Per la prima volta è stato misurato il respiro della Terra: si tratta del valore globale della fotosintesi e quello del ciclo dell’anidride carbonica (CO2) in relazione alla temperatura. Il calcolo è stato messo a punto da due ricerche pubblicate sulla rivista Science e presentate oggi a Torino, in una conferenza stampa organizzata dalla stessa rivista scientifica internazionale nell’ambito dell’Euro Science Oper Forum (Esof). Nel primo studio, diretto da Christian Beer, dell’Istituto di biogeochimica Max Planck di Jena, Germania, i ricercatori hanno calcolato la produzione primaria lorda (PPL) della Terra, che rappresenta la quantità totale annua di biossido di carbonio assorbita dalle piante terrestri mediante fotosintesi. Con una nuova combinazione di osservazioni e modellazione, stimano che essa sia pari a 123 miliardi di tonnellate. Nel secondo studio, diretto da Miguel Mahecha, i ricercatori hanno esaminato gli effetti delle variazioni a breve termine della temperatura dell’aria sulla respirazione dell’ecosistema, ossia la reimmissione di biossido di carbonio nell’atmosfera da parte della Terra, mostrando che la sensibilità della respirazione dell’ecosistema alle variazioni a breve termine della temperatura sono simili in tutto il mondo. I ricercatori suggeriscono inoltre che, oltre alla temperatura, altri fattori, quali le lente e continue trasformazioni del carbonio nel suolo e la disponibilità dell’acqua, possano avere un ruolo cruciale nei bilanci del carbonio nell’ecosistema a lungo termine.
mercoledì 23 giugno 2010
La Marea nera può “arrivare” in Nord Europa?
Interessante quanto scritto in questo articolo, da cui ho tratto l'essenziale:
"....uno studio dell’ UCAR (University Corporation for Atmospheric Research), un dipartimento dell’Università di Boulder nel Colorado, ha simulato diversi scenari dimostrando che in un periodo di tempo variabile ma non eccessivo (da 90 a 120 giorni dal disastro iniziale) il flusso di petrolio raggiungerà il Nord Atlantico, distribuendosi su una superficie di oltre 900.000 Km quadrati, più della Francia e della Germania insieme.
In realtà le foto da satellite mostrano una situazione più grave di quella delle simulazioni, a soli 60 giorni dal disastro la quantità di petrolio nella Corrente del Golfo è maggiore di quella prevista dalle simulazioni.
Dobbiamo tener presente che la Corrente del Golfo ha un effetto importante sul clima del Nord Europa, portando acqua calda nel Nord Atlantico fino alle coste dell’Inghilterra, della Scozia e della Scandinavia. Una pellicola di sostanza oleosa su una superficie così grande ridurrà l’evaporazione, quindi nei prossimi mesi avremo minore umidità atmosferica, inoltre l’evaporazione provoca un raffreddamento dell’acqua, quindi l’acqua sarà più calda e leggera ed arriverà più lontano, verso le aree polari. Uno scenario inquietante per gli effetti sul clima globale.
Anche un altro effetto del disastro può diventare globale: circa il 35% della perdita è composto da idrocarburi leggeri, che in parte finiscono direttamente in atmosfera ed in parte vengono bruciati in “incendi controllati” sul posto. Nelle immagini da satellite si vedono con molta chiarezza i pennacchi di fumo ed una valutazione prudente porta alla spaventosa quantità di oltre 220.000 tonnellate di fuliggine ed anidride carbonica, a cui si aggiungono gli idrocarburi leggeri, in particolare metano. Anidride carbonica e metano sono gas serra e portano ad un riscaldamento dell’atmosfera, mentre la fuliggine ha un effetto schermante e la raffredda.
Non è detto che i percorsi atmosferici delle diverse frazioni siano gli stessi, quindi è difficile valutare quali effetti possano avere, e fino ad oggi non sono stati pubblicati studi in proposito.
Perciò preoccupiamoci, perché sembra proprio che nessuno se ne stia occupando....."
martedì 22 giugno 2010
Frank Fenner, fine della razza umana tra 100 anni?
Secondo Frank Fenner, l'uomo si estinguerà entro i prossimi 100 anni. Prevista l'estinzione anche di diverse specie animali. Il 95enne professore di microbiologia dell'Australian National University è categorico, ed illustra come non ci sia più spazio per alcun tipo di intervento. I primi cambiamenti climaticisono un segnale di avvertimento che si manifesterà in maniera molto più pesante nei prossimi decenni. L'esplosione demografica ed i pesantissimi consumi determineranno la fine della razza umana, incapace di adattarsi in maniera armonica con la natura. E' definita Antropocene l’era geologica attuale, un termine coniato nel 2000 dallo scienziato Paul Crutzen per definire un'era in cui il principale fautore delle modifiche climatiche è l'operato umano. Negli ultimi 100 anni l'uomo ha prodotto cambiamenti del clima che senza la presenza umana si sarebbero verificati nell'arco di migliaia di anni.
venerdì 8 gennaio 2010
Analisi Meteorologica del 2009, risultato più caldo del terribile 2003.
"Anche il 2009 va in archivio come un anno in cui l'anomalia termica sul pianeta è stata positiva rispetto alle medie trentennali climatiche, a dispetto dei titoli di giornale che, puntualmente, dopo ogni irruzione fredda, paventano imminenti ere glaciali in agguato. Il 2009 non si è distinto in modo particolare per le ondate di caldo e sarà ricordato di più per le 2-3 ondate di freddo che ci sono state nei mesi freddi, eppure il 2009 è risultato, nel complesso, più caldo del 2003, di cui tutti gli europei ricordano la terribile estate."
Questa è il sunto dell'analisi fatta dal Prof. Claudio Cassardo, Docente di Meteorologia e di Fisica dell'Ambiente all'Università di Torino. Il suo studio completo ed approfondito lo troverete CLICCANDO QUI
Questa è il sunto dell'analisi fatta dal Prof. Claudio Cassardo, Docente di Meteorologia e di Fisica dell'Ambiente all'Università di Torino. Il suo studio completo ed approfondito lo troverete CLICCANDO QUI
giovedì 31 dicembre 2009
Video - Discovery Channel, studio scientifico sul 2012
C'e' qualche fondamento scientifico nella profezia Maya secondo la quale il mondo come lo conosciamo finira' il 21 dicembre 2012? Per scoprirlo seguiamo un noto geologo mentre cerca prove e indizi.
mercoledì 9 dicembre 2009
Clima -Conferenza di Copenaghen
è di stamattina la notizia che Barroso ha dichiarato che gli accordi tra i paesi partecipanti, non sfocerà in un trattato vincolante (CLICCATE QUI).
Intanto la Organizzazione Meteorologica Mondiale ha dichiarato che il decennio 2000/2009 è stato il più caldo degli ultimi 160 anni (LEGGETE QUI
sabato 28 novembre 2009
Russia - Mosca, per caldo umido, crescono funghi nei boschi intorno alla capitale.
Ecco una ulteriore e visibile conseguenza dei "cambiamenti climatici", in atto sul nostro Pianeta.
(ANSA) - MOSCA, 27 NOV - Funghi nei boschi vicino a Mosca: e' l'effetto dell'inusuale clima caldo e umido, spiega il sito meteo russo.'Il ciclone nordatlantico continua influenzare con aria calda e umida una parte della Russia europea', si legge sul sito.Il fenomeno favorisce l'apparizione dei funghi, in particolare dei chiodini. A Mosca le temperature sono intorno ai 5-6 gradi, mentre nella regione di Mosca oscillano tra i 6 e 8 gradi: sono circa 9 gradi sopra la media per questo periodo.
27 Nov 16:47
(ANSA) - MOSCA, 27 NOV - Funghi nei boschi vicino a Mosca: e' l'effetto dell'inusuale clima caldo e umido, spiega il sito meteo russo.'Il ciclone nordatlantico continua influenzare con aria calda e umida una parte della Russia europea', si legge sul sito.Il fenomeno favorisce l'apparizione dei funghi, in particolare dei chiodini. A Mosca le temperature sono intorno ai 5-6 gradi, mentre nella regione di Mosca oscillano tra i 6 e 8 gradi: sono circa 9 gradi sopra la media per questo periodo.
27 Nov 16:47
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