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venerdì 11 ottobre 2013

Vesuvio:Si allarga la 'zona rossa': estesa anche a Napoli ovest“ .

Vesuvio: Napoli ovest nella zona rossa

Il Vesuvio
Anche i quartieri di Posillipo, Fuorigrotta, Bagnoli e Agnano potrebbero entrare nella "zona rossa". Secondo quanto riferisce il Corriere del Mezzogiorno, il direttore dell'Osservatorio Vesuviano, Giuseppe De Natale ha infatti dichiarato (in un intervista al Roma) che "A breve sarà definita una zona rossa anche per l'area flegrea, così com'è avvenuto dal '95 per l'area vesuviana" a causa dell'intensificarsi dei fenomeni bradisismici nella zona negli ultimi anni.
Il direttore spiega anche però che non c'è nessun motivo per creare allarmismo: semplicemente, il Vesuvio è un vulcano attivo, ed è quindi legittimo pensare che ci sarà un giorno in cui erutterà nuovamente e preparare al meglio piani di emergenza.  Già lo scorso anno, il Dr Castellano dell'Osservatorio Vesuviano, spiegava ai lettori di NapoliToday, con precisione, come viene monitorata l'attività del nostro vulcano.

Potrebbe interessarti:http://www.napolitoday.it/cronaca/napoli-ovest-zona-rossa-vesuvio.htmlFonte: http://www.napolitoday.it/cronaca/napoli-ovest-zona-rossa-vesuvio.html

domenica 10 marzo 2013

Bradisismo e trivellazioni nei Campi Flegrei.


POZZUOLI  - "Sull' emergenza vulcanica dei Campi Flegrei - dichiarano il commissario reginale dei Verdi Ecologisti Francesco Emilio Borrelli ed il capogruppo del Sole che Ride a Pozzuoli Paolo Tozzi - si continuano a fornire rassicurazioni avventate alle popolazioni locali con convegni unilaterali, come quello di stamane a Città della Scienza, dove viene ascoltata solo la parte scientifica che negli ultimi decenni ha sostenuto le trivellazioni nella caldera vulacnica e non ha spinto per la realizzazione del piano di evacuazione. Uno vero scandalo a nostro avviso.
Ogni giorno la popolazione dell' area subisce di fatto una violenza non potendo partecipare ai processi decisionali e non essendo correttamente informata dei pericoli che corre ma soprattutto non essendo stata messa al corrente di nessun piano di fuga in caso di emergenza. Insistiamo nel chiedere che si faccia luce sui costi del piano che doveva realizzare la Protezione Civile Nazionale ed essere operativo da anni e per il quale risultano spesi circa 10 milioni di euro in modalità e con consulenze non ben specificate. A dicembre 2012 le trivellazioni sono arrivate a 500 metri di profondità e noi chiediamo con forza che non si vada oltre. E' troppo pericoloso.
Ci domandiamo anche se ci sono correlazioni tra gli ultimi fenomeni di bradisismo, aumento di fumarole, innalzamento della terra e terremoti con questi interventi invasivi nel sottosuolo di Bagnoli. Perchè si continua a parlare della realizzazione di una centrale geotermica quando non è prevista dal progetto delle trivellazioni e dal piano regolatore del comune di Napoli? Insistiamo nel chiedere consigli comunali straordinari delle aree interessate affinchè la Protezione Civile e la Magistratura intervengano facendo il proprio dovere".
Dichiarazione  del prof. Giuseppe Mastrolorenzo.
"Il progetto di perforazione nei Campi Flegrei - spiega il prof. Giuseppe Mastrolorenzo primo ricercatore presso l’Osservatorio Vesuviano-INGV, Dottore di ricerca in Geofisica e Vulcanologia impegnato nella ricerca vulcanologica ai campi Flegrei ed al Vesuvio da circa un trentennio - continua a sollevare alcune questioni scientifiche fondamentali relativamente alla possibile generazione di esplosioni e di sequenze sismiche in un'area densamente popolata, ad alto rischio e sede di fenomeni bradisismici attualmente in fase di intensificazione. La caldera dei Campi Flegrei, una delle aree a più alto rischio al mondo, è stata caratterizzata negli ultimi diecimila anni da oltre settanta eventi vulcanici esplosivi e dal fenomeno del bradisismo,processo di lento sollevamento del suolo e di intensa attività sismica. Su tale fenomeno, a fronte di molte ricerche, non è ancora disponibile una teoria che ne definisca le cause e la possibile evoluzione verso fenomeni eruttivi e scarse conoscenze sono disponibili sulla tipologia e la durata dei possibili precursori attesi in caso di una futura eruzione. E' noto che l'unica strategia per porre in salvo la popolazione a rischio in caso di un'eruzione è un efficace piano di evacuazione. Ma al momento tale piano non è disponibile. Questa situazione rende le perforazioni una potenziale causa di rischi non ben valutabili per la popolazione residente proprio nell'area delle perforazioni e nell'area dei Campi Flegrei più in generale. I crescenti valori di temperatura e pressione all'aumentare della profondità nel sottosuolo dei Campi Flegrei e la presenza di liquidi e gas in condizioni critiche, rende intrinsecamente imprevedibili gli effetti di perforazioni profonde. Tra i più comuni in aree di questo tipo conosciamo l'induzione di sequenze sismiche e di esplosioni di pozzo e in precedenti perfozioni nei Campi Flegrei tali eventi sono già stati osservati. Oggi, dopo l'esperienza delle condanne penali in primo grado agli esperti della Commissione Grandi Rischi, a seguito della sottovalutazione della possibilità di un evento distruttivo all'Aquila, emerge con maggior rilevanza la questione etica nella ricerca scientifica e negli interventi dell'uomo sulla natura potenzialmente pericolosi. Il primo diritto della collettività è quello della sicurezza e dell'incolumità che devono essere garantite dalle autorità di Protezione Civile nazionali e locali e nel caso dei rischi naturali o di quelli indotti dall'uomo deve sempre essere adottato il principio di precauzione per il quale in mancanza di assoluta prevedibilità degli effetti, qualsiasi azione potenzialmente pericolosa deve essere evitata".

sabato 2 febbraio 2013

Il Campi Flegrei Deep Drilling Project (CFDDP)

Schema della caldera dei Campi Flegrei con indicazione del pozzo profondo in programma nell'ultima fase del progetto CFDDP.Il Campi Flegrei Deep Drilling Project (CFDDP) è un progetto internazionale di ricerca scientifica finalizzato alla comprensione della dinamica vulcanica dei Campi Flegrei e dei meccanismi che generano i fenomeni di sollevamento ed abbassamento della caldera (bradisisma). Il progetto prevede l’esecuzione di due perforazioni; la prima, già esecutiva, si spingerà fino 500m di profondità (pozzo pilota); la seconda, ancora in progetto arriverà fino a 3.5km circa.


La perforazione ha raggiunto 222.5 m di profondità alla fine di Luglio 2012. Dal 31 Luglio, sono temporaneamente terminate le attività di perforazione del pozzo pilota, che sono riprese il 12 Novembre 2012 con una nuova strumentazione, tecnologicamente più avanzata di quella utilizzata per la parte superficiale. Entro la prima settimana di Dicembre, si raggiungeranno i 500 m di profondità previsti, e tutte le attività di cantiere nell'area termineranno. Prima dell’inizio della perforazione nell’area di cantiere sono stati installati strumenti per il controllo delle micro-deformazioni orizzontali e verticali del suolo, mentre la trivella è stata dotata di sensori per il controllo in continuo, all’interno del pozzo, di tutti i parametri necessari (pressione, temperatura, emissioni di gas, ecc.) per garantire lo svolgimento delle operazioni in massima sicurezza. La testa pozzo è dotata di un doppio “blow-out preventer”, un dispositivo che garantisce la massima tenuta del pozzo, anche in caso di risalita di fluidi in pressione.
Non è stato riscontrato nessun problema tecnico o di altra natura nel corso della perforazione. E’ stato eseguito un logging del pozzo, vale a dire un rilievo elettronico, con speciali sensori calati in pozzo, che servirà a definire con precisione i principali parametri fisici delle rocce, e confrontare i risultati con quelli delle stratigrafie che i vulcanologi stanno eseguendo sui prodotti incontrati durante la discesa della trivella.
Lo step successivo alla fine della perforazione sarà quello di installare all’interno del pozzo dei sensori tecnologicamente avanzati per la misura della temperatura, delle deformazioni del suolo e della sismicità. Queste misure saranno di grande utilità per l'identificazione dei precursori di una possibile eruzione.
Si prevede di ottenere un primo quadro generale dei risultati verso la fine del prossimo Dicembre.

Profondità raggiunta (01 Dic., 23:30 GMT): 502 m

giovedì 31 gennaio 2013

Il supervulcano dei Campi Flegrei dà segni di risveglio.


flegrei

Nei Campi Flegrei in Italia, nei pressi di Napoli, un gigantesco vulcano sta dando segni di vita. Non è solo l'aumento della temperatura della terra nella regione a preoccupare i sismologi, ma anche l'evidente deformazione del terreno.

Nel lontano passato l'attività dei supervulcani influenzava il cambiamento del clima e mutava completamente il pianeta. Oggi gli scienziati non osano prevedere le conseguenze di una possibile riattivazione del vulcano.
Ultimamente i Campi Flegrei si stanno alzando di tre centimetri sul livello del mare ogni anno. Microterremoti e accumulazioni di gas nel terreno fanno prevedere che il vulcano si prepara ad eruttare. Vladimir Kir'janov, docente della facoltà di geologia dell'Università statale di San Pietroburgo, spiega:
Se il sollevamento avviene in maniera regolare, allora è probabile che sia in corso il riempimento della camera magmatica e per questo si sta sollevando il terreno sopra di essa. I Campi Flegrei sono un supervulcano, come anche Yellowstone negli Stati Uniti e Toba in Indonesia, che eruttano più di mille chilometri cubici di magma che provocherebbero eruzioni catastrofiche. Nella regione dei Campi Flegrei è avvenuta una grande eruzione circa 30-40 mila anni fa. La cenere vulcanica che ne risultò si trova ancora adesso nel Mar Mediterraneo, in Bulgaria, in Ucraina e persino nel territorio russo. Ora sta avvenendo l'ennesimo riempimento della camera magmatica e prima o poi l'eruzione potrebbe succedere.
Eruzioni di questo genere di vulcani potrebbero portare al cosiddetto inverno vulcanico: i gas di zolfo e la cenere prodotta dallo scoppio raggiungono l'atmosfera e ricoprono la superficie terrestre. I raggi solari non riescono a penetrare attraverso lo spesso strato fino al suolo e i gas, trasformatisi in acido solforico, scendono sulla superficie terrestre sotto forma di sedimenti tossici. Gli scienziati affermano che la Terra ha già sperimentato una catastrofe simile 74 mila anni fa, dopo lo scoppio del vulcano Toba nell'isola indonesiana di Sumatra. Questo comportò il cambiamento del clima e una moltitudine di vittime umane. Ora sarebbe molto peggio: basti ricordare al collasso che la lieve attivazione del vulcano in Islanda portò nel 2010.
Le eruzioni dei supervulcani avvengono talmente di rado che gli scienziati non possono dire quanto tempo debba passare prima dei segnali iniziali dello scoppio. Nei Campi Flegrei, negli anni settanta dello scorso secolo, in tre anni il livello del terreno si alzò di un metro e mezzo, provocando crepe su molte case, ma in seguito il movimento della superficie diminuì sensibilmente. Il riempimento della camera magmatica, però, non è l'indicatore più preciso, ritiene Aleksej Sobisevič, responsabile del laboratorio di geofisica e vulcanologia dell'Istituto di fisica dell'Accademia Russa delle Scienze:
Si tratta di un presagio piuttosto a lungo termine: potrebbe riempirsi per decenni, anche centinaia di anni. Non è un problema attuale, molte montagne crescono di cinque centimetri all'anno, è un processo naturale in geologia.
Secondo l'esperto, è molto più interessante e importante il fenomeno naturale che si osserva ora in Kamčatkam, nella regione del vulcano Tolbačik. Ogni giorno qui avvengono effusioni vulcaniche e sollevamenti del terreno.
Gli scienziati affermano che l'intero sistema vulcanico del pianeta si trova ora in un momento di estrema tensione. I condotti sotterranei sono pieni di magma bollente che scoppia all'esterno. Che questo provochi l'eruzione di un supervulcano o che porti all'attivazione di una serie di piccoli vulcani, in entrambi i casi ciò porterà ad enormi conseguenze per tutti gli abitanti della Terra.

giovedì 10 gennaio 2013

Pozzuoli (NA) - I grafici del bradisismo in atto


Nell’area flegrea le misure geodetiche evidenziano un progressivo sollevamento del suolo a partire dal 2005-2006. Dalla fine del 2005, alla stazione GPS dove è rilevata la maggiore deformazione verticale, localizzata al Rione Terra a Pozzuoli, si evidenzia un sollevamento complessivo di circa 18 cm. La recente attività registrata ai Campi Flegrei, pur non rappresentando una variazione significativa nello stato di attività dell’area vulcanica è tenuta continuamente sotto controllo ed è oggetto di approfondite analisi.
Credit: INGV
A partire dal 2006, alle fumarole della Solfatara, va segnalata la continua e lenta crescita del rapporto CO2/H2O e dei valori di temperatura (zona Pisciarelli). Secondo le più recenti interpretazioni tali segnali sono indicativi di un progressivo aumento nella frazione di fluidi magmatici nei gas emessi dalle fumarole. Nella figura in basso viene riportata la serie temporale delle variazioni in quota di RITE. I punti in nero rappresentano le variazioni settimanali calcolate con i prodotti finali IGS (effemeridi precise e parametri della rotazione terrestre), che vengono rilasciati con un ritardo di 12-18 giorni. I punti in blu, effetti da maggiore incertezza, rappresentano le variazioni giornaliere calcolate con prodotti rapidi IGS. Essi saranno riprocessati con i prodotti finali IGS appena disponibili. L’incremento visibile della componente verticale della stazione GPS RITE, pari a circa +0.5 cm nell’ultima settimana, è entro l’errore della misura e mostra comunque un evidente rallentamento rispetto ai primi 15 giorni di dicembre, quando il sollevamento della stazione GPS aveva raggiunto una velocità di circa 3 cm/mese. (INGV)

giovedì 3 gennaio 2013

Pozzuoli. Sale il livello di allerta per il bradisismo.


Secondo quanto comunicato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dall’Osservatorio Vesuviano nel Bollettino di Sorveglianza Campi Flegrei del 21 dicembre scorso, «la rete permanente di controllo mostra una netta ripresa del processo di sollevamento dell’area flegrea» e la velocità di sollevamento registrata nel bollettino del 21 dicembre è pari a 2.5/3.0 cm al mese alla stazione GPS del Rione Terra, considerato dagli scienziati il «valore massimo ad oggi rilevato a partire dalla fase di sollevamento iniziata nel 2005». Nel Bollettino del 28 dicembre, invece, è stato segnalato dalla stazione GPS un incremento visibile del suolo pari a 0.5 cm nell’ultima settimana.
«In base a questi dati, ai Comuni flegrei è stata inviata una nota ufficiale nella quale, come da prassi in casi del genere, è stato comunicato il passaggio dal livello di allerta vulcanica “base” al livello di “attenzione nell’allerta” – sottolinea il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia – In pratica il secondo livello di guardia in una scala di valori che arriva a quattro. C’è attenzione massima ma non vi è alcun pericolo. In questi casi i sindaci e le istituzioni locali sono chiamati per legge ad informare i propri concittadini scongiurando notizie incontrollate che possano ingenerare solo inutile allarmismo. In 6 mesi di lavoro come sindaco di Pozzuoli, ho dedicato molta attenzione al fenomeno bradisismico e alla sua prevenzione, lavorando ad una serie di iniziative in sinergia con l’Osservatorio Vesuviano, con il quale abbiamo firmato una convenzione, e con i sindaci degli altri Comuni flegrei con i quali c’è massima e proficua concertazione. L’Osservatorio Vesuviano – continua il sindaco Figliolia – è l’interfaccia del Comune e insieme ai loro scienziati abbiamo previsto una serie di incontri pubblici con la cittadinanza per spiegare cosa sta avvenendo nel sottosuolo della caldera flegrea. Dobbiamo affrontare il problema con massima serenità e tranquillità, con la consapevolezza che il Comune di Pozzuoli sta lavorando al proprio piano comunale di protezione civile e di esodo (in attesa del Piano nazionale) e che tra qualche settimana tornerà attivo nell’ex Biblioteca civica di Toiano il COC, il centro operativo comunale per monitorare 24 ore su 24 il rischio vulcanico. Da parte nostra c’è vigilanza attiva e serena, mentre facciamo appello alla comunità scientifica internazionale affinchè venga a studiare da vicino a Pozzuoli questo processo di sollevamento del suolo, facendo della nostra cittadina un positivo esempio scientifico di caratura mondiale. Il bradisismo non deve fare paura, ma va affrontato con un serio approccio scientifico».
02/01/2013, 14:48

mercoledì 12 settembre 2012

Trivellazioni e Bagnoli e scosse a Pozzuoli, quale è la verità?

Col bradisismo vengono a galla anche contraddizioni e qualche bugia. Forse non erano proprio pazzi o visionari coloro che si sono dichiarati contrari alle trivellazioni nell’area dell’ex Italsider a Bagnoli e al progetto denominato “Campi Flegrei Deep Drilling ”. Le continue scosse di ieri a Pozzuoli hanno riportato a galla la questione. Come spesso accade, poca chiarezza e le molte contraddizioni, per non parlare di bugie, fanno traballare alcune “verità” di amministratori, politici e scienziati, che hanno dato il via libera alle perforazioni. E si alimentano i dubbi. Di “fatale coincidenza” parla il professor Giuseppe Luongo. Il quale ha anche spiegato che la distanza tra l’epicentro del fenomeno tellurico e la zona degli scavi, non lascia alcun dubbio sulla natura delle scosse: imputabili unicamente al bradisismo. Quindi, secondo l’ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, non ci sarebbe alcun collegamento tra lo sciame sismico registrato e avvertito dalla popolazione di Pozzuoli e le perforazioni a Bagnoli. Sempre Luongo però, ad una precisa domanda : “Cosa sarebbe successo se le trivelle avessero risvegliato l’attività del bradisismo?”, risponde: “ L’inferno! Scavando in profondità –aggiunge- saremmo forse precipitati in un baratro di fuoco e di devastazione ambientale. Sarebbe stata una catastrofe!”. In profondità? E a quanti metri si scatenerebbe questo “inferno”? Il vulcanologo chiarisce: “ Uno scavo a duecento metri (come quello che fino ad ora sarebbe stato effettuato) non può risvegliare il fenomeno del bradisismo”. Quindi, Luongo non esclude che vi possa essere una relazione trivellazioni-terremoti. Il 26 luglio scorso i ricercatori dell'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dichiaravano: ''l'assenza dei rischi paventati'' ( Ansa delle ore 19:40 del 26 luglio 2012). Tanto da prevedere, nel progetto, anche uno scavo fino a 3500 metri che dovrebbe iniziare fra qualche mese, dopo il primo di 500 metri. Insomma, c’è o non c’è il pericolo che scavando si possano innescare dei terremoti? Il geologo dell’Univerità di Napoli, Franco Ortolani, il 28 luglio, sostenne che: “ Scavare in profondità tra i fluidi bollenti di un vulcano è estremamente rischioso!”. E aggiunse: “E’ un progetto che presenta buchi da ogni parte. Realizzato su un terreno fragilissimo come quello dei Campi Flegrei”. Ortolani adombrò anche il sospetto del business dietro le trivellazioni. Ed oggi qualcuno ammette che quegli scavi non servirebbero solo al monitoraggio e studio dei fenomeni vulcanici. Ma anche all’individuazione di fonti energetiche. Interesse quest’ultimo, sempre negato. Anche il vulcano Lucy, nell’isola di Java, si risvegliò violentemente a seguito di trivellazioni petrolifere. E negli anni ’70, la compagnia Agip-Eni dovette interrompere, sempre sulla stessa area di Bagnoli, le trivellazionia causa dell'aumento a dismisura dieventi microsismici e delle anomalie geotermiche e geofisiche che si registrarono. Nel 2010 l’ex sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, si oppose al progetto: ''Senza la certezza che non ci sono pericoli, non si trivella da nessuna parte”. E il dipartimento della Protezione Civile, sempre nel 2010, impose che venisse presentato un dettagliato rapporto tecnico per fare il punto sul “Campi Flegrei Deep Drilling Project” da parte dei ricercatori dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). I dubbi sul progetto e sulla innocuità degli scavi, come si vede, già non erano pochi.

domenica 9 settembre 2012

Pozzuoli (NA) - Scosse e boati, paura, Giuseppe Luongo: «Il suolo si sta rialzando»



di Franco Mancusi
NAPOLI - Coincidenze fatali. Uno sciame sismico fittissimo, a Pozzuoli, negli stessi giorni delle trivellazioni avviate per ragioni scientifiche ed energetiche nell’area di Bagnoli. Tanta paura, ma nessun collegamento fra i due eventi. Una volta tanto i vulcanologi sono d’accordo. «Non possiamo avere dubbi, basta vedere la distanza fra il cantiere dello scavo e l’epicentro delle scosse», spiega Giuseppe Luongo, vulcanologo di fama, professore emerito di Fisica del Vulcanesimo nell’università Federico II.

Cosa sarebbe successo se le trivelle avessero risvegliato l’attività del bradisismo?
«L’inferno, credo. Scavando in profondità saremmo forse precipitati in un baratro di fuoco e di devastazione ambientale. Diciamo che sarebbe stata una catastrofe».

L'attività del bradisismo è ferma?
«L’evoluzione del fenomeno non si arresta mai. Negli ultimi tempi si è registrata una nuova fase di lieve sollevamento del suolo. Ecco spiegata la sequenza degli ultimi terremoti, che per fortuna hanno generato soltanto paura».

La gente sapeva di questa inversione di tendenza?«Non lo so, non credo, considerando le reazioni manifestate nelle ultime ore. La sorpresa è stata generale».

Delle trivellazioni a Bagnoli, però, sapevano tutti.
«Ed è proprio per questo che molti hanno temuto per un risveglio dell’attività vulcanica. Come se uno scavo effettuato ad appena duecento metri avesse risvegliato il fenomeno, insomma. L’ipocentro dello sciame sismico, d'altra parte si è verificato quasi a cinque chilometri di profondità».

Chi doveva avvertire la popolazione della crisi in atto?«Certamente il sindaco doveva essere informato dalla Protezione Civile, a sua volta messa in campana dalle valutazioni della comunità scientifica. Tutto ciò non è accaduto. Non saprei spiegare perché».

Nei giorni dell’emergenza di trent’anni fa a Pozzuoli vi era un presidio per la sorveglianza del bradisismo. Perché fu chiuso?
«Credo per le difficoltà finanziarie. Anche se l'Osservatorio Vesuviano si è sempre dichiarato pronto a collaborare gratuitamente».

Considera adeguata la rete informativa in un area ad alto rischio ambientale, come quella dei Campi Flegrei?
«Certamente no. Sia nel comprensorio vesuviano che in quello del bradisismo le istituzioni hanno il dovere di assistere puntualmente e correttamente le popolazioni. Altrimenti le conseguenze della scarsa conoscenza rischiano di essere peggiori dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche».

Quando si potrebbe parlare di situazione di allarme, realisticamente?
«In condizioni decisamente diverse. Nel caso dell'emergenza che provocò l'esodo del centro antico, nell'ottobre '83 a Pozzuoli non si capiva niente».

Quali sono i segnali precursori di una crisi-eruzione?
«Tanti, e ben diversi dallo sciame sismico delle ultime ore. Intanto le deformazioni evidenti del suolo nell'area epicentrale. Poi le scosse, molto più forti e continue. Ancora, le variazioni delle composizioni geochimiche nelle fumarole, i boati, le trasformazioni dei flussi termali».

Come cambierà, in considerazione anche di questo fenomeno, la mappa della zona rossa nell'area del bradisismo?
«Lo vedremo quando, finalmente, il piano di sicurezza della Protezione Civile vedrà la luce».

Anche Napoli sarà inserita nella zona a rischio?
«Forse alcuni quartieri della periferia occidentale. Bagnoli, Fuorigrotta, Soccavo, Pianura: altre comunità da spostare in caso di emergenza. Non sarà uno scherzo».

Pozzuoli (NA) - Pozzuoli, niente scosse nei Campi Flegrei Un pescatore: ho visto la sabbia sollevarsi

POZZUOLI - Attività sismica ferma nei Campi Flegrei. Dopo l'ultimo evento di ieri mattina alle ore 10,25 di magnitudo 1,5, accompagnato da un forte boato, avvertito distintamente in tutta la zona alta di Pozzuoli e ad Arco Felice, provocando forte apprensione nella popolazione non si sono registrate altre scosse. 

Dall'Osservatorio Vesuviano, divenuto da ieri mattina il punto di riferimento di amministratori e gente comune per avere informazioni certe sull'evoluzione del bradisismo arriva la comunicazione che «dalla mattinata di ieri, dopo la scossa di magnitudo 1,5, non si sono registrati eventi, nemmeno al di sotto della magnitudo 1,0, ossia quelle microscosse che caratterizzano proprio l'attività sismica nei Campi Flegrei. L'attività al momento è ferma».

Un bollettino tranquillizzante che ha riportato la calma in città, dopo le ore di preoccupazione vissute ieri mattina, soprattutto nella zona di Arco Felice dove i boati si erano avvertiti in maniera distinta. L'epicentro degli ultimi eventi, dopo la rissa di localizzazioni che si sono rincorse nei primi momenti, è stato individuato nell'area del porto di Pozzuoli, tra la Darsena e il litorale di Arco Felice. 

A conferma della tesi arriva la testimonianza di un pescatore di frutti di mare che ieri mattina si trovava al largo, proprio sul segmento Pozzuoli porto - Arco Felice. L'uomo, un quarantenne, al rientro ha raccontato di aver visto sollevarsi durante la pesca la sabbia dal fondale marino, fatto del tutto inusuale. I fatti secondo le ricostruzioni effettuate si sarebbero verificati nell'arco di tempo in cui sulla terraferma si avvertivano le scosse. 

In città ed in periferia le attività si sono svolte normalmente con la consueta frenesia nel centro storico e nelle aree mercatali ittica e dell'ortofrutta di via Fasano all'ingrosso e al dettaglio. Normale attività anche sul porto per le operazioni di imbarco e sbarco dalle isole.
Fonte

venerdì 1 gennaio 2010

Ischia Porto....acqua alta come a Venezia


Ischia (NA), da ieri  come a Venezia, ha dovuto affrontare  col problema dell'acqua alta che ha invaso il Porto, recando disagio ai negozi e ristoranti che vi si affacciano.



 "I residenti e operatori storici della Riva sinistra avanzano varie ipotesi sul fenomeno. Ritengo che quest'anno il fenomeno sia particolare esagerato, ha affermato Peppino Macrì, e suppongo che questo sia il risultato di quello che viene denunciato da più parti, lo scioglimento dei ghiacciai. E' probabile, ha concluso Macrì, che questo sia un fenomeno irreversibile". "Visto che il fenomeno si è ripetuto in questi termini anche quest'anno, ha detto Rosario Coppa, probabilmente c'è qualcosa che non riusciamo a capire. Sicuramente potremmo avere delle risposte dagli appositi Istituti che studiano sia il bradisismo che il fenomeno dell'acqua alta". 

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