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domenica 20 aprile 2014

Vesuvio a luglio nuovo piano di evacuazione.

Eruzione del 1943

Il Vesuvio e i Campi Flegrei fanno della zona di Napoli un’area ad alto rischio vulcanico. La conferma viene dal convegno “Il Rischio Sismico nell’area vesuviana e flegrea” che si è tenuto martedì 15 aprile a Napoli nell’ambito della convention organizzata dal Sindacato Nazionale dei Geologi Professionisti (SINGEOP).
Proprio nel corso del convegno, l’assessore alla Protezione civile della Regione Campania, Edoardo Cosenza ha annunciato che un nuovo piano di evacuazione verrà presentato a fine luglio e comprenderà anche Posillipo e Chiaia. La motivazione la dà lo stesso assessore, sottolineando come “lo scenario dei Campi Flegrei è reso complicato dal fatto che la bocca eruttiva storicamente si è aperta in posti molto diversi mentre sul Vesuvio è più nota. Dalla storia degli ultimi quattromila anni è possibile, non probabile, ma possibile che si apra una bocca eruttiva spostata più verso Fuorigrotta, per questo sicuramente ci sarà un'estensione di zona rossa ad altre parti di Napoli che, oltre a Agnano, Bagnoli e Fuorigrotta, comprenderanno anche Posillipo e parti o tutta Chiaia”.
Ma quanto è alto il rischio di un’eruzione? Ne abbiamo parlato con il geologo Guglielmo Emanuele Presidente del SINGEOP Regione Campania.
“Napoli è bella perché è pericolosa e forse il calore dei napoletani è in qualche modo legato alla presenza dei vulcani. A parte gli scherzi, torna come un’onda la moda di parlare del Vesuvio e noi abbiamo voluto organizzare questo convegno anche per fare chiarezza. Il Vesuvio è tenuto sotto controllo costante e bisogna ricordare che la scuola napoletana di geofisica e di studio del vulcanesimo è tra le migliori al mondo. E’ giusto avere la consapevolezza che tutta Napoli è in una zona a rischio, compresa Ischia, ma possiamo dire che oggi siamo in una situazione di quiete. E’ giusto quindi pensare ai piani di evacuazione oggi, ma senza ingenerare panico che diventa pericoloso. Dico perciò di fare attenzione a dare credibilità a scienziati che lanciano allarmi senza alcun dato di fondo. E’ come se mi mettessi a suonare il pianoforte ad orecchio anziché sapendo leggere lo spartito. C’è una bella differenza”.
Quante persone vivono nella zona a rischio?
“Si calcola all’incirca fra le 500 e le 700mila. Il professor Cosenza ha assicurato che si lavora per ultimare le infrastrutture necessarie per evacuare il più velocemente possibile. Poi però vanno affrontati anche altri problemi come quello dell’accoglienza. Poiché pensare di trasferire gli sfollati in Veneto o Toscana vuol dire gestire un esodo vero e proprio”.
E’ vero che i Campi Flegrei sono considerati supervulcani, molto più pericolosi del Vesuvio?

“Il Vesuvio è un vulcano come siamo abituati a pensarlo. Ha cioè un edificio vulcanico con il camino, la caldera ecc..Nel caso di eruzione potrebbero aprirsi delle fatturazioni laterali a causa della consolidazione del tappo e si stima che i detriti potrebbero raggiungere la velocità di 100 km l’ora. Pietre incandescenti a questa velocità rappresentano di per sé un pericolo enorme. I Campi Flegrei invece sono privi di un edificio vulcanico che si forma con l’innalzamento della terra. Sono in pratica una pianura molto estesa e non è possibile prevedere cosa succederà in caso di eruzione. Per questo il controllo e il monitoraggio continuo sono necessari ed è importante che tutti suonino con lo spartito davanti, ovvero che tutte lespecializzazioni professionali mettano a disposizioni le proprie competenze e i risultati delle proprie analisi perché il confronto sia continuo e permetta alla ricerca e alle analisi di crescere”.
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15-04-2014

FONTE

lunedì 3 marzo 2014

“Attenti alle perforazioni del sottosuolo, c’è il rischio terremoto”. Il geologo Ortolani lancia l’allarme sui Campi Flegrei.

I Campi Flegrei
Il territorio flegreo è naturalmente predisposto ad eventi sismici ed è costantemente monitorato da esperti attraverso l’osservazione di parametri geofisici e geochimici. Il professor Franco Ortolani, ordinario di Geologia, direttore del Dipartimento Scienza del Territorio all’Università Federico II di Napoli, esprime preoccupazione per i permessi di ricerca geotermica nella zona flegrea ottenuti dalla società GEOELECTRIC S.R.L.. Questa azienda napoletana ha richiesto ed ottenuto l’autorizzazione per avviare una prima fase di studio ed indagini sull’area, per poi eventualmente procedere con la perforazione di pozzi esplorativi e successivamente produrre energia elettrica. Quest’ultima operazione avverrebbe tramite l’estrazione dei fluidi caldi dal sottosuolo e la loro reiniezione a forte pressione nello stesso (dato che non possono essere dispersi nell’atmosfera essendo nocivi per l’ambiente e la salute dei cittadini). Il problema è che in un sottosuolo naturalmente instabile, un intervento del genere è notoriamente pericoloso in quanto  rischia di innescare una sismicità. Lo dimostrano i numerosi terremoti che accompagnano il fenomeno bradisismico, come verificato tra il 1983 ed il 1985, quando il suolo flegreo si sollevò di circa 2 m nella zona del porto di Pozzuoli. “Non voglio destare inutili preoccupazioni – dice Ortolani a Retenews24 - ma sollecitare la partecipazione dei cittadini ad azioni amministrative sovracomunali che possono creare situazioni rischiose in un territorio già naturalmente a rischio. Lavorando in un’area urbanizzata si deve pretendere la massima garanzia verificabile per i cittadini e l’ambiente. E’ importante l’assunzione di responsabilità da parte della società operante e da parte dei funzionari che devono validare quanto dicono. E’ necessario che i cittadini di Napoli, Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida siano informati ed abbiano accesso a tutti gli atti che riguardano il permesso citato; in pratica sono i primi interessati e devono avere tutte le garanzie che gli interventi dell’uomo non aumentino i rischi già esistenti”. I permessi di cui parla il noto geologo, sono denominati “Cuma” e “Scarfoglio” e sono stati concessi alla GEOELECTRIC S.R.L. dall’ UNMIG, l’Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse del Ministero dello Sviluppo Economico. “Gli impatti di una sismicità indotta sono molto preoccupanti – conclude Ortolani – basti pensare a quello che sta succedendo in Oklahoma, dove si sta registrando una vera e propria “crisi sismica” probabilmente a causa del fracking (fratturazione idraulica per estrarre gas naturale e petrolio dalle rocce di scisto, cioè quelle presenti nel sottosuolo). Dunque, in questo caso, a provocare i terremoti sarebbe proprio l’uomo”.
FONTE

martedì 24 settembre 2013

Napoli - Campi Flegrei, individuata una nuova bocca eruttiva NON CI SONO PERICOLI IMMINENTI.

SOLFATARA  a Pozzuoli (Na)

Ecco il nuovo cratere flegreo. Si trova nella zona della Solfatara la nuova possibile bocca eruttiva dei Campi Flegrei. Lo rivela una ricerca multidisciplinare condotta dai ricercatori dell'Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia insieme ai colleghi inglesi delle Università di Oxford e Bristol, che è stata presentata oggi a Geoitalia 2013, il nono forum nazionale delle Scienze della terra che si sta svolgendo a Pisa. 
La ricerca ha anche elaborato la stima dei tempi di ristagno dei magmi sotto la struttura dei Campi Flegrei prima che essi vengano eruttati. 

NUOVE MAPPE DEL RISCHIO - «Si tratta di uno studio - ha spiegato Roberto Isaia, vulcanologo dell'Osservatorio Vesuviano - che dà importanti indicazioni sui tempi di riattivazione del vulcano. Abbiamo presentato nuove mappe probabilistiche di pericolosità vulcanica, nonchè nuove stime di parametri fisici delle eruzioni per la valutazione dell'impatto dei fenomeni eruttivi sul territorio. Queste stime sono fondamentali per la formulazione dei piani di emergenza ai Campi Flegrei, che tra gli scenari possibili dovranno tenere conto anche del fatto che, in quest'area, due eruzioni sono avvenute contemporaneamente da centri eruttivi posti a distanza di più di 5 chilometri l'una dall'altra». 

NON CI SONO IMMINENTI PERICOLI - Lo studio non rivela pericoli imminenti ma, ha concluso Isaia, «determina scenari che vanno tenuti in considerazione per lavorare sempre di più e meglio sulla capacità di reazione di fronte a eventi eruttivi». «I nostri studi - ha sottolineato Mauro Rosi, presidente della federazione italiana delle Scienze della Terra - non hanno solo valenza scientifica, ma anche una immediata e concreta ricaduta sulla popolazione perchè rappresentano un patrimonio di conoscenze fondamentale per il dipartimento nazionale di Protezione civile per adottare conseguenti piani di emergenza».

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2013/18-settembre-2013/campi-flegrei-nuova-bocca-eruttivasi-aprira-adrano-artoni-solfatara--2223175755376.shtml

mercoledì 19 giugno 2013

Vesuvio, altre due scosse, ma a preoccupare è la camera magmatica dei campi Flegrei.


 Secondo gli esperti movimenti sismici che stanno interessando il Vesuvio negli ultimi giorni rientrano nella normalita'.
Sta di fatto che altri due terremoti sono stati registrati dagli strumenti dell'osservatorio vesuviano. La prima scossa rilevata alle ore 02:19:54 del 18/06/2013 ad una profondità di 1.46 km. La seconda scossa è avvenuta alle ore 04:25:33 del 18/06/2013 ad una profondità di 0.06 km. Magnitudo ancora da verificare. 
Ma a preoccupare seriamente i vulcanologi sarebbe la camera magmatica comune, estesa a 8-10 chilometri di profondità. Un bacino comune alla caldera dei Campi Flegrei e al Vesuvio, colmo di magma, che potrebbe fuoriuscire in qualsiasi momento e risalire in tempi brevi verso la superficie. Studiando  i flussi di calore provenienti dai due complessi vulcanici – maggiori in corrispondenza dei Campi Flegrei e minori man mano ci si avvicina al Vesuvio,  vulcanologi sono inoltre arrivati alla conclusione che, probabilmente, gran parte della sorgente magmatica si troverebbe in corrispondenza dei Campi Flegrei, considerati un "super vulcano" potenzialmente molto più pericoloso del Vesuvio.
 Nel caso dovesse verificarsi, "il processo di risalita del magma sarebbe molto veloce, impiegherebbe pochi giorni", spiegano gli esperti.  "Ciò significa che dal momento in cui si verificano i fenomeni precursori dell'eruzione (come variazioni delle caratteristiche chimiche e delle temperature delle fumarole, deformazioni del suolo e attività sismica) ci vogliono pochi giorni perché il magma risalga in superficie. Cosa che, in assenza di un piano di emergenza riguardante i Campi Flegrei, potrebbe provocare dei disastri non solo a livello locale, ma estesi a tutta l'area campana".
E gli esperti puntano il dito contro i piani di evacuazione, inadeguato per quanto riguarda il Vesuvio e la zona rossa, addirittura inesistenti per i campi Flegrei, dove le eruzioni sarebbero potenzialmente molto più violente di quelle scatenate dal vulcano, e che possono verificarsi in qualsiasi punto della caldera, a partire dalla città di Napoli, dove i quartieri di Soccavo, Fuorigrotta e Posillipo potrebbero ritrovarsi sommersi da lava e cenere.

domenica 16 giugno 2013

“Vesuvio e Campi Flegrei: vulcano, supervulcano e supercamera magmatica? Intervista alla Dott. Lucia Pappalardo”


La camera magmatica di un vulcano potremmo assimilarla come idea a una sorta di avamposto del magma verso la superficie. Un magma che popola le profondità astenosferiche differenziandosi per caratteristiche chimiche e fisiche. Una differenza non da poco, poiché influenza le diverse tipologie eruttive, quando il materiale incandescente, stressato, balza fuori dal profondo.
I ricercatori affermano che i materiali eruttati da un vulcano sono nettamente inferiori alla capacità volumetrica complessiva della camera magmatica. Pensando all’eruzione delle pomici di Avellino che sconquassò l’area vesuviana circa 3800 anni fa, e a quella dell’ignimbrite campana nei Campi Flegrei, riconosciuta come la più potente in assoluto verificatasi nell’area regionale, c’è da rabbrividire elaborando calcoli sul materiale piroclastico asperso comparandolo poi e per proporzioni al contenitore sotterraneo…

Di recente è balzata alla cronaca la notizia che Vesuvio e Campi Flegrei attingono da un’unica grande camera magmatica. La Dott.ssa Lucia Pappalardo ha lavorato a questa tesi che è stata ampiamente riportata dai media soprattutto per gli aspetti di pericolo che si colgono. Avendo già arricchito il nostro giornale con un’intervista ad oggetto proprio la camera magmatica del Vesuvio, abbiamo posto alla gentile ricercatrice alcune  domande:
Dott. Pappalardo, la camera magmatica di un vulcano è paragonabile a un pallone sgonfio che si riempie e poi scoppia?
Negli ultimi decenni le indagini geofisiche hanno rilevato al di sotto di vulcani quiescenti, come ad esempio la caldera di Yellowstone negli Stati Uniti d’America, oppure l’isola vulcanica di Santorini in Grecia, serbatoi magmatici più estesi del previsto, il che implicherebbe la possibilità in futuro di eruzioni catastrofiche.
I dati geofisici indicano che la forma di queste camere magmatiche è generalmente allungata, come una lamina estesa e sottile, e che nuovo magma profondo può “ricaricare” questi serbatoi in brevi periodi di tempo, come per impulsi. Ad esempio, tra il gennaio del 2011 e l’aprile del 2012, le immagini radar satellitari hanno rivelato che un flusso di magma ha “rigonfiato” la camera magmatica che si trova sotto il vulcano di Santorini, riempiendola di circa 10-20 milioni di metri cubi di materiale: approssimativamente 15 volte il volume dello stadio olimpico di Londra. Questo rigonfiamento ha causato un sollevamento dell’isola compreso tra gli 8 e i 14 centimetri. Tuttavia, anche paragonando il rigonfiamento osservato a qualcuno che soffia con forza in un palloncino (invisibile), non conoscendo quanto sia piccolo o grande il palloncino, non possiamo sapere quanti “soffi” saranno necessari per farlo scoppiare.
Articoli recenti datati autunno 2012, parlano di uno studio (Lucia Pappalardo & Giuseppe Mastrolorenzo, Rapid differentiation in a sill-like magma reservoir: a case study from the campi flegrei caldera. Nature’s Scientific Reports, 2 Article number: 712 (2012) doi:10.1038/srep00712), dove si accenna a un’unica grande camera magmatica, che alimenta sia il distretto del Vesuvio sia quello dei Campi Flegrei: è così?
Il nostro studio geochimico ed isotopico delle rocce delle eruzioni passate dei Campi Flegrei e del Somma-Vesuvio, ha messo in evidenza tra l’altro forti analogie tra le caratteristiche chimiche e fisiche (contenuto in gas, pressione, temperatura ecc…) delle camere magmatiche che hanno alimentato questi vulcani, tanto da farci ipotizzare che si trattasse di un unico esteso strato di magma. Questa teoria spiegherebbe anche la presenza di antichi crateri vulcanici all’interno della città di Napoli, identificati nell’area di Chiaia, che testimoniano la risalita di magma profondo nell’area napoletana localizzata proprio tra i due vulcani. Inoltre, il flusso di calore che oggi si misura in superficie, evidenzia un’unica anomalia positiva estesa al di sotto di tutta l’area napoletana, con il valore massimo in corrispondenza del supervulcano flegreo, dove probabilmente è localizzata la maggior parte del volume di magma.
La camera magmatica di un supervulcano quiescente (Campi flegrei) comprendente anche quella di un secondo vulcano capace di eruzioni del tipo pomici di Avellino, dovrebbe avere dimensioni sbalorditive…
Circa 40000 anni fa i Campi Flegrei eruttarono una quantità di magma considerevole (all’incirca 300 km3) durante la super-eruzione dell’Ignimbrite Campana, considerata la maggiore di tutta l’area mediterranea. L’eruzione fu talmente catastrofica che ricoprì tutta la regione campana di una spessa coltre di tufo grigio, mentre le ceneri più sottili trasportate dai venti raggiunsero distanze elevatissime, fino in Russia. Si ritiene che questa eruzione abbia provocato un vero e proprio “inverno vulcanico”, cioè una riduzione della temperatura terrestre di diversi gradi centigradi per molti anni e addirittura, secondo altre teorie, contribuito alla scomparsa dell’uomo di Neanderthal. Tuttavia, sebbene le super-eruzioni siano eventi altamente distruttivi, sono fortunatamente rarissime.
L’unicità di una camera magmatica condivisa da due distretti vulcanici molto vicini accresce i termini di rischio per le popolazioni?
L’area campana è tra le aree a più alto rischio vulcanico al mondo. Infatti, i vulcani napoletani attivi (Somma-Vesuvio, Campi Flegrei ed l’isola d’Ischia), in grado di generare eruzioni altamente esplosive, sono localizzati in aree densamente popolate.  I nostri dati sulla velocità di crescita dei minerali nel magma hanno dimostrato che le camere magmatiche individuate dalle tecniche geofisiche a circa 7-8 km di profondità, potrebbero contenere magma parzialmente cristallizzato e ricco in gas, che potrebbe “esplodere” in qualsiasi momento. Tuttavia, i vulcani napoletani sono tenuti sotto controllo 24 ore su 24 da un efficiente sistema di monitoraggio che ci permetterà di registrare eventuali segnali premonitori (terremoti, deformazioni del suolo, variazioni del chimismo e temperatura dei gas fumarolici) in tempo utile per allertare la popolazione esposta al rischio. Certo, affinché la gestione dell’emergenza sia ottimale, è necessario predisporre validi piani di emergenza che devono essere ben noti alla popolazione anche attraverso esercitazioni di protezione civile e prove di evacuazione.
Da un certo punto di vista concernente la promiscuità areale, pure l’Isola d’Ischia con i suoi fenomeni di vulcanesimo potrebbe avere importanti connessioni con la camera magmatica già condivisa dagli altri due vulcani? D’altra parte qualche anno fa si registrarono scosse di terremoto al largo del Golfo di Napoli…
L’isola d’Ischia, la cui ultima eruzione risale al 1302, è parte del distretto vulcanico flegreo, insieme anche all’isola di Procida che però non è più in attività da circa 17000 anni. L’isola d’Ischia è nota anche per il terremoto che nel 1883 distrusse Casamicciola: fu il primo evento catastrofico dopo l’Unità d’Italia. Quasi l’80% dell’abitato andò distrutto con migliaia di morti, di cui molti turisti già allora presenti sull’isola. Tra le vittime del terremoto vi furono anche i genitori e la sorella del futuro filosofo Benedetto Croce, allora diciassettenne, che fu estratto vivo dalle macerie.
Con quali strumenti si identificano i limiti della camera magmatica e con quale grado di affidabilità?
Un potente strumento d’indagine per la caratterizzazione del sottosuolo è una tecnica nota come tomografia sismica. Essa ricalca a grandi linee i principi della TAC utilizzata in campo medico. Infatti, mentre nella TAC si utilizza la propagazione dei raggi X per individuare strutture a maggiore densità, allo stesso modo nella tomografia sismica sono utilizzate le onde sismiche. Queste si propagano in maniera differente a seconda della densità del materiale che attraversano. Nel caso di un liquido, come appunto il magma, le onde viaggiano molto più lentamente rispetto a rocce solide. Con questa tecnica è stato possibile individuare a circa 7-8 km di profondità al di sotto del Vesuvio e dei Campi Flegrei, uno strato a bassissima velocità delle onde P ed S, con spessore dell’ordine di 1 km, che è stato interpretato come un ampio serbatoio di alimentazione magmatica di forma planare, che appare essere una caratteristica comune ai due vulcani.
Un’altra tecnica pionieristica per studiare la struttura interna dei vulcani è la radiografia muonica. Queste particelle sono una sorta di elettroni «pesanti» che, proprio in virtù della loro massa, sono in grado di penetrare strati di roccia dello spessore di 1-2 chilometri. Attraverso un telescopio muonico è possibile determinare con precisione la traiettoria dei muoni che lo attraversano e costruire una mappa del diverso assorbimento che subiscono le particelle a seconda della densità delle rocce attraversate.
Oltre ai limiti è possibile stabilire la composizione chimica del magma in profondità, cioè ravvisarne le modifiche chimiche e fisiche dettate dai nuovi materiali in arrivo?
Quando nuovo magma profondo raggiunge il serbatoio magmatico più superficiale ed eventualmente si mescola con il magma già presente nella camera, è possibile che si verifichi un rilascio di gas magmatici che, attraverso le fratture presenti nelle rocce, arriva in superficie ed alimenta le fumarole. Per questo motivo la temperatura e la composizione chimica dei gas fumarolici sono tenute sotto controllo, poiché una loro variazione potrebbe indicare un aumento nell’apporto di magma profondo.
L’attuale estensione della camera magmatica del Vesuvio, contiene materiale a sufficienza per quale tipo di eruzione? In termini pratici cosa differenzia una camera magmatica foriera di eruzioni di tipo Avellino da quella che indusse l’eruzione del 1944?
I nostri studi sulle caratteristiche chimiche ed isotopiche dei magmi che hanno alimentato le eruzioni passate, indicano camere magmatiche distinte per le eruzioni poco esplosive o effusive del tipo dell’ultima eruzione stromboliana del marzo del 1944 rispetto alle eruzioni esplosive intermedie (supliniane) e catastrofiche (pliniane).
Il serbatoio che alimenta le eruzioni più modeste infatti, è caratterizzato da magma di tipo tefritico, poco viscoso e povero in gas, che staziona a profondità comprese tra 16 e 20 km. Le eruzioni più violente invece, sono alimentate da magmi più evoluti di tipo fonolitico, cioè più viscosi e ricchi di gas, che stazionano a profondità comprese tra i 6 e gli 8 Km. L’attuale camera magmatica è stata individuata proprio a questa profondità, dove del resto esiste un’importante discontinuità litologica dovuta al passaggio da rocce sedimentarie a rocce cristalline, che favorirebbe l’accumulo di grandi quantità di magma.
In molte publicazioni viene continuamente affermato che la potenza eruttiva di un vulcano è rapportata ai tempi di quiescenza… la moderna vulcanologia conferma questa tesi?
In effetti questa tesi che risale ad alcuni decenni fa, è stata superata dai più moderni studi scientifici. Ad esempio, una recente ricerca (Druitt et al., Nature 2012) ha dimostrato che nel caso della violenta eruzione che interessò il vulcano di Santorini nel 1600 a.c., e che si ritiene provocò la scomparsa della civiltà Minoica, il serbatoio di magma iniziò a ricaricarsi solo 100 anni prima della catastrofe e il processo si concluse solo pochi mesi prima dell’eruzione.  Anche i nostri studi sulla velocità di crescita dei cristalli nei magmi vesuviani e flegrei hanno dimostrato che le camere magmatiche che alimentano questi vulcani sono in grado di raggiungere condizioni critiche che possono culminare in un’eruzione esplosiva violenta in tempi relativamente rapidi, dell’ordine di poche centinaia di anni.
 I tempi di risalita in superficie del magma dal profondo sono imprevedibili?
Una stima sulla velocità di risalita del magma in superficie può essere dedotta dalle caratteristiche tessiturali delle rocce vulcaniche, in particolare dalle dimensioni e forma delle vescicole e dei microcristalli che si formano via via che il magma degassa durante la risalita nel condotto vulcanico. I nostri studi sulla tessitura delle rocce vulcaniche dei Campi Flegrei e del Somma Vesuvio hanno dimostrato che, nel caso di alcune delle eruzioni passate, il magma ha raggiunto la superficie in tempi relativamente rapidi. Tuttavia, per quanto riguarda una eventuale futura eruzione, nessuna previsione può essere formulata. In nessun modo infatti, è possibile definire con certezza quanto potrà durare il periodo di crisi che normalmente precede un’eruzione.

Nel grafico a colori è riportata la struttura profonda dei vulcani napoletani dedotta dallo studio geochimico delle rocce vulcaniche delle eruzioni passate dei Campi Flegrei e del Somma-Vesuvio. In rosso sono indicate le possibili aree di accumulo di magma. Il magma silicico ricco in gas localizzato intorno ai 6-8 km di profondità, ha alimentato le eruzioni intermedie e altamente esplosive, mentre il serbatoio di magma mafico più profondo ha alimentato le eruzioni meno violente

Con cordialità la redazione di Hyde ParK ringrazia la gentile ricercatrice, Dott. Lucia Pappalardo, per la preziosa collaborazione che ci ha assicurato, consentendoci con chiarezza di entrare nei dettagli più vivi e aggiornati delle caratteristiche geologiche dei vulcani che dominano il territorio cittadino e provinciale della città di Napoli.

domenica 10 marzo 2013

Bradisismo e trivellazioni nei Campi Flegrei.


POZZUOLI  - "Sull' emergenza vulcanica dei Campi Flegrei - dichiarano il commissario reginale dei Verdi Ecologisti Francesco Emilio Borrelli ed il capogruppo del Sole che Ride a Pozzuoli Paolo Tozzi - si continuano a fornire rassicurazioni avventate alle popolazioni locali con convegni unilaterali, come quello di stamane a Città della Scienza, dove viene ascoltata solo la parte scientifica che negli ultimi decenni ha sostenuto le trivellazioni nella caldera vulacnica e non ha spinto per la realizzazione del piano di evacuazione. Uno vero scandalo a nostro avviso.
Ogni giorno la popolazione dell' area subisce di fatto una violenza non potendo partecipare ai processi decisionali e non essendo correttamente informata dei pericoli che corre ma soprattutto non essendo stata messa al corrente di nessun piano di fuga in caso di emergenza. Insistiamo nel chiedere che si faccia luce sui costi del piano che doveva realizzare la Protezione Civile Nazionale ed essere operativo da anni e per il quale risultano spesi circa 10 milioni di euro in modalità e con consulenze non ben specificate. A dicembre 2012 le trivellazioni sono arrivate a 500 metri di profondità e noi chiediamo con forza che non si vada oltre. E' troppo pericoloso.
Ci domandiamo anche se ci sono correlazioni tra gli ultimi fenomeni di bradisismo, aumento di fumarole, innalzamento della terra e terremoti con questi interventi invasivi nel sottosuolo di Bagnoli. Perchè si continua a parlare della realizzazione di una centrale geotermica quando non è prevista dal progetto delle trivellazioni e dal piano regolatore del comune di Napoli? Insistiamo nel chiedere consigli comunali straordinari delle aree interessate affinchè la Protezione Civile e la Magistratura intervengano facendo il proprio dovere".
Dichiarazione  del prof. Giuseppe Mastrolorenzo.
"Il progetto di perforazione nei Campi Flegrei - spiega il prof. Giuseppe Mastrolorenzo primo ricercatore presso l’Osservatorio Vesuviano-INGV, Dottore di ricerca in Geofisica e Vulcanologia impegnato nella ricerca vulcanologica ai campi Flegrei ed al Vesuvio da circa un trentennio - continua a sollevare alcune questioni scientifiche fondamentali relativamente alla possibile generazione di esplosioni e di sequenze sismiche in un'area densamente popolata, ad alto rischio e sede di fenomeni bradisismici attualmente in fase di intensificazione. La caldera dei Campi Flegrei, una delle aree a più alto rischio al mondo, è stata caratterizzata negli ultimi diecimila anni da oltre settanta eventi vulcanici esplosivi e dal fenomeno del bradisismo,processo di lento sollevamento del suolo e di intensa attività sismica. Su tale fenomeno, a fronte di molte ricerche, non è ancora disponibile una teoria che ne definisca le cause e la possibile evoluzione verso fenomeni eruttivi e scarse conoscenze sono disponibili sulla tipologia e la durata dei possibili precursori attesi in caso di una futura eruzione. E' noto che l'unica strategia per porre in salvo la popolazione a rischio in caso di un'eruzione è un efficace piano di evacuazione. Ma al momento tale piano non è disponibile. Questa situazione rende le perforazioni una potenziale causa di rischi non ben valutabili per la popolazione residente proprio nell'area delle perforazioni e nell'area dei Campi Flegrei più in generale. I crescenti valori di temperatura e pressione all'aumentare della profondità nel sottosuolo dei Campi Flegrei e la presenza di liquidi e gas in condizioni critiche, rende intrinsecamente imprevedibili gli effetti di perforazioni profonde. Tra i più comuni in aree di questo tipo conosciamo l'induzione di sequenze sismiche e di esplosioni di pozzo e in precedenti perfozioni nei Campi Flegrei tali eventi sono già stati osservati. Oggi, dopo l'esperienza delle condanne penali in primo grado agli esperti della Commissione Grandi Rischi, a seguito della sottovalutazione della possibilità di un evento distruttivo all'Aquila, emerge con maggior rilevanza la questione etica nella ricerca scientifica e negli interventi dell'uomo sulla natura potenzialmente pericolosi. Il primo diritto della collettività è quello della sicurezza e dell'incolumità che devono essere garantite dalle autorità di Protezione Civile nazionali e locali e nel caso dei rischi naturali o di quelli indotti dall'uomo deve sempre essere adottato il principio di precauzione per il quale in mancanza di assoluta prevedibilità degli effetti, qualsiasi azione potenzialmente pericolosa deve essere evitata".

mercoledì 6 febbraio 2013

CAMPI FLEGREI - Nuova bocca vulcanica con emissione di acqua e vapore fino a 4/5 metri di altezza.

Campi Flegrei, nuova emissione di gas e di acqua in località Pisciarelli

L'Osservatorio Vesuviano ha inviato due giorni fa una relazione alla Protezione Civile per segnalare la presenza di una nuova bocca di emissione (vent) nel campo fumarolico di Pisciarelli (nei pressi di Agnano), ai confini tra Napoli e Pozzuoli, che espelle gas e acqua estremamente calda (95 gradi celsius) fino a 4-5 metri d'altezza.


"La natura dell'emissione è, molto probabilmente, riconducibile alle abbondanti piogge cadute negli ultimi giorni a Napoli - fa sapere il direttore dell'Osservatorio Vesuviano Marcello Martini, raggiunto telefonicamente dall'Ansa - per domani, comunque, è previsto un nuovo sopralluogo per eseguire ulteriori rilievi". Dal maggio del 2011 l'evoluzione delle attività di emissione delle fumarole a Pisciarelli sono tenute sotto controllo dall'Osservatorio Vesuviano che lì ha installato un sistema di monitoraggio continuo delle temperature. Per il commissario campano dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, intervenuto con una nota sulla vicenda, "é ora che Protezione Civile Nazionale elabori il piano di evacuazione del Campi Flegrei".

sabato 2 febbraio 2013

Il Campi Flegrei Deep Drilling Project (CFDDP)

Schema della caldera dei Campi Flegrei con indicazione del pozzo profondo in programma nell'ultima fase del progetto CFDDP.Il Campi Flegrei Deep Drilling Project (CFDDP) è un progetto internazionale di ricerca scientifica finalizzato alla comprensione della dinamica vulcanica dei Campi Flegrei e dei meccanismi che generano i fenomeni di sollevamento ed abbassamento della caldera (bradisisma). Il progetto prevede l’esecuzione di due perforazioni; la prima, già esecutiva, si spingerà fino 500m di profondità (pozzo pilota); la seconda, ancora in progetto arriverà fino a 3.5km circa.


La perforazione ha raggiunto 222.5 m di profondità alla fine di Luglio 2012. Dal 31 Luglio, sono temporaneamente terminate le attività di perforazione del pozzo pilota, che sono riprese il 12 Novembre 2012 con una nuova strumentazione, tecnologicamente più avanzata di quella utilizzata per la parte superficiale. Entro la prima settimana di Dicembre, si raggiungeranno i 500 m di profondità previsti, e tutte le attività di cantiere nell'area termineranno. Prima dell’inizio della perforazione nell’area di cantiere sono stati installati strumenti per il controllo delle micro-deformazioni orizzontali e verticali del suolo, mentre la trivella è stata dotata di sensori per il controllo in continuo, all’interno del pozzo, di tutti i parametri necessari (pressione, temperatura, emissioni di gas, ecc.) per garantire lo svolgimento delle operazioni in massima sicurezza. La testa pozzo è dotata di un doppio “blow-out preventer”, un dispositivo che garantisce la massima tenuta del pozzo, anche in caso di risalita di fluidi in pressione.
Non è stato riscontrato nessun problema tecnico o di altra natura nel corso della perforazione. E’ stato eseguito un logging del pozzo, vale a dire un rilievo elettronico, con speciali sensori calati in pozzo, che servirà a definire con precisione i principali parametri fisici delle rocce, e confrontare i risultati con quelli delle stratigrafie che i vulcanologi stanno eseguendo sui prodotti incontrati durante la discesa della trivella.
Lo step successivo alla fine della perforazione sarà quello di installare all’interno del pozzo dei sensori tecnologicamente avanzati per la misura della temperatura, delle deformazioni del suolo e della sismicità. Queste misure saranno di grande utilità per l'identificazione dei precursori di una possibile eruzione.
Si prevede di ottenere un primo quadro generale dei risultati verso la fine del prossimo Dicembre.

Profondità raggiunta (01 Dic., 23:30 GMT): 502 m

giovedì 10 gennaio 2013

Pozzuoli (NA) - I grafici del bradisismo in atto


Nell’area flegrea le misure geodetiche evidenziano un progressivo sollevamento del suolo a partire dal 2005-2006. Dalla fine del 2005, alla stazione GPS dove è rilevata la maggiore deformazione verticale, localizzata al Rione Terra a Pozzuoli, si evidenzia un sollevamento complessivo di circa 18 cm. La recente attività registrata ai Campi Flegrei, pur non rappresentando una variazione significativa nello stato di attività dell’area vulcanica è tenuta continuamente sotto controllo ed è oggetto di approfondite analisi.
Credit: INGV
A partire dal 2006, alle fumarole della Solfatara, va segnalata la continua e lenta crescita del rapporto CO2/H2O e dei valori di temperatura (zona Pisciarelli). Secondo le più recenti interpretazioni tali segnali sono indicativi di un progressivo aumento nella frazione di fluidi magmatici nei gas emessi dalle fumarole. Nella figura in basso viene riportata la serie temporale delle variazioni in quota di RITE. I punti in nero rappresentano le variazioni settimanali calcolate con i prodotti finali IGS (effemeridi precise e parametri della rotazione terrestre), che vengono rilasciati con un ritardo di 12-18 giorni. I punti in blu, effetti da maggiore incertezza, rappresentano le variazioni giornaliere calcolate con prodotti rapidi IGS. Essi saranno riprocessati con i prodotti finali IGS appena disponibili. L’incremento visibile della componente verticale della stazione GPS RITE, pari a circa +0.5 cm nell’ultima settimana, è entro l’errore della misura e mostra comunque un evidente rallentamento rispetto ai primi 15 giorni di dicembre, quando il sollevamento della stazione GPS aveva raggiunto una velocità di circa 3 cm/mese. (INGV)

giovedì 3 gennaio 2013

Pozzuoli. Sale il livello di allerta per il bradisismo.


Secondo quanto comunicato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dall’Osservatorio Vesuviano nel Bollettino di Sorveglianza Campi Flegrei del 21 dicembre scorso, «la rete permanente di controllo mostra una netta ripresa del processo di sollevamento dell’area flegrea» e la velocità di sollevamento registrata nel bollettino del 21 dicembre è pari a 2.5/3.0 cm al mese alla stazione GPS del Rione Terra, considerato dagli scienziati il «valore massimo ad oggi rilevato a partire dalla fase di sollevamento iniziata nel 2005». Nel Bollettino del 28 dicembre, invece, è stato segnalato dalla stazione GPS un incremento visibile del suolo pari a 0.5 cm nell’ultima settimana.
«In base a questi dati, ai Comuni flegrei è stata inviata una nota ufficiale nella quale, come da prassi in casi del genere, è stato comunicato il passaggio dal livello di allerta vulcanica “base” al livello di “attenzione nell’allerta” – sottolinea il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia – In pratica il secondo livello di guardia in una scala di valori che arriva a quattro. C’è attenzione massima ma non vi è alcun pericolo. In questi casi i sindaci e le istituzioni locali sono chiamati per legge ad informare i propri concittadini scongiurando notizie incontrollate che possano ingenerare solo inutile allarmismo. In 6 mesi di lavoro come sindaco di Pozzuoli, ho dedicato molta attenzione al fenomeno bradisismico e alla sua prevenzione, lavorando ad una serie di iniziative in sinergia con l’Osservatorio Vesuviano, con il quale abbiamo firmato una convenzione, e con i sindaci degli altri Comuni flegrei con i quali c’è massima e proficua concertazione. L’Osservatorio Vesuviano – continua il sindaco Figliolia – è l’interfaccia del Comune e insieme ai loro scienziati abbiamo previsto una serie di incontri pubblici con la cittadinanza per spiegare cosa sta avvenendo nel sottosuolo della caldera flegrea. Dobbiamo affrontare il problema con massima serenità e tranquillità, con la consapevolezza che il Comune di Pozzuoli sta lavorando al proprio piano comunale di protezione civile e di esodo (in attesa del Piano nazionale) e che tra qualche settimana tornerà attivo nell’ex Biblioteca civica di Toiano il COC, il centro operativo comunale per monitorare 24 ore su 24 il rischio vulcanico. Da parte nostra c’è vigilanza attiva e serena, mentre facciamo appello alla comunità scientifica internazionale affinchè venga a studiare da vicino a Pozzuoli questo processo di sollevamento del suolo, facendo della nostra cittadina un positivo esempio scientifico di caratura mondiale. Il bradisismo non deve fare paura, ma va affrontato con un serio approccio scientifico».
02/01/2013, 14:48

sabato 20 ottobre 2012

Dossier choc commissione rischi sismici eruzione vulcani flegrei, disastro a Napoli



POZZUOLI -L’eruzione della caldera flegrea potrebbe comportare flussi piroclastici in grado di abbattersi in pieno sulla collina di Posillipo, mentre i venti nella stratosfera indirizzerebbero le ceneri vulcaniche direttamente sulla città di Napoli. Lo scenario – da brividi – è contenuto nella relazione della commissione nazionale rischi sismici e vulcanici istituita due anni e mezzo fa dall’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Un lavoro delicato giunto alle battute finali. Una relazione al momento ancora top-secret, ultimata dai tecnici nelle scorse settimane dopo due anni e mezzo di lavoro e che sarà trasmessa tra alcuni giorni alla commissione nazionale Grandi Rischi per fare da paradigma al nuovo piano di evacuazione nazionale.
La letteratura scientifica è piena di riferimenti alla temuta pericolosità della super-eruzione della caldera flegrea: un’area che ingloba i quartieri flegrei di Napoli, da Soccavo a Fuorigrotta, oltre le zone di Pozzuoli e Bacoli. E i tecnici incaricati dal dipartimento guidato ora da Franco Gabrielli hanno lavorato alla simulazione dello scenario catastrofico temuto, in modo da poter avere chiaro il quadro di dove indirizzare oltre mezzo milione di persone in caso di evento catastrofico quale sarebbe un’eruzione di tipo esplosivo.
Non ci sono certezze: si è ragionato su modelli fisico-matematici e scientifici. E lo scenario mette i brividi anche solo a ipotizzarlo. Confermando posizioni già espresse in alcuni studi di settore pubblicati appena qualche mese fa, la commissione nazionale ha ribadito che «i Campi Flegrei hanno potenzialità di danneggiamento niente affatto minore del Vesuvio».
Nella caldera potrebbero aprirsi bocche eruttive in due punti: una in particolare, quella al limite del territorio napoletano, avrebbe una capacità eruttiva tale da proiettare i flussi piroclastici, cioè i frammenti emessi dall’esplosiva eruzione, direttamente sulla collina di Posillipo incenerendola in pieno. 
Lo studio dettagliato di tutti i flussi dei venti nella stratosfera misurati negli ultimi decenni, invece, avrebbe indicato una novità importante: la cenere prenderebbe la direzione di Napoli. Su questo presupposto ipotizzato (e temuto) di impatto andrà ora redatto il nuovo piano di evacuazione dai Campi Flegrei: gli sfollati dovranno seguire vie di fuga in direzione opposta a Napoli, verso l’interno della Campania. Andranno rivisti, in questo modo, i vecchi piani. Quello generale dovrà farlo la Protezione civile, mentre a Regioni e Comuni toccherà lavorare ai piani territoriali particolareggiati.
E si dovrà ragionare anche sullo scenario pre-sismico, come avverrà a Pozzuoli con la partnership tra Comune e università, con il gruppo di lavoro Plinius guidato dal professore Giulio Zuccaro: il nuovo piano comunale dovrà tenere in debito conto la sicurezza statica degli edifici sulle vie di fuga. Ieri 16mila cittadini e studenti campani hanno aderito allo Shakeout: la simulazione di evento sismico con relativo esodo organizzato dalla Us Navy. E il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, a margine di una esercitazione in una scuola media ha rivolto al capo della Protezione civile Franco Gabrielli un «accorato appello affinché venga al più presto presa in esame la relazione di scenario temuto in caso di eruzione nei Campi Flegrei e venga adottato al più presto il nuovo piano nazionale di esodo». I Verdi, con Francesco Borrelli, polemicamente notano invece che «è stata la marina militare Usa a promuovere la simulazione anziché la protezione civile nazionale», mentre per il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo «siamo oramai in attesa da anni di un piano di evacuazione dall’area flegrea come i fedeli attendono i miracoli».

mercoledì 12 settembre 2012

Trivellazioni e Bagnoli e scosse a Pozzuoli, quale è la verità?

Col bradisismo vengono a galla anche contraddizioni e qualche bugia. Forse non erano proprio pazzi o visionari coloro che si sono dichiarati contrari alle trivellazioni nell’area dell’ex Italsider a Bagnoli e al progetto denominato “Campi Flegrei Deep Drilling ”. Le continue scosse di ieri a Pozzuoli hanno riportato a galla la questione. Come spesso accade, poca chiarezza e le molte contraddizioni, per non parlare di bugie, fanno traballare alcune “verità” di amministratori, politici e scienziati, che hanno dato il via libera alle perforazioni. E si alimentano i dubbi. Di “fatale coincidenza” parla il professor Giuseppe Luongo. Il quale ha anche spiegato che la distanza tra l’epicentro del fenomeno tellurico e la zona degli scavi, non lascia alcun dubbio sulla natura delle scosse: imputabili unicamente al bradisismo. Quindi, secondo l’ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, non ci sarebbe alcun collegamento tra lo sciame sismico registrato e avvertito dalla popolazione di Pozzuoli e le perforazioni a Bagnoli. Sempre Luongo però, ad una precisa domanda : “Cosa sarebbe successo se le trivelle avessero risvegliato l’attività del bradisismo?”, risponde: “ L’inferno! Scavando in profondità –aggiunge- saremmo forse precipitati in un baratro di fuoco e di devastazione ambientale. Sarebbe stata una catastrofe!”. In profondità? E a quanti metri si scatenerebbe questo “inferno”? Il vulcanologo chiarisce: “ Uno scavo a duecento metri (come quello che fino ad ora sarebbe stato effettuato) non può risvegliare il fenomeno del bradisismo”. Quindi, Luongo non esclude che vi possa essere una relazione trivellazioni-terremoti. Il 26 luglio scorso i ricercatori dell'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dichiaravano: ''l'assenza dei rischi paventati'' ( Ansa delle ore 19:40 del 26 luglio 2012). Tanto da prevedere, nel progetto, anche uno scavo fino a 3500 metri che dovrebbe iniziare fra qualche mese, dopo il primo di 500 metri. Insomma, c’è o non c’è il pericolo che scavando si possano innescare dei terremoti? Il geologo dell’Univerità di Napoli, Franco Ortolani, il 28 luglio, sostenne che: “ Scavare in profondità tra i fluidi bollenti di un vulcano è estremamente rischioso!”. E aggiunse: “E’ un progetto che presenta buchi da ogni parte. Realizzato su un terreno fragilissimo come quello dei Campi Flegrei”. Ortolani adombrò anche il sospetto del business dietro le trivellazioni. Ed oggi qualcuno ammette che quegli scavi non servirebbero solo al monitoraggio e studio dei fenomeni vulcanici. Ma anche all’individuazione di fonti energetiche. Interesse quest’ultimo, sempre negato. Anche il vulcano Lucy, nell’isola di Java, si risvegliò violentemente a seguito di trivellazioni petrolifere. E negli anni ’70, la compagnia Agip-Eni dovette interrompere, sempre sulla stessa area di Bagnoli, le trivellazionia causa dell'aumento a dismisura dieventi microsismici e delle anomalie geotermiche e geofisiche che si registrarono. Nel 2010 l’ex sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, si oppose al progetto: ''Senza la certezza che non ci sono pericoli, non si trivella da nessuna parte”. E il dipartimento della Protezione Civile, sempre nel 2010, impose che venisse presentato un dettagliato rapporto tecnico per fare il punto sul “Campi Flegrei Deep Drilling Project” da parte dei ricercatori dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). I dubbi sul progetto e sulla innocuità degli scavi, come si vede, già non erano pochi.

domenica 9 settembre 2012

Pozzuoli (NA) - Scosse e boati, paura, Giuseppe Luongo: «Il suolo si sta rialzando»



di Franco Mancusi
NAPOLI - Coincidenze fatali. Uno sciame sismico fittissimo, a Pozzuoli, negli stessi giorni delle trivellazioni avviate per ragioni scientifiche ed energetiche nell’area di Bagnoli. Tanta paura, ma nessun collegamento fra i due eventi. Una volta tanto i vulcanologi sono d’accordo. «Non possiamo avere dubbi, basta vedere la distanza fra il cantiere dello scavo e l’epicentro delle scosse», spiega Giuseppe Luongo, vulcanologo di fama, professore emerito di Fisica del Vulcanesimo nell’università Federico II.

Cosa sarebbe successo se le trivelle avessero risvegliato l’attività del bradisismo?
«L’inferno, credo. Scavando in profondità saremmo forse precipitati in un baratro di fuoco e di devastazione ambientale. Diciamo che sarebbe stata una catastrofe».

L'attività del bradisismo è ferma?
«L’evoluzione del fenomeno non si arresta mai. Negli ultimi tempi si è registrata una nuova fase di lieve sollevamento del suolo. Ecco spiegata la sequenza degli ultimi terremoti, che per fortuna hanno generato soltanto paura».

La gente sapeva di questa inversione di tendenza?«Non lo so, non credo, considerando le reazioni manifestate nelle ultime ore. La sorpresa è stata generale».

Delle trivellazioni a Bagnoli, però, sapevano tutti.
«Ed è proprio per questo che molti hanno temuto per un risveglio dell’attività vulcanica. Come se uno scavo effettuato ad appena duecento metri avesse risvegliato il fenomeno, insomma. L’ipocentro dello sciame sismico, d'altra parte si è verificato quasi a cinque chilometri di profondità».

Chi doveva avvertire la popolazione della crisi in atto?«Certamente il sindaco doveva essere informato dalla Protezione Civile, a sua volta messa in campana dalle valutazioni della comunità scientifica. Tutto ciò non è accaduto. Non saprei spiegare perché».

Nei giorni dell’emergenza di trent’anni fa a Pozzuoli vi era un presidio per la sorveglianza del bradisismo. Perché fu chiuso?
«Credo per le difficoltà finanziarie. Anche se l'Osservatorio Vesuviano si è sempre dichiarato pronto a collaborare gratuitamente».

Considera adeguata la rete informativa in un area ad alto rischio ambientale, come quella dei Campi Flegrei?
«Certamente no. Sia nel comprensorio vesuviano che in quello del bradisismo le istituzioni hanno il dovere di assistere puntualmente e correttamente le popolazioni. Altrimenti le conseguenze della scarsa conoscenza rischiano di essere peggiori dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche».

Quando si potrebbe parlare di situazione di allarme, realisticamente?
«In condizioni decisamente diverse. Nel caso dell'emergenza che provocò l'esodo del centro antico, nell'ottobre '83 a Pozzuoli non si capiva niente».

Quali sono i segnali precursori di una crisi-eruzione?
«Tanti, e ben diversi dallo sciame sismico delle ultime ore. Intanto le deformazioni evidenti del suolo nell'area epicentrale. Poi le scosse, molto più forti e continue. Ancora, le variazioni delle composizioni geochimiche nelle fumarole, i boati, le trasformazioni dei flussi termali».

Come cambierà, in considerazione anche di questo fenomeno, la mappa della zona rossa nell'area del bradisismo?
«Lo vedremo quando, finalmente, il piano di sicurezza della Protezione Civile vedrà la luce».

Anche Napoli sarà inserita nella zona a rischio?
«Forse alcuni quartieri della periferia occidentale. Bagnoli, Fuorigrotta, Soccavo, Pianura: altre comunità da spostare in caso di emergenza. Non sarà uno scherzo».

Pozzuoli (NA) - Pozzuoli, niente scosse nei Campi Flegrei Un pescatore: ho visto la sabbia sollevarsi

POZZUOLI - Attività sismica ferma nei Campi Flegrei. Dopo l'ultimo evento di ieri mattina alle ore 10,25 di magnitudo 1,5, accompagnato da un forte boato, avvertito distintamente in tutta la zona alta di Pozzuoli e ad Arco Felice, provocando forte apprensione nella popolazione non si sono registrate altre scosse. 

Dall'Osservatorio Vesuviano, divenuto da ieri mattina il punto di riferimento di amministratori e gente comune per avere informazioni certe sull'evoluzione del bradisismo arriva la comunicazione che «dalla mattinata di ieri, dopo la scossa di magnitudo 1,5, non si sono registrati eventi, nemmeno al di sotto della magnitudo 1,0, ossia quelle microscosse che caratterizzano proprio l'attività sismica nei Campi Flegrei. L'attività al momento è ferma».

Un bollettino tranquillizzante che ha riportato la calma in città, dopo le ore di preoccupazione vissute ieri mattina, soprattutto nella zona di Arco Felice dove i boati si erano avvertiti in maniera distinta. L'epicentro degli ultimi eventi, dopo la rissa di localizzazioni che si sono rincorse nei primi momenti, è stato individuato nell'area del porto di Pozzuoli, tra la Darsena e il litorale di Arco Felice. 

A conferma della tesi arriva la testimonianza di un pescatore di frutti di mare che ieri mattina si trovava al largo, proprio sul segmento Pozzuoli porto - Arco Felice. L'uomo, un quarantenne, al rientro ha raccontato di aver visto sollevarsi durante la pesca la sabbia dal fondale marino, fatto del tutto inusuale. I fatti secondo le ricostruzioni effettuate si sarebbero verificati nell'arco di tempo in cui sulla terraferma si avvertivano le scosse. 

In città ed in periferia le attività si sono svolte normalmente con la consueta frenesia nel centro storico e nelle aree mercatali ittica e dell'ortofrutta di via Fasano all'ingrosso e al dettaglio. Normale attività anche sul porto per le operazioni di imbarco e sbarco dalle isole.
Fonte

sabato 28 luglio 2012

Campi Flegrei Deep Drilling Project: protesta di scienziati e associazioni


Diverse le associazioni di cittadini e di scienziati che si oppongono alle trivellazioni dei Campi Flegrei
, bollate come altamente rischiose in un’area già molto pericolosa, in cui non esiste nemmeno un piano di evacuazione nel caso si verifichi una improbabile ma possibile tremenda eruzione

Le polemiche degli scienziati: “l'area che sarà soggetta alla perforazione presenta un rischio enorme”

“C'è differenza tra pericolo e rischio: quest'ultimo è legato alla popolazione esposta e l'area che sarà soggetta alla perforazione presenta un rischio enorme”, il professor Benedetto De Vivo, docente di Geochimica ambientale alla Federico II di Napoli. “Queste operazioni non si fanno nelle città - aggiunge - non c'è nessun rapporto costo-beneficio che giustifichi il vantaggio presunto dell'operazione, quale esso sia. Bisogna smetterla con il mito della scienza e dell'infallibilità della tecnologia, la natura non siede ai nostri tavoli scientifici e non risponde dei nostri calcoli del rischio”. Sottolinea inoltre “la ricerca apparirebbe inutile, in quanto, dei Campi Flegrei si sa già tutto grazie alle perforazioni effettuate dall'Agip negli anni '70 e '80, e sappiamo che non si può ottenere energia a causa della composizione dei fluidi ad alta salinità”.

Manca un piano di emergenza, che prevede oltre al rischio sismico anche quello vulcanico e industriale

Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo dell'Osservatorio vesuviano, ha posto l'attenzione sulla mancanza di un piano di emergenza, che preveda oltre al rischio sismico anche quello vulcanico e industriale, parlando di "azzardo" nella perforazione di un'area della quale "abbiamo molte informazioni" ottenute attraverso le trivellazioni dell'Agip. “Chi decide di autorizzare in un'area densamente popolata, decide in modo arbitrario che la collettività possa essere esposta a un rischio, e non so se la cittadinanza sia d'accordo considerando che non esiste un piano di emergenza”, ha dichiarato Mastrolorenzo.

La risposta dell’ INGV: “Il nostro obbiettivo è la mitigazione del rischio vulcanico nell'area flegrea”

Per l'Ingv, il progetto è "di pura ricerca scientifica" e "ha come obbiettivo la mitigazione del rischio vulcanico nell'area flegrea attraverso un sostanziale miglioramento della conoscenza della struttura vulcanica e dei meccanismi di attività, con particolare riguardo ai fenomeni bradisismici, attraverso l'installazione in pozzo di sistemi di monitoraggio innovativi". Nessuna necessità di un piano di emergenza per "un carotaggio di 500 metri", sostiene INGV, nonostante sulla prima fase del progetto siano poche le perplessità della comunità scientifica, a differenza della seconda, che si propone di raggiungere i 4 chilometri di profondità. Il chiarimento non ha convinto associazioni e movimenti che si stanno opponendo al progetto di perforazione.

La protesta delle associazioni: “ l'autorizzazione al progetto da parte della Protezione civile nazionale non esiste”

I Verdi attraverso il commissario regionale campano, Francesco Emilio Borrelli, sottolineano che "l'autorizzazione al progetto da parte della Protezione civile nazionale non esiste. Hanno piuttosto confermato che non c'è un piano di evacuazione, necessario in casi di interventi su una delle caldere tra le più pericolose al mondo". Borrelli ricorda inoltre che "non era questo il futuro che si era descritto per Bagnoli: si parlava di recupero del lungomare, di un porto e del canale per le barche a vela. Oggi ci ritroviamo con la proposta da parte del Comune della realizzazione di un sito di compostaggio e con le trivellazioni, una situazione surreale".

Tra le prossime iniziative a favore della protesta contro le trivellazioni segnaliamo:

“Accendiamo i Riflettori” una kermesse spettacolo in preparazione per i prossimi mesi che vedrà il mondo della cultura, sport e spettacolo impegnati a titolo gratuito, evento pro causa dei campi flegrei al quale hanno già dato la loro adesione: Edoardo Bennato, Eugenio Bennato, Maria Bolignano, Maurizio Casagrande, Mattia Caliendo, Tony Cercola, Sal Da Vinci, Enzo DC, Chiara De Crescenzo, Mauro Di Rosa, i Fatebenefratelli Edo e Gigi, Enzo Fischetti, Angelo Forgione, Anna Fusco, Gennaro Iezzo, Peppe Iodice, Biagio Izzo, Giuseppe Mosca, Gino Magurno, Salvatore Mazzella, Ludo Brusco Mrhyde, Aniello Misto, Pietra Montecorvino, Eddy Napoli, Patrizio Oliva, Gino Olivieri, Nando Paone, Patrizio Rispo, Antonello Rondi, Gigio Rosa, Francesca Schiavo, Gianni Simioli, Nando Varriale.

Paolo Celentano
pcelentano@class.it
Riproduzione riservata


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