«...Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.» (Giordano Bruno)
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martedì 2 giugno 2015
sabato 6 dicembre 2014
Il Sud Italia rischia di diventare una regione dal clima più simile a quello ‘Nord africano’?
Il Sud Italia rischia di diventare una regione dal clima più simile a quello ‘Nord africano’, con estati ed inverni sempre più aridi e secchi e un impatto molto negativo sulla disponibilità di acqua, l’agricoltura e la salute. Lo stesso rischio minaccia Spagna del sud, Grecia e Turchia, per effetto dei cambiamenti climatici che potrebbero provocare lo ‘spostamento’ del clima mediterraneo verso le regioni del Nord e del Nord Est in Europa, ma anche nel resto del Pianeta. A delineare questo scenario è un articolo pubblicato in questi giorni su Nature Scientific Reports a firma del ricercatore dell’Enea Andrea Alessandri, in collaborazione con altri prestigiosi istituti di ricerca esteri. L’articolo dal titolo ‘Evidenze solide dell’espansione e del ritiro del clima Mediterraneo nel 21esimo secolo’ evidenzia per la prima volta come la ‘rivoluzione climatica’ in atto potrebbe impattare, già in questo secolo, sulle condizioni di vita in vaste aree del Pianeta con clima Mediterraneo. ‘’Tutto ciò -spiega Alessandri- viene mostrato grazie all’utilizzo delle più aggiornate proiezioni climatiche effettuate con i modelli numerici che sono in grado di ‘accoppiare’ le simulazioni atmosferiche con quelle degli oceani’’.
“La novità di quest’analisi è che per la prima volta viene fornita chiara evidenza, nelle proiezioni climatiche del 21esimo secolo, della tendenza allo ‘spostamento’ del clima Mediterraneo verso le regioni del Nord e del Nord Est ed il progressivo inaridimento delle attuali aree mediterranee più meridionali’’ aggiunge il climatologo. Lo studio evidenzia in particolare che per le sue caratteristiche, il clima mediterraneo è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, ed è per questo che le attuali zone Euro-Mediterranee meridionali sono tra le più minacciate, con particolare riferimento all’Italia peninsulare e al sud della Spagna, alla Grecia e alla Turchia. In questi Paesi, la forte riduzione delle precipitazioni estive ed invernali, potrebbe determinare un progressivo inaridimento del suolo, con impatti sugli ecosistemi, sulla produzione agricola, sulla disponibilità di acqua e, di conseguenza, sulle attività industriali che dipendono dalla disponibilità idrica.
“Tutto ciò – avverte Alessandri - potrebbe avere ripercussioni molto negative su economia e qualità della vita, in particolare nelle zone a maggiore densità abitativa’’. Ma non solo. Nelle aree mediterranee più a nord, l’incremento delle piogge invernali e le estati più aride potrebbero accrescere la vulnerabilità ad eventi come alluvioni e allagamenti nella stagione invernale, più rischi di siccità, incendi e scarsità di risorse idriche in estate. Nelle regioni dell’Europa nord-occidentale, Balcani settentrionali ma anche in parte di Gran Bretagna e Scandinavia, invece, il clima potrebbe diventare, nel corso di questo secolo, sempre più come quello tipico del Mediterraneo, con estati molto più secche ed inverni più piovosi rispetto ad oggi. Le proiezioni mostrano che le aree mediterranee si ‘espanderanno’ anche verso le regioni europee continentali, coinvolgendo anche Paesi come l’Ucraina, il Kazakistan e la Russia sud-occidentali, dove sarà favorito un clima più mite caratterizzato da un aumento delle temperature invernali. E lo stesso fenomeno potrebbe interessare anche il continente nord americano, in particolare la parte occidentale del Nord America.
domenica 23 novembre 2014
Libro "La falsa teoria del clima impazzito" di Sergio Pinna
Le rilevazioni disponibili dicono che la temperatura media del Pianeta è cresciuta di circa 0,8° dalla metà del XIX secolo ad oggi. Si ritiene che questo riscaldamento globale sia stato prodotto in massima parte dall’incremento della CO2 atmosferica e che abbia indotto un cambiamento nei caratteri generali del clima, causando un forte aumento – per entità e frequenza – di svariati fenomeni estremi; se la prima parte di tale teoria rientra nel campo delle ipotesi non ancora pienamente provate, la seconda è in pratica una vera e propria invenzione. Il volume è appunto dedicato alla dimostrazione di come, in base all’analisi dei dati statistici, non siano individuabili dei mutamenti apprezzabili per uragani, tornado, precipitazioni intense, episodi termici fuori norma ecc. Nel corso del testo l’Autore non si limita alla sola trattazione delle questioni climatologiche, ma cerca anche di spiegare quei processi che, coinvolgendo il sistema mediatico ed ampi settori del mondo scientifico, hanno portato alla creazione della realtà virtuale del clima impazzito.
Lo trovate qui
Sergio Pinna.Sergio Pinna, professore ordinario di Geografia all’Università di Pisa, ha un’attività scientifica orientata prevalentemente verso questioni ambientali, rischi naturali, cambiamenti climatici, rapporti tra clima e uomo, bioclimatologia.
martedì 20 maggio 2014
Cambio climatico ormai avvenuto?
Come potete notare ci sono dei fortissimi raffreddamenti a livello oceanico… sia nel Pacifico che nell’Atlantico.
Più volte in passato vi ho parlato della velocità di raffreddamento del clima… che è di circa 4 volte maggiore rispetto a quella di un riscaldamento di pari entità.
Questa volta sono particolarmente evidenti le forzanti che amplificano l’entità e la velocità del raffreddamento. Specialmente per quanto riguarda l’Oceano Atlantico…c he è il “mare” che più ci interessa!
Più volte in passato vi ho parlato della velocità di raffreddamento del clima… che è di circa 4 volte maggiore rispetto a quella di un riscaldamento di pari entità.
Questa volta sono particolarmente evidenti le forzanti che amplificano l’entità e la velocità del raffreddamento. Specialmente per quanto riguarda l’Oceano Atlantico…c he è il “mare” che più ci interessa!
lunedì 13 gennaio 2014
Clima: caldo record in nord Europa, orsi escono dal letargo.
(Adnkronos) - Al vortice polare che ha colpito la costa orientale degli Stati Uniti nelle ultime settimane ha fatto da contraltare un inverno anormalmente mite in Scandinavia, che ha sconvolto i modelli stagionali della flora e della fauna. In Groenlandia, Islanda e i Scandinavia si sono registrate temperature molto più calde del normale: è così che sono stati segnalati orsi usciti anzitempo dal letargo invernale e cambiamenti di comportamento negli uccelli migratori che si sono attardati sulle coste svedesi. Anche la flora ha reagito al cambiamento con piante che hanno germogliato con diversi mesi di anticipo.
Il risultato è che in Norvegia la neve non s'è quasi vista mentre si è registrata una piovosità superiore del 180%. Forti piogge anche in Finlandia, con inondazioni delle aree basse costiere occidentali e con i laghi sui livelli massimi di capienza. Qui si sono registrate temperature più elevate anche di 5 gradi sopra la media. In Svezia, nelle aree meridionali del paese, le temperature sono rimaste sopra lo zero, fino a 7,7 gradi, stabilendo, di fatto, un clima quasi autunnale. Ma non è solo un'anticipata uscita dal letargo degli orsi a preoccupare gli scienziati del clima. Il caldo inusuale infatti, danneggia la vegetazione minacciata dal proliferare di specie dannose favorite dalle temperature più elevate.
Fonte
giovedì 2 gennaio 2014
Clima: scoperta maggiore sensibilita' a CO2
Londra, 2 gen. - La temperatura media del nostro pianeta salira' di almeno 4 gradi entro il 2100 e potenzialmente piu' di 8 gradi entro il 2200, secondo la stime di un gruppo di scienziati che ha scoperto che il clima globale e' molto piu' sensibile all'anidride carbonica di quanto si pensasse. Il rimescolamento dell'aria nell'atmosfera contribuisce all'incertezza delle previsioni formulate dai modelli che riguardano il riscaldamento globale. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, e' stato condotto alla University of New South Wales di Sidney, Australia.
I modelli climatici che simulano in modo piu' realistico questo processo di miscelazione, si legge nella ricerca, suggeriscono che il riscaldamento del clima terrestre in risposta ad un raddoppiamento della concentrazione di anidride carbonica, potrebbe appartenere alla fascia alta, tra le previsioni finora diffuse. Le incertezze nella sensibilità' climatica prevista - che riguardano l'entita' del riscaldamento globale causato da influenze esterne - oscillano in un intervallo da 1,5 a 5 gradi Celsius, in corrispondenza di un raddoppiamento della CO2 atmosferica. Steven Sherwood e colleghi hanno scoperto che circa la meta' della incertezza della sensibilita' climatica e' da attribuirsi alla miscelazione convettiva nella troposfera, che influenza la copertura delle nuvole. Le nuvole di basso livello riflettono la luce solare in arrivo dallo spazio raffreddando il clima, e di conseguenza la diminuzione delle nubi basse tenderà' a far aumentare il riscaldamento e la sensibilità' del clima. I modelli del team suggeriscono che le nuvole basse diminuiranno e che la sensibilità' climatica sara' probabilmente superiore a 3 gradi centigradi, ossia di gran lunga superiore al limite inferiore attualmente stimato di 1,5 gradi Celsius. (AGI) .
Fonte
sabato 21 dicembre 2013
Il novembre del 2013 è stato il più caldo sulla Terra dal 1880.
In tutto il globo - Dalle rilevazioni è emerso che quasi in ogni regione del mondo la temperatura è stata "più calda del solito". In alcune zone della Russia si è arrivati addirittura a otto gradi sopra la media del periodo. Uniche eccezioni al fenomeno - con temperature più fresche - sono state riscontrate nella parte centrale e orientale del Nord America, l'Oceano Meridionale vicino all'Antartide, l'Australia settentrionale e la zona sud-ovest della Groenlandia.
Previsto un 2014 bollente - Secondo i ricercatori, inoltre, il caldo non porterà tregua neanche con l'arrivo del nuovo anno. Come riportato su Quartz, numerosi modelli climatici sottolineano le probabilità dell'arrivo nel 2014 del Nino - il riscaldamento delle temperature superficiali dell'Oceano Pacifico tropicale - che potrebbe rendere così il prossimo anno il più caldo mai registrato dopo il 2010.
Previsto un 2014 bollente - Secondo i ricercatori, inoltre, il caldo non porterà tregua neanche con l'arrivo del nuovo anno. Come riportato su Quartz, numerosi modelli climatici sottolineano le probabilità dell'arrivo nel 2014 del Nino - il riscaldamento delle temperature superficiali dell'Oceano Pacifico tropicale - che potrebbe rendere così il prossimo anno il più caldo mai registrato dopo il 2010.
sabato 14 dicembre 2013
Storica nevicata al Cairo (Video)
Piramidi innevateL’eccezionale nevicata che ieri ha imbiancato la metropoli di Il Cairo, capitale egiziana sta letteralmente facendo “impazzire” gli appassionati e gli studiosi di tutto il mondo: è stato un evento davvero eccezionale, che non si verificava dalla Piccola Era Glaciale, addirittura da 4 secoli fa. La conferma ulteriore che quella di ieri, 13 dicembre 2013, sia stata una giornata davvero eccezionale, arriva dai numeri (che vanno oltre ogni opinione): da quando a Il Cairo esistono stazioni ufficiali di rilevamento meteorologico (circa 140 anni), latemperatura massima più bassa mai registrataera stata di +8,5°C il 24 febbraio 1992. Ieri, invece, s’è fermata ad appena +8,1°C. E’ un record di freddo assoluto, e l’eccezionalità davvero incredibile è che tutto ciò stia accadendo nella prima metà di dicembre, quando siamo ancora in autunno, e non certo nel periodo più freddo dell’anno (tra gennaio e febbraio)!!!http://www.meteoweb.eu/2013/12/epocale-nevicata-di-ieri-a-il-cairo-battuto-anche-il-record-storico-di-freddo/246719 |
Il Cairo innevato
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Ubicazione:
Il Cairo, Governatorato del Cairo, Egitto
mercoledì 16 ottobre 2013
Inverno 2013/2014 freddo? Caldo?
Meteo, gli esperti: «Sarà inverno mite, temperature sopra la media di 2 gradi»
Buone notiize per il meteo a Nordest, almeno nelle previsioni:
sarà infatti un inverno con temperature al di sopra delle medie stagionali,
fino a febbraio 2014: sono i modelli di previsione su grande scala che arrivano da Iri,
l'International Research Institute for Climate & Society americano, dal Centro
europeo di previsione meteo e dal Met, l' ufficio inglese per la meteorologia. Per l'Italia,
in particolare, la stagione sarà meno freddadel solito specie sul versante dell'Alto e Basso
Adriatico. Lo conferma Guido Visconti,direttore del Cetemps, Centro di eccellenza del
ministero dell'Università e Ricerca su tecniche di telerilevamento e modellistica numerica
per la previsione di eventi meteorologici severi.Visconti, ordinario di Fisica atmosferica
all'Università dell' Aquila, aggiunge che le temperature «saranno più alte nel sud Europa,
in particolare in Grecia e
Albania, ma anche in Italia saranno di uno o due gradi al di sopra dellamedia. Un'estate
più calda fa sì che in autunno i mari rimangano più caldi - spiega Visconti - il mare
mantienele temperature per un periodo più lungo e questo favorisce anche fenomeni
meteo estremi».Uno degli effetti del riscaldamento climatico, l'aumento della temperatura
del mareMediterraneo, è poi all' origine dell'immigrazione di specie vegetali e animali
finora non presenti nell'Adriatico e nel Tirreno. E l'effetto sui raccolti? «A livello
globale - spiega Visconti - c'è una tendenza ad anticiparli, perchè la maturazione avviene
prima, come accaduto per esempio per l'uva. Certe specie, invece, tendono a scomparire,
soprattutto quelle tipiche delle zone montane. La vegetazione è abituata a una certa
temperatura, se questa si innalza può far sì che prodotti naturali scompaiano o crescano
solo a quota più elevata». Conseguenza del riscaldamento globale è che si ha sempre
meno neve.«Anche a livello globale - conclude lo studioso - le precipitazioni nevose
negli ultimi vent'anni sono diminuite di oltre il 15%. Inverni strani come quello di due
anni fa non rappresentano la tendenza, sono eccezioni. Possono esserci, però, anche
fenomeni generati dallo scioglimento dei ghiacci del Polo Nord. La scorsa primavera,
particolarmente piovosa e fredda, da alcuni è stata attribuita allo scioglimento dei
ghiacci, ma ciò dimostra che conosciamo ancora poco su questi meccanismi». Intanto
una visione di insieme deimodelli di previsione per i prossimi mesi sono disponibili sul
sito Iri della Columbia University.
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Lunedì 14 Ottobre 2013 - 20:32 Ultimo aggiornamento: 22:09
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"Secondo alcune previsioni di meteorologi europei, questo inverno sarà il più freddo degli ultimi 100 anni....
Un fenomeno naturale sarebbe all'origine di questa ondata di freddo che sta per colpire...l'Europa: la fusione dei ghiacci nell'Artico, la quale provocherebbe il raffreddamento degli oceani, causando la formazione di correnti d'aria fredda pronte a invadere il nostro continente in quest'inverno.
Questa profezia ricorda ovviamente quello di Laurent Cabrol, meteorologo presso Europa 1. Quest'ultimo aveva annunciato un'estate 2013 super rovente... ma è avvenuto piuttosto il contrario...
Uno dei meteorologi all'origine di questa informazione, il tedesco Dominik Jung, del sito wetter.de, ha affermato su Twitter... "che è impossibile per il momento, dire se questo inverno sarà il più orribile per 100 anni". Ma poi sostiene che l'inverno 2013/2014 sarà probabilmente "estremamente ghiacciato". "
E qui interrompo l'articolo della giornalista del sito DH.be
Ma, al riguardo di tale previsione catastrofica, un altro giornalista, P.Gosselin del sito http://notrickszone.com, in suo articolo del 26 settembre u.s. ("Jung’s Initial Winter Speculation Morphs Into “A Killer 2014-Winter Forecast”) afferma che: "The two recent French reports cited above are just the latest. A few days ago I saw the same stuff in Russian and Italian media", cioè vi sono altri articoli, russi e italiani (???) che confermerebbero tali previsioni...
Aggiungo io: all'inverno mancano ancora 2 mesi e, si sa, le previsioni su come sarà l'inverno 2013-14 è una impresa ardua, al limite della credibiltà, anche quando la previsione viene formulata a dicembre, figuriamoci a settembre!
venerdì 11 ottobre 2013
2014 - Nuova era glaciale?
L'Europa si raffredderà e un raffreddamento della portata di 2-3°C in pochi anni potrebbe avere conseguenze ben più gravi del grado di riscaldamento che abbiamo sperimentato dall'uscita della piccola era glaciale.
Habibullo Abdussamatov è un docente universitario, noto soprattutto per i suoi studi sul comportamento del sole e le conseguenze sul clima. Secondo lui dal 2014 l'Europa (e non solo) vivrà progressivamente una nuova era glaciale.
A dirlo non siamo noi di MeteoLive, ma il prof. Abdussamatov, il quale ribadisce, a sostegno della sua teoria, che, a causa della forte attività solare, tutti i pianeti del sistema solare hanno subito un aumento della temperatura in questi ultimi anni, anche ben più rilevanti che sulla Terra, come avvenuto su Giove e Marte, dove l’aumento della temperatura è indicato anche dalla forte diminuzione delle calotte polari. Anche nei pianeti più lontani come Urano, Nettuno e Plutone si constatano aumenti di temperatura, ma ora tutto cambierà.
Secondo Abdussamatov altri fattori, rispetto all'aumento della concentrazione di CO2 e metano in atmosfera sembrerebbero quindi influenzare l’aumento della temperatura sulla Terra, in primis il Sole, ma anche le variazioni di quantità della polvere interstellare che filtra i raggi solari.
Ora il sole si avvia ad una fase di "dormienza", caratterizzata da pochissime macchie solari.
Secondo Abdussamatov il clima del nord Europa, compreso quello del Regno Unito, entro pochi anni diverrà gelido, con inverni simili a quelli siberiani, in estate ci saranno molte inondazioni nel Regno Unito e praticamente l'estate non sarà più vissuta come stagione a nord di Berlino.
L’Europa meridionale subirà un cambiamento meno drammatico, ma certamente rilevante, con freddo e neve a più riprese in inverno e alterazione del clima anche delle altre stagioni,con l'estate che potrebbe diventare particolarmente piovosa e ricca di episodi temporaleschi anche gravi.
La fase critica del raffreddamento si vivrà entro il 2050, poi le temperature, complice un aumento dell'attività solare, tornerebbero a salire progressivamente, ma sarà difficile tornare alle temperature attuali prima del 2070.
Abdussamatov non tiene in alcun conto del contemporaneo costante aumento dell'anidride carbonica nell'aria, considera remota la possibilità che un meteorite possa in tempi brevi colpire la Terra, ritiene credibile la teoria del feedback climatico, ma lo svincola dall'episodio che sta per verificarsi.
E il resto del mondo? Anche l'America del nord subirà un notevole raffreddamento, mentre quello nell'emisfero sud riguarderà, anzi per lui sta già riguardando, soprattutto la regione antartica.
Secondo Abdussamatov per ora l’atmosfera è riscaldata dal calore accumulato dall’oceano mondiale, ma dal 2014 l’umanità si renderà conto che sta per sperimentare la quinta glaciazione dell’ultimo millennio.
La cosa buffa è che anche il Met Office (Istituto meteorologico inglese) e l’University of East Anglia, da sempre accaniti sostenitori del riscaldamento globale su base antropica, hanno modificato la loro linea, dopo aver riscontrato che negli ultimi 15 anni la Terra non si riscaldata come avevano preventivato.
L'Università dell'Arizona concorda con Abdussamatov: la debolezza della stella è indiscutibile e avrà un picco nel 2022.
Anche il danese Henrik Svensmark concorda e rincara la dose, asserendo che il sole ci aiuterà a capire quanto è fondamentale nell'economia termica della Terra, e dimostrerà da solo con i fatti ciò che noi diciamo da tempo”.
Eppure, alcuni record di caldo e di siccità, lo scioglimento sempre più clamoroso dei ghiacci artici (sia pure scarsamente indagato a livello endogeno), la notevole fusione dei ghiacciai della Terra, compresi quelli alpini, lascia pensare che qualcosa non quadri. Naturalmente l'IPCC e molti scienziati indipendenti bocciano in toto questa teoria e ribadiscono che il riscaldamento continua e che presto si accentuerà, ma questa è un'altra storia, non certamente quella di Abdussamatov che qui vi abbiamo raccontato.
Autore : Alessio Grosso
venerdì 24 agosto 2012
Geoingegneria e manipolazione climatica: chi controlla il tempo che fa? (2)
Sono in corso da più di sessant'anni tentativi di condizionare artificialmente il clima, controllare piogge e nevicate, alterare la temperatura atmosferica, generare tornado e tsunami. Chi conduce questi esperimenti? E a quale scopo? Viaggio in uno degli argomenti più dibattuti della rete, quello della manipolazione climatica, e nelle numerose teorie, più o meno verosimili, che lo circondano.(ETC Group)
La ETC Group, un'organizzazione internazionale che si batte per l'ambiente, la sostenibilità e i diritti umani ha pubblicato un interessantissimo documento ,che elenca - suddividendoli geograficamente paese per paese e nominando le istituzioni, gli enti e le multinazionali coinvolte - tutti gli esperimenti sul clima effettuati nel corso degli anni. Secondo tale dossier i primi esperimenti si sono svolti sul finire degli anni Quaranta in Honduras ad opera della United Fruit Company, oggi Chiquita, che ai tempi esercitava un potere enorme su una larga fetta dell'America del Sud.
Il documento si compone in tutto di 115 pagine piene di dati certificati che attestano un proliferare di esperimenti su comemodificare il clima terrestre, per vari scopi. I più frequenti sono quelli riguardanti l'aumento o la diminuzione delle piogge; solo l'Italia ne conte ben sette differenti, dagli anni Settanta fino ai giorni nostri. Gli ultimi sono quelli del progetto Climagri, all'interno del quale sono stati realizzati test di riduzione della pioggia.
Il documento dimostra in maniera inequivocabile che sono in corso, da ormai più di sessant'anni, studi ed esperimenti su come manipolare il clima terrestre, condotti dai governi di tutto il mondo con il contributo di imprese private, istituti, multinazionali. Fin qui parliamo di dati di fatto incontestabili. Ci sono invece alcune domande a cui non è possibile rispondere in maniera altrettanto lineare: quali capacità di manipolazione climatica sono state raggiunte negli anni attraverso lo sviluppo della tecnica? Quanto questi esperimenti influiscono sui cambiamenti climatici? Con quali scopi vengono effettuati?
Il perché non sia possibile fornire risposte certe lo si intuisce: mancanza di documentazioni, reticenza da parte dei media e della classe politica ad affrontare apertamente queste tematiche, oscurantismo e tentativi di nascondere i veri scopi delle operazioni in questione. Ciò che possiamo fare è presentare le varie teorie, vagliare le ipotesi ed usare il buon senso per provare a rispondere – ovviamente non in via definitiva – ai tanti interrogativi che ci affollano la mente quando ci addentriamo in questioni così delicate.
mercoledì 22 agosto 2012
Geoingegneria e manipolazione climatica: chi controlla il tempo che fa?
la mappa mondiale delle modificazioni climatiche (GUARDIAN) "Gruppo ETC ha prodotto una mappa del mondo di geoingegneria che rappresenta il primo tentativo di descrivere la portata più ampia di ricerca e sperimentazione in larga scala la manipolazione del clima della Terra.Fonte
Nelle scienze applicate con il termine geoingegneria si designa l'applicazione di tecniche artificiali di intervento umano sull'ambiente fisico (atmosfera, oceano, biosfera, criosfera, idrosfera, litosfera ecc..) volte a contrastare i cambiamenti climatici causati dall'uomo.[1][2]
La geoingegneria è oggi un costrutto teorico che ha per oggetto l'uso di tecniche di ingegneria planetaria per, ad esempio, ridurre la presenza di CO2 in atmosfera. (Wikipedia)
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mercoledì 11 luglio 2012
Maltempo senza fine in Gran Bretagna: colpa del disgelo del Mar Glaciale Artico - MeteoWeb
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Ubicazione:
Inghilterra, Regno Unito
domenica 8 gennaio 2012
In Europa gli inverni saranno sempre più rigidi?
Gli scienziati russi, dell'Istituto Oceanografico e dell'Istituto di Matematica Numerica dell'Accademia Russa delle Scienze, prevedono in un prossimo futuro un raffreddamento della temperatura nell'emisfero settentrionale. Secondo i loro calcoli, ci sarà una «grande anomalia di salinità», che abbasserà la temperatura media e porterà nei prossimi anni inverni molto rigidi.
L'oceanografo Nikolay Diansky ha studiato in oltre un ventennio i dati sulle variazioni della salinità dell'acqua marina dell'Artico con i cambiamenti climatici del pianeta. Ha confrontato i dati e gli studi di tutti i suoi colleghi scienziati di tutto il mondo prima di parlare di un probabile raffreddamento del clima europeo.
I grafici di Diansky mostrano che sta accadendo un fatto che c'è stato negli anni 60, ovvero il riscaldamento del pianeta conduce allo scioglimento massiccio dei ghiacciai e all'aumento della portata dei fiumi siberiani. Di conseguenza, nel Mar Glaciale Artico si è accumulata molta acqua dolce che inizierà a propagarsi attraverso lo Stretto canadese e in Groenlandia e nel Nord Atlantico. Da lì proviene «l'acqua calda» dell'Europa, la Corrente del Golfo. La fredda acqua dolce coprirà la sua acqua tiepida e salata come una coperta e non permetterà al calore di uscire e così, in Europa e in tutto l'emisfero settentrionale ci sarà un abbassamento delle temperature.
Prolungati periodi freddi, nel corso della storia, ci sono già stati, ricorda il professor Alexander Belyaev, vice direttore dell'Istituto di Geografia dell'Accademia Russa delle Scienze: «Ci sono stati periodi di una piccola era glaciale, quando il Canale della Manica era congelato, quando da San Pietroburgo si poteva raggiungere, camminando sul ghiaccio, Helsinki. Si poteva immaginare un tempo con i dipinti di Bruegel, quando tutti i canali olandesi erano congelati, e si poteva pattinare. Ci sono stati più tardi tempi, quando la Torre Eiffel era coperta di neve e congelata. Così il clima cambia, ma niente di terribile accadrà».
La Terra possiede un proprio controllo del clima. Il riscaldamento, che è causato dall'uomo o dalla attività solare, provoca sempre un meccanismo che porta acqua artica che induce un raffreddamento. Poi di nuovo, ci sarà un riscaldamento. La verità, forse, è che non accadrà nella nostra vita.
(Fonte Accademia Kronos)
L'oceanografo Nikolay Diansky ha studiato in oltre un ventennio i dati sulle variazioni della salinità dell'acqua marina dell'Artico con i cambiamenti climatici del pianeta. Ha confrontato i dati e gli studi di tutti i suoi colleghi scienziati di tutto il mondo prima di parlare di un probabile raffreddamento del clima europeo.
I grafici di Diansky mostrano che sta accadendo un fatto che c'è stato negli anni 60, ovvero il riscaldamento del pianeta conduce allo scioglimento massiccio dei ghiacciai e all'aumento della portata dei fiumi siberiani. Di conseguenza, nel Mar Glaciale Artico si è accumulata molta acqua dolce che inizierà a propagarsi attraverso lo Stretto canadese e in Groenlandia e nel Nord Atlantico. Da lì proviene «l'acqua calda» dell'Europa, la Corrente del Golfo. La fredda acqua dolce coprirà la sua acqua tiepida e salata come una coperta e non permetterà al calore di uscire e così, in Europa e in tutto l'emisfero settentrionale ci sarà un abbassamento delle temperature.
Prolungati periodi freddi, nel corso della storia, ci sono già stati, ricorda il professor Alexander Belyaev, vice direttore dell'Istituto di Geografia dell'Accademia Russa delle Scienze: «Ci sono stati periodi di una piccola era glaciale, quando il Canale della Manica era congelato, quando da San Pietroburgo si poteva raggiungere, camminando sul ghiaccio, Helsinki. Si poteva immaginare un tempo con i dipinti di Bruegel, quando tutti i canali olandesi erano congelati, e si poteva pattinare. Ci sono stati più tardi tempi, quando la Torre Eiffel era coperta di neve e congelata. Così il clima cambia, ma niente di terribile accadrà».
La Terra possiede un proprio controllo del clima. Il riscaldamento, che è causato dall'uomo o dalla attività solare, provoca sempre un meccanismo che porta acqua artica che induce un raffreddamento. Poi di nuovo, ci sarà un riscaldamento. La verità, forse, è che non accadrà nella nostra vita.
(Fonte Accademia Kronos)
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giovedì 23 dicembre 2010
Clima, previsioni climatiche primo trimestre 2011.
l’Iri – l’istituto internazione di ricerca per clima e società nato per iniziativa della agenzia governativa americana NOAA e della Columbia University di New York - che elabora e pubblica le mappe di previsione a lungo periodo. Un lavoro utile per gli scienziati e ancora largamente sperimentale, in progressivo affinamento, ma che mostra delle linee di gennaio, febbraio e marzo.
E' evidente l’influsso della corrente pacifica del Nino, e la previsione su scala mondiale, indica alte probabilità di temperature più alte del normale (50-70% di probabilità) nel Messico, nel Texas e il New Mexico, a Cuba, nelle aree polari e subpolari, sulle isole britanniche e la scandinavia, l’estremo est russo, la Cina centromeridionale e la Birmania, le Filippine, parte del Brasile, l’Oman e lo Yemen e gran parte dell’Europa (Italia esclusa). Probabilità di temperature più basse invece in Alaska e lungo la costa pacifica nordamericana e il Canada continantale, Panama, il Costarica, l’Honduras, il Nicaragua, e poi Colombia, Venezuela, Ecuador e Perù, lo Zaire e l’Australia settentrionale ed orientale, L’Algeria e l’Iran occidentale.
domenica 15 agosto 2010
Greenpeace Russia - «Ecco la mappa degli incendi radioattivi». C'è anche area Chernobyl.
LIVORNO. Greenpeace Russia ha pubblicato una mappa (nell'immagine) che dimostra come gli incendi che devastano la Russia europea si stiano diffondendo in tutte le aree forestali contaminate da radiazioni nucleari. «La mappa - spiegano gli ambientalisti russi - è stata prodotta utilizzando i dati dell'International atomic energy agency e le informazioni fornite dal Fire information for resource management basato sulle immagini satellitari del Modis, il sistema internazionale di monitoraggio degli incendi. La mappa, sulla base dei dati acquisiti il 9 agosto, mostra chiaramente che le aree nucleari contaminate soffrono di più di 20 incendi. Almeno 3 divampano nelle foreste altamente contaminata della regione di Bryansk».
Il ministro russo per le situazioni di emergenza, Sergei Shoigu, il 5 agosto aveva detto che «Ci sono solo due incendi nella regione di Brjansk, ma sono stati estinti precocemente». Poi aveva aggiunto: «Se il fuoco si sviluppa in questa zona può rilasciare nell'aria la contaminazione nucleare del disastro di Chernobyl in aria e comparirà una nuova area contaminata».
E' esattamente quello che si vede nella carta nella zona più scura della Russia che si incunea nei confini tra Ucraina e Bielorussia.
Vladimir Chouprov, campainer energia di Greenpeace Russia, sottolinea che «Il livello di radioattività non può arrivare al livelli causati dal disastro di Chernobyl. Ma non vorremmo che venisse sottovalutato il rischio di esposizione, perché sappiamo poco riguardo agli effetti sulla salute della combinazione di emissioni di CO e le radiazioni a basso dosaggio».
Il governo russo cerca di dare tutta la colpa di questo disastro ad una causa che fino a ieri guardava con malcelato scetticismo: il global warming. Alexander Frolov, a capo del servizio federale di meteorologia, ha detto che spulciando gli archivi ufficiali della Russia zarista-sovietica-eltsiniana-putiniana si è scoperto che l'ondata di caldo di quest'anno è la peggiore in 1.000 anni.
Greenpeace, che ha combattuto contro l'eco-scetticismo climatico dei politici russi, ora non ci sta a dare tutta la colpa al clima: «Vorrei aggiungere a questo che sono il sistema russo di gestione forestale e la terribile legislazione forestale hanno causato il disastro degli incendi peggiori in 1.000 anni - dice il direttore esecutivo di Greenpeace Russia Sergey Tsyplenkov - E l'errore più grande che possiamo fare ora è dare la colpa solo l'ondata di caldo».
Per gli ambientalisti russi quello che il Paese dovrà spendere quest'anno per la lotta contro gli incendi boschivi e per gestire le loro conseguenze, sarebbe stato sufficiente a finanziare per diversi anni il lavoro di un organismo di protezione statale delle foreste con 20.000 dipendenti. Invece la Russia quest'anno ha stanziato per la lotta antincendio 2,2 miliardi di rubli e nel 2009 ha speso 4-10 centesimi di dollaro per ettaro di terreni boschivi destinati ai vigili del fuoco, rispetto a circa 4 dollari negli Usa. Secondo Greenpeace la Russia dovrebbe investire almeno 30 miliardi di rubli per combattere gli incendi a livello nazionale. «Inoltre è essenziale istituire un sistema centralizzato di protezione aerea delle foreste per combattere su larga scala gli incendi boschivi (analogo al precedente "Avialesookhrana"), in particolare per assicurare il trasporto rapido dei vigili del fuoco e delle attrezzature dalle regioni a minore intensità di incendi alle regioni a maggiore intensità di incendi. Un avaro paga due volte. Se in Russia ci fosse un capace ed efficace servizio di Stato di protezione delle foreste, nel 2010 sarebbe stato possibile ridurre i danni della catastrofe del fuoco da 5 a 10 volte ed evitare le perdite umane».
Anche Réseau "Sortir du nucléaire", la federazione di 879 associazioni ambientaliste francesi, è preoccupata per quel che sta succedendo intorno agli impianti nucleari Russi, in particolare a quello di Mayak : «La centrale nucleare russa di Snejinsk è circondata dalle fiamme. La Russia ha anche decretato lo stato d'emergenza intorno al centro nucleare di Mayak, dove sono stoccate enormi quantità di scorie altamente radioattive».
Per "Sortir du nucléaire" il governo russo e quelli degli altri Paesi industrializzati non sembrano comprendere la gravità della situazione. Eppure il Centro nucleare di Mayak è un luogo tristemente noto: nel 1957 un difetto nel raffreddamento di un deposito di scorie altamente radioattive provocò un'esplosione che ha contaminato 23.000 km2 e più di 450.000 persone. Secondo gli antinucleari francesi l'attuale situazione in Russia potrebbe causare un incidente nucleare ancora più grosso: «Gli incendi rischiano di danneggiare i sistemi di raffreddamento delle installazioni nucleari russe (panne degli delle attrezzature di pompaggio o di ricircolo delle acque di raffreddamento, aumento delle temperature dell'aria, ecc.). I assenza di raffreddamento, il cuore di un reattore nucleare entra in fusione in qualche minuto. La fusione del cuore di un reattore russo porterebbe ad un incidente di una gravità paragonabile alla catastrofe di Chernobyl. La situazione drammatica che vive attualmente la Russia dimostra una volta di più che i reattori nucleairi sono molto vulnerabili agli eventi climatici estremi, la cui frequenza aumenta con il cambiamento climatico. E' quindi suicida pretendere utilizzare la tecnologia nucleare come "soluzione" di fronte ai cambiamenti climatici».
"Sortir du nucléaire" ricorda che questo non è una cosa che riguarda solo i russi: «nel 2003, 1/4 del parco nucleare francese ha dovuto essere fermato a causa della canicola estiva, che rendeva ancora più pericolosa lo sfruttamento dei reattori. Nel 1999, la centrale nucleare di Blayais, vicina a Bordeaux, ha sfiorato la catastrofe a causa di una inondazione, e la città stava ere sere evacuata. Le particelle radioattive diffuse nell'ambiente dagli incendi rischiano di contaminare la catena alimentare dove ricadranno. Numerosi radioelementi possono fissarsi nell'organismo per ingestione o inalazione e provocare delle malattie gravi, cancri, ecc. La gravità dei rischi che il nucleare fa pesare sulla salute e la sicurezza delle popolazioni non va più dimostrata. E' urgente che la Russia tragga la lezione da questa situazione di crisi e fermi rapidamente i suoi impianti nucleari. La Francia, che è il Paese più nucleare al mondo, deve anche lei impegnarsi urgentemente in un piano di uscita dal nucleare».
domenica 25 luglio 2010
A Parigi scarseggia l'acqua, allarme della Prefettura.
PARIGI - Un forte appello è stato lanciato dal prefetto di Parigi affinché la popolazione faccia un uso «ragionato» e «oculato» dell'acqua potabile nella capitale francese.
«Il prefetto di Parigi sollecita tutti a prestare attenzione alla criticità della situazione e alla necessita' di usare l'acqua in modo ragionato e oculato», afferma lo stesso prefetto in un comunicato ai cittadini, ma anche a imprese e servizi pubblici.
A causa del caldo estivo, il corso di due fiumi che contribuiscono normalmente a rifornire di acqua potabile la capitale francese sono quasi a secco. Il fiume Lunain, spiega il prefetto, «è sceso oltre il limite di allerta». Mentre il fiume Vanne è addirittura in situazione di «crisi».
«Il prefetto di Parigi sollecita tutti a prestare attenzione alla criticità della situazione e alla necessita' di usare l'acqua in modo ragionato e oculato», afferma lo stesso prefetto in un comunicato ai cittadini, ma anche a imprese e servizi pubblici.
A causa del caldo estivo, il corso di due fiumi che contribuiscono normalmente a rifornire di acqua potabile la capitale francese sono quasi a secco. Il fiume Lunain, spiega il prefetto, «è sceso oltre il limite di allerta». Mentre il fiume Vanne è addirittura in situazione di «crisi».
ats/ansa
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lunedì 28 dicembre 2009
Clima - l'Italia potenzia la rete di monitoraggio climatico.
Mentre si registra una parziale delusione della conferenza
Cop15, l’Italia decide di rafforzare il suo impegno nello studio dei
cambiamenti climatici attraverso l’ampliamento della rete di stazioni
di monitoraggio atmosferico in alta quota Share (Stations at High
Altitude for research on Environment) realizzata dal Comitato EvK2Cnr.
Lo ha annunciato il presidente del Comitato stesso Agostino Da Polenza....
In uno studio dal titolo "L'atmosfera e le montagne italiane dalle Alpi al Mediterraneo: ruolo delle stazioni di monitoraggio in alta quota", condotto dall’Isac-Cnr, sono stati individuati un certo numero di possibili siti, ubicati in aree considerate rappresentative delle condizioni di fondo dell’atmosfera. Con il Comitato EvK2Cnr si è dato così vita al network Share–Italia che si focalizzerà su una stazione di riferimento operante da più di venti anni (il laboratorio ISAC-Cnr Ottavio Vittori sul Monte Cimone) e 8 stazioni primarie dislocate sul territorio, per aree geografiche d'interesse.
In uno studio dal titolo "L'atmosfera e le montagne italiane dalle Alpi al Mediterraneo: ruolo delle stazioni di monitoraggio in alta quota", condotto dall’Isac-Cnr, sono stati individuati un certo numero di possibili siti, ubicati in aree considerate rappresentative delle condizioni di fondo dell’atmosfera. Con il Comitato EvK2Cnr si è dato così vita al network Share–Italia che si focalizzerà su una stazione di riferimento operante da più di venti anni (il laboratorio ISAC-Cnr Ottavio Vittori sul Monte Cimone) e 8 stazioni primarie dislocate sul territorio, per aree geografiche d'interesse.
La rete comprenderà una stazione sulle Alpi
occidentali, una sulle Alpi Centrali, una su quelle Orientali. Altre
tre stazioni andranno a coprire l'Appennino da nord a sud, e altre due
stazioni riguarderanno Sicilia e Sardegna. Le aree in cui sono
dislocate le stazioni, sono state selezionate in base a criteri
geografici, ambientali e territoriali, in modo tale che siano
rappresentative del territorio italiano.
La creazione di una rete di stazioni d’alta montagna
per lo studio delle condizioni di fondo dell’atmosfera permetterà di
porre fine a una lacuna esistente nell’organizzazione delle reti di
monitoraggio atmosferico sul nostro territorio. Infatti, mentre sono
relativamente diffuse (soprattutto al Nord del Paese) reti efficienti
mirate alla determinazione dei livelli di qualità dell’aria, rimane
ancora poco diffusa un’attività più completa di campionamento.
Un'attività che consideri non solo i parametri utili alla valutazione
degli indici di qualità dell’aria, ma che possa anche rivolgersi in
senso più ampio alle tematiche inerenti lo studio dell’atmosfera e
dell’ambiente......
giovedì 17 dicembre 2009
Mosca - Il freddo intenso blocca bancomat e citofoni.
Sono ormai sempre più numerosi gli istituti di credito di Mosca intervenuti urgentemente sui meccanismi dei loro bancomat, messi fuori uso dal freddo intenso che dall’inizio della settimana non sembra dare tregua alla città. I bancomat non danno infatti più il denaro perchè sono letteralmente congelati negli ingranaggi di erogazione. Le basse temperature, che oscillano in questi giorni tra -28 e -20, richiederebbero un dispositivo di riscaldamento supplementare che però non tutti gli apparecchi delle banche posseggono.
Lo stesso inconveniente è capitato ai citofoni di Mosca che, completamente congelati, non aprono più le porte dei palazzi. Una situazione di emergenza che però non è nuova a una Nazione abituata, in determinate aree come la Siberia, a dover fronteggiare temperature ben più rigide che arrivano anche a – 50 gradi.
Paola Ganci
martedì 15 dicembre 2009
Clima - Scienziati danesi smentiscono teoria macchie solari.
(IRIS) - ROMA, 14 DIC - Alla base dei cambiamenti climatici non ci sono le macchie solari. Lo affermano, nel corso di un'intervista al quotidiano britannico The Independent, alcuni scienziati, tra cui un premio Nobel, smentendo così una delle teorie chiave di coloro che sostengono che l'effetto serra non è causato dall'uomo.
(IRIS) - La teoria, sostenuta da molti degli scettici che hanno partecipato al summit ''alternativo'' di Copenaghen, si basa su due studi pubblicati nel 1991 da Eigil Friis-Christensen, direttore del Centro spaziale danese, e nel 1998 dallo stesso Friis-Christensen e da Henrik Svensmark. Secondo gli scienziati, le nuvole si formano di più quando l'attività solare è minore (ovvero quando vi sono meno macchie solari) e sono dunque minori gli impulsi magnetici che raggiungono la Terra.
Nei periodi di maggiore attività solare, invece, i raggi cosmici che secondo gli scienziati servirebbero creare le particelle attorno alle quali si condensa l'acqua e si formano le nuvole, non riescono a raggiungere la Terra che di conseguenza si surriscalda. A contestare i due studi, prima nel 2000 e poi nel 2003, e' stato un altro scienziato danese, Peter Laut, ex consulente scientifico dell'agenzia energetica danese, secondo il quale Friis-Christensen e Svensmark avrebbero commesso gravi errori di calcolo senza i quali la correlazione tra macchie solari e surriscaldamento globale non sarebbe stata evidente. A schierarsi con Laut sono ora una serie di studiosi, a partire da Paul Crutzen, del Max Planck Institute in Germania, vincitore del premio Nobel per aver scoperto il ruolo del buco dell'ozono. Secondo Crutzen, gli studi danesi presentano una serie di problemi, ma ''nonostante Laut li abbia evidenziati - afferma - la teoria continua a saltare fuori e la cosa è piuttosto irritante''.
''I loro studi controversi devo essere ritirati o almeno dovrebbero stilare un comunicato ufficiale in cui ammettono i loro errori'', ha dichiarato Andre Berger, presidente onorario della European Geosciences Union. ''Ho analizzato il problema da vicino e sono dalla parte di Laut per quanto riguarda l'analisi dei dati'', ha dichiarato un altrro esperto, Stefan Rahmstorf della Potsdam University. Nonostante tutto, Friis-Christensen e Svensmark sostengono ancora oggi la loro teoria. ''Non si tratta di una critica all'aspetto scientifico e delle correlazioni, ma alle persone coinvolte'', ha detto Friis-Christensen.
Autore: ClaM
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