venerdì 28 settembre 2012

Terremoti, allerta nell’Oceano Indiano: la crosta terrestre si sta spaccando

Lo affermano tre studi pubblicati tutti e tre il 26 Settembre su Nature: al largo dell’Oceano Indiano la crosta terrestre di sta spaccando, cosa che ha presumibilmente causato i due disastrosi terremoti dell’11 Aprile 2012, di magnitudo 8.6 e 8.2 della scala Richter, avvenuti in quella parte del pianeta. Le conseguenze per il futuro non sono attualmente prevedibili.

Fin dagli anni ’80 i sismologi sospettavano che la placca chiamata Indo-Australiana si potesse rompere. Ma i fenomeni sismici dell’11 Aprile hanno rappresentato “l’esempio più spettacolare” di questo processo in atto, come ha dichiarato Matthias Delescluse, geofisico presso l’Ecole Normale Supérieure di Parigie autore principale del primo studio. (Quei terremoti) “sono stati la manifestazione più chiara del processo di formazione di una nuova placca” ha continuato il ricercatore.
Secondo le più accreditate teorie sulla tettonica delle placche, quella Indo-Australiana ha infatti iniziato a deformarsi internamente circa 10 milioni di anni fa. In conseguenza di ciò,regioni vicino all’ India hanno cominciato a scricchiolare contro la placca eurasiatica, creando pressioni contro l’Himalaya e spingendo lentamente il paese asiatico verso il basso. La maggior parte degli scienziati ritengono che la regione australiana abbia contribuito a queste tensioni, che stanno letteralmente spezzando la crosta terrestre in quella zona.
regioni vicino all’India hanno cominciato a scricchiolare contro la placca eurasiatica, creandopressioni contro l’Himalaya e spingendo lentamente il paese asiatico verso il basso. La maggior parte degli scienziati ritengono che la regione australiana abbia contribuito a queste tensioni, che stanno letteralmente spezzando la crosta terrestre in quella zona.
Delescluse e il suo team hanno dedotto la presenza di queste sollecitazioni sismiche tramite unmodello di stress calcolato sulla situazione geologica di poco antecedente al 2012, scoprendo che due terremoti precedenti, quello di magnitudo 9.1 del 2004, che ha scatenato uno tsunami nell’Oceano Indiano, e un altro più debole del 2005, hanno probabilmente favorito il sisma del 2012, aggiungendo ulteriore tensione alla zona.
Pertanto questi due precedenti terremoti sarebbero stati una causa indiretta di quelli più recentiGregory Beroza, sismologo presso la Stanford University di Palo Alto (California, Usa) sostiene che il modello è ben costruito e fornisce una spiegazione plausibile. Secondo il ricercatore, infatti, gli eventi del 2004 e del 2005 non avrebbero potuto di per sè causare quelli del 2012. “Dovevano esserci altri tipi di stress” ha dichiarato.
Nel secondo studio, guidato da Thorne Lay dell’University of California Santa Cruz (Usa) i ricercatori hanno scoperto che il primo terremoto ha interessato in realtà quattro faglie, una delle quali scivolata di 20-30 metri, come se l’evento potesse suddividersi in quattro fenomeni sismici diversi, più piccoli. Questo si verifica molto di rado, sostengono i ricercatori, perché generalmente un terremoto interessa un’unica faglia.
Nel terzo studio, infine, i ricercatori dell’University of California di Berkeley (Usa) guidati daRoland Bürgmann hanno analizzato gli strascichi di queste terribili scosse, scoprendo che per ben sei giorni dopo i due eventi sismici se ne sono verificati altri in altre zone del pianeta, di magnitudo 5.5 e superiore.
“È importante studiare ogni terremoto –ha dichiarato Hiroo Kanamori, sismologo presso ilCalifornia Institute of Technology di Pasadenama questo è piuttosto unico nel suo genere. Le sue caratteristiche, così particolari, potrebbero infatti contribuire ad incrementare le conoscenze degli scienziati sui fenomeni geologici e sismici.
Roberta De Carolis

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