giovedì 19 novembre 2009

Agenzia Spaziale Europea-Lanciato satellite ambientale SMOS


MOSCA, Russia -- E' stato lanciato nella notte del 02/11 scorso, dalla base di Plesetesk nella Russia settentrionale il nuovo satellite dell'Agenzia spaziale europea (ESA). Servirà per comprendere meglio i cambiamenti climatici.
Lo hanno chiamato Smos. E' stato portato lassù con un razzo vettore Rockot, insieme al piccolo satellite Proba-2, un "dimostratore tecnologico" che sperimenterà nuove tecnologie.
Smos (Soil Moisture and Ocean Salinity) misurerà l'umidità del suolo e la salinità dell'acqua. I suoi dati permetteranno di studiare ciclo dell'acqua e delle correnti oceaniche.
Lo scopo è quello di prevedere calamità naturali come alluvioni, inondazioni, ondate di calore. "E' un satellite molto importante per lo studio del clima" ha spiegato il direttore generale dell'Esa, Jean-Jacques Dordain in collegamento con il centro dell'Esa in Italia, a Frascati (Roma), l'Esrin. "Il successo del lancio - ha aggiunto - è una buona notizia non solo per l'Esa, ma per tutto il mondo".
Soddisfatto anche il direttore del programma di Osservazione della Terra dell'Esa, Volker Liebig: "Il lancio è stato perfetto - ha detto in collegamento dalla base russa - e dalle informazioni che fornirà Smos cercheremo di dedurre parametri essenziali, come i dati sulla salinità degli oceani, cruciali per studiare i cambiamenti climatici".
A circa un'ora dal lancio, il segnale di Smos è stato acquisito regolarmente e si sono aperti i pannelli solari che gli danno energia. L'ultimo appuntamento importante è alle 19,45 di oggi, quando cominceranno a dispiegarsi i "bracci" sui quali sono installate le 69 piccole antenne grazie alle quali il satellite "insegue" il ciclo dell'acqua sulla Terra.


"E' una missione senza precedenti per capire che cosa sta succedendo e che cosa succederà al clima del nostro pianeta", ha osservato all'Esrin Stefano Bruzzi, responsabile dei programmi del direttorato per l'Osservazione della Terra dell'Esa.


I prossimi sei mesi saranno dedicati alle operazioni di calibrazione e verifica degli strumenti. Dopodiché Smos sarà pienamente operativo. I primi risultati sono attesi nella primavera 2010.


Contemporaneamente, a terra, gli scienziati italiani del Comitato Evk2cnr continuano la loro raccolta di dati preziosi per l'analisi di cambiamenti ambientali attraverso la celebre rete di monitoraggio Share.

Lun, 02/11/2009

Artico,scoperta nuova montagna sottomarina.


Conseguenza dello scioglimento dei ghiacci, è stato possibile effettuare prospezioni che hanno stabilito che la piattaforma continentale americana viene spostata avanti di 600 km.
"E non si tratta di un pura esigenza geografica. Più in là si spinge la piattaforma, più in là finisce la legittima sovranità sul territorio e più in la si spingono le acque territoriali, e le rivendicazioni delle 600 miglia nautiche dalla linea di costa, in un luogo che pare ricchissimo di petroli e gas naturale. 

I dati raccolti sono allo studio degli esperti. "Tuttavia dalle prime informazioni pare che il confine nord del Canada sia più esteso di quanto stabilito finora" ha detto alla stampa Jacob Verhoef, direttore del dipartimento delle Risorse naturali del Canada. 

A scoprire la montagna sottomarina è stata la ricercatrice Christine Hedge che si trovava a bordo della Healy, una nave delle Guardia costiera americana. E' lei ad aver notato qualcosa di anomalo che sporgeva dalla superficie piatta della banchiesa polare.

Un ulteriore esame ha mostrato che si trattava di una montagna di oltre 1.200 metri d'altezza, 12 miglia di lunghezza e 24 miglia di larghezza, localizzata a circa 700 miglia a nord dell'Alaska. 

"Ha una forma allungata, ha una cresta che giunge a una parte superiore piuttosto piatta" ha detto il capo scienziato canadese David Mosher, che era a bordo della nave. "Ulteriori esami della montagna potranno un giorno contribuire a spiegare le tappe fondamentali della storia del Mar Glaciale Artico", ha detto lo scienziato. 

Secondo quanto l'esame degli scienziati "potrebbe trattarsi di vulcano sottomarino spento, ma potrebbe anche essere più seplicemente la cresta di una montagna", ha detto Mosher.

La missione congiunta canadese-americana è durata 41 giorni. I canadesi hanno effettuato una raccolta di dati sismici, mentre gli americani hanno preso dati batimetrici, che disegnano i contorni del fondo marino. Per la prima volta è stata mappato con precisione tutta la piattaforma continentale nordamericana. Ci vorrà del tempo per analizzare i dati, ma gli scienziati si sono detti convinti di aver scoperto una montagna sottomarina massiccia e quello che potrebbe essere un vulcano spento sottomarino.

Debbie Hutchinson, un geologo dell'US Geological Survey che ra a bordo di una della navi da ricerca "dai dati sismici, stiamo vedendo le caratteristiche di una conformazione rocciosa che non avevamo mai immaginato esistesse".
 
I dati rilevati dalle diverse navi coincidevano. I ricercatori a bordo della St.Laurent hanno rilevato un vulcano sottomarino, mentre gli scienziati sulla Healy hanno mappato in tre dimensioni una montagna sottomarina che saliva per 1200 metri dal fondo del mare. 

La missione congiunta, in cui le navi si sono alternate fra il rompere il ghiaccio e la raccolta dei dati, è parte di uno sforzo di entrambi i paesi per stabilire quanta parte della piattaforma continentale appartenga loro.

Nel quadro dei trattati internazionali, Canada e Stati Uniti possono avanzare pretese su questo territori - resi accessibili dallo scioglimento dei ghiacci e probabilmente ricchissimi di fonti d'energia - entro il 2013."
WP

Vaticano - Ha senso che esistano altre forme di vita nell'Universo.

Ha senso cercare forme di vita fuori dalla Terra, anche se per ora non ve n'è alcuna prova: è questa la conclusione alla quale sono giunti gli studiosi, scienziati e filosofi, che hanno partecipato ad una settimana di studi di Astrobiologia promossa dalla Pontificia accademia delle Scienze e dalla Specola vaticana. «Nonostante l'astrobiologia sia un campo nuovo e un argomento in via di sviluppo - ha detto il direttore della Specola vaticana, padre Josè Funes, in una conferenza stampa tenuta al termine dell'evento - le domande sulle origini della vita e sulla presenza di vita fuori dalla Terra, nell'universo, sono legittime e meritano seria considerazione». E il Vaticano, nonostante le molte implicazioni di carattere filosofico e teologico, ha deciso di affrontarle, significativamente, proprio a cominciare dal punto di vista scientifico. All'incontro hanno partecipato fisici, chimici, astronomi biologi e geologi, i quali, mettendo a confronto i risultati delle loro ricerche, oggi in grado di registrare progressi in tempi incredibilmente più rapidi dei tempi di Galileo Galilei, sono giunti a ritenere «plausibile» l'esistenza di centinaia di milioni di luoghi abitabili nella sola Via lattea, che è solo una dei miliardi di galassie dell'universo. «È palpabile la sensazione - ha detto l'astronomo americano Chris Impey - che l'universo ospiti forme di vita e c'è la speranza che solo pochi anni ci separino ormai dalle prime scoperte». Su Europa, satellite di Giove, ad esempio - ha ricordato Athena Coustenis, del Cnr francese - si ritiene che una vasta distesa d'acqua, primo elemento necessario alla vita, giaccia sotto una calotta di ghiaccio. Occorrerà però attendere, per esserne certi, una missione in programma per il 2020. Nel sistema di Saturno, altri due satelliti sono di particolare interesse per gli astrobiologi: Titano ed Enceladus. Il primo è il più simile alla Terra, ha un'atmosfera densa di nitrogeno con il 2% di metano e cicli climatici e meteorologici simili a quelli della Terra. Enceladus, una luna più piccola, sprizza grandi quantità di acqua e materia organica nello spazio. Elementi, questi, che - secondo Coustenis - sembrano rendere possibile la scoperta di condizioni adatte alla sopravvivenza di organismi viventi«, e che dovrebbero indurre a future esplorazioni anche sul sistema di Saturno.

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