lunedì 13 gennaio 2014

Clima: caldo record in nord Europa, orsi escono dal letargo.


(Adnkronos) - Al vortice polare che ha colpito la costa orientale degli Stati Uniti nelle ultime settimane ha fatto da contraltare un inverno anormalmente mite in Scandinavia, che ha sconvolto i modelli stagionali della flora e della fauna. In Groenlandia, Islanda e i Scandinavia si sono registrate temperature molto più calde del normale: è così che sono stati segnalati orsi usciti anzitempo dal letargo invernale e cambiamenti di comportamento negli uccelli migratori che si sono attardati sulle coste svedesi. Anche la flora ha reagito al cambiamento con piante che hanno germogliato con diversi mesi di anticipo. 

Le temperature rigide sulla Scandinavia e la Russia durante l'inverno sono provocate da un sistema di alta pressione che mantiene l'aria più calda ed umida e da un sistema di bassa pressione con vento e pioggia che arriva dall'Oceano Atlantico. L'indebolimento di questa corrente atmosferica ha permesso all'aria fredda di riversarsi sul Canada e sulle coste statunitensi, investite dal gelo, mentre in Europa le temperature restavano fino a 4,2 gradi sopra la media stagionale.

Il risultato è che in Norvegia la neve non s'è quasi vista mentre si è registrata una piovosità superiore del 180%. Forti piogge anche in Finlandia, con inondazioni delle aree basse costiere occidentali e con i laghi sui livelli massimi di capienza. Qui si sono registrate temperature più elevate anche di 5 gradi sopra la media. In Svezia, nelle aree meridionali del paese, le temperature sono rimaste sopra lo zero, fino a 7,7 gradi, stabilendo, di fatto, un clima quasi autunnale. Ma non è solo un'anticipata uscita dal letargo degli orsi a preoccupare gli scienziati del clima. Il caldo inusuale infatti, danneggia la vegetazione minacciata dal proliferare di specie dannose favorite dalle temperature più elevate.

Fonte

Enfield 8000: l'antenata dell'auto elettrica che non piaceva ai petrolieri.


Ben quarant’anni fa furono prodotte 100 auto elettriche dalle ottime prestazioni sull’Isola di Wight. Facevano 90 chilometri con una ricarica e avevano una aerodinamica migliore delle Porsche dell’epoca. Poi l’industria del petrolio si arrabbiò…
La storia della Enfield 8000raccontata dalla BBC, è tanto bella quanto significativa. E pensare che è una storia ormai vecchia di 40 anni non fa altro che rafforzare il sentimento ormai comune secondo cui la tecnologia per muoversi senza bruciare benzina o gasolio c’è, ma qualcuno spinge affinché non arrivi sul mercato.
Partiamo dalla storia. Nel 1966 Enfield vince la concorrenza di Ford e di altri grossi costruttori e si aggiudica dallo United Kingdom Electricity Council la commessa per costruire oltre 100 auto elettriche sull’Isola di Wight. Il suo modello, la 8000, è migliore di tutti gli altri: velocità massima di 77 chilometri orari (la FIAT 500, all’epoca, faceva i novanta) e autonomia di 90 km con una sola carica.
Messa nella galleria del vento la Enfield 8000 faceva scorrere l’aria sulla sua carrozzeria meglio di molte sportive dell’epoca, Porsche comprese. Era alimentata da otto batterie da 6 Volt e aveva il caricatore integrato. Quindi si poteva ricaricare semplicemente agganciandola alla presa di corrente domestica. Era, a tutti gli effetti, l’equivalente anni 60 di una moderna auto elettrica.

Nel novembre 1969 la Enfield fu la star del primo simposio internazionale sulle auto elettriche, a Phoenix in Arizona. A quel simposio c’era pure il Governatore della California Ronald Reagan che, quando la vide, chiese stupito come mai un gioiellino del genere non fosse costruito anche in America. Reagan si offrì anche per cercare uno stabilimento in California dove costruire la Enfield, ma il creatore dell’auto, Sir John Goulandris, rifiutò cordialmente.
Si dice che ciò sia dovuto al fatto che, oltre alle auto elettriche, il suo vero business fosse quello dei trasporti marittimi. E di petrolio e benzina, via nave, se ne trasportano milioni di tonnellate ogni anno da decenni. Di sicuro Sir John Samuel, che era a capo della delegazione che portò la Enfield 8000 a Phoenix, un giorno confessò che in quel periodo riveveva ogni giorno telefonate al vetriolo dai benzinai dell’Isola di Wight, irati perché stavano andando in fallimento.



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