domenica 19 agosto 2012

Oggetto non identificato (UFO) visibile nel fondo del Mar Baltico (aggiornamento)



Ricostruzione

Quella dell'anomalia sul fondo del Mar Baltico si sta trasformando in una delle scoperte più sorprendenti e imbarazzanti della storia. Nell'ultima spedizione esplorativa, il team dell'Ocean Explorer, con l'ausilio di un sonar 3d, avrebbe scoperto all'interno dell'anomalia angoli retti, pareti con superfici assolutamente lisce, quelli che sembrano essere corridoi e una struttura simila ad una scala. In una intervista rilasciata a una radio svedese, Aasberg, uno dei leader dell'Ocean Explorer, ha descritto l'interno dell'oggetto del baltico dichiarando che "l'oggetto sembra essere fatto dall'uomo. Potrebbe trattarsi di una formazione naturale successivamente modificata e adattata dagli esseri umani".
L'impressione che si ha nel seguire la storia dell'anomalia del Baltico, è che più aumentano le informazioni disponibili, più aumenta il mistero. Deve essere la stessa sensazione provata del team di esploratori. Infatti, gli esploratori svedesi, hanno deciso di organizzare una terza spedizione che dovrebbe partire tra circa du settimane, con l'obiettivo di raccogliere più dati possibili per far luce su questo mistero sempre più sconcertante. Se l'oggetto non è di origine naturale, la configurazione interna, fatta di corridoi, pareti con angoli retti e cavità, farebbe pensare ad un oggetto di origine artificiale.
Nell'insieme, l'oggetto ricorda la forma di un fungo. Un grosso disco - un cerchio perfetto di 180 metri di diametro e 4 metri di spessore - poggia sulla cima di un pilastro in pietra che si erge a otto metri dal fondo del mare e con uno spessore di 60 metri. Secondo l'opinione degli esploratori, la cupola sembra essere stata realizzata con il calcestruzzo, sia per la consistenza che per l'aspetto. Il massiccio pilastro su cui poggia, invece, sembra essere fatto di un materiale differente, il che fa pensare che la cupola e il pilastro non sono un unico blocco, ma piuttosto due oggetti separati. Se così fosse, chi o cosa avrebbe poggiato la cupola su quel pilastro?
I dati mostrano la presenza di una seconda anomalia.
 La notizia più incredibile è che, a circa 200 metri di distanza, si trova una seconda anomalia che ancora deve essere esplorata. Le prime immagini ottenute dal sonar mostrano un oggetto che, secondo la descrizione del team, somiglia ad una "finestra di una chiesa gotica". Simile all'anomalia principale, anche questo oggetto ha dietro di se questa sorta di pista o crinale. I sommozzatori sono stati così presi dall'esplorazione della prima anomalia, che non hanno avuto il tempo di indagare su questo secondo mistero. La spedizione in programma fra due settimane dovrebbe rappresentare l'opportunità di esplorare anche questa seconda anomalia. C'è la possibilità reale che la seconda anomalia possa contribuire a fornire indizi sulla natura dall'oggetto principale


 La posizione attuale dell'anomalia è ancora alquanto segreta. Lindberg e compagni temono che qualcuno più attrezzato possa soffiargli la scoperta. Quando ne sapranno di più, riveleranno anche le coordinate marine dell'oggetto. Intanto si può dire che il viaggio che dal porto conduce all'oggetto dura circa 24 ora. L'anomalia si dovrebbe trovare a circa 60 miglia al largo tra la Svezia e la Finlandia, nei pressi delle Isole Aland.


"Tropical Storm" Gordon si avvicina alle coste del Portogallo.

Proiezione del tragitto verso il Portogallo.
Proiezione a 5 gg dell'intensità dei venti

UFO sopra la stazione Antartica di Neumayer-Station III




Avremo inverni sempre più freddi?

Cornell Charles H. Greene, professore di scienze della terra e dell’atmosfera, e Bruce C. Monger, ricercatore di scienze meteorologiche, hanno pubblicato nel numero di giugno della rivista Oceanography il loro studio spiegando che “tutti pensano ai cambiamenti climatici dell’Artico, certi che questo fenomeno a distanza avrà scarso effetto sulla nostra vita quotidiana. Ma ciò che sta succedendo nella regione artica cambierà il clima nelle nostre zone”

In sostanza i due esperti spiegano che il global warming provoca un maggiore scioglimento del ghiaccio marino del polo nord durante l’estate, esponendo la scura acqua dell’oceano alla luce solare. Questo provoca un maggior assorbimento della radiazione solare e il calore in eccesso viene rilasciato in atmosfera, soprattutto durante l’autunno, facendo crollare le temperature e i valori di pressione proprio tra l’Artico e le medie latitudini dell’emisfero nord. Secondo gli scienziati, ciò provocherebbe un indebolimento dei venti associati al vortice polare e alla corrente a getto, consentendo così all’aria fredda di proiettarsi molto più spesso alle basse latitudini, com’è già successo negli ultimi tre inverni in modo a volte drammatico, in termini di freddo e neve, sull’Europa e sul nord America.
vortice-polare
Le osservazioni più recenti presentano una nuova svolta alla oscillazione artica: “quello che sta succedendo ora è che stiamo cambiando il sistema climatico, in particolare nella regione artica, e che sta aumentando le probabilità per le condizioni AO negative, che favoriscono invasioni di aria fredda e gravi tempeste meteorologiche invernali a latitudini più basse” ha detto Greene.
Il rallentamento della Corrente del Golfo

Un ulteriore fattore di raffreddamento del clima terrestre potrebbe essere l'effettivo rallentamento della Corrente del Golfo. Il ricercatore Uwe Send, dello Scripps Institution of Oceanography della California, assieme ad alcuni colleghi, ha analizzato i dati raccolti tra il gennaio 2000 e il giugno 2009 da alcune boe oceaniche facenti parte del programma MOVE (Meridional Overturning Variability Experiment) e ha così ottenuto la conferma che nell’ultimo periodo la portata della Corrente del Golfo (cioè la quantità di acqua calda trascinata) si è ridotta di circa il 20%: si tratta della prima prova scientifica di un effettivo rallentamento della Corrente del Golfo.

Tuttavia secondo il team di ricercatori il rallentamento non sarebbe causato dallo scioglimento della Calotta Artica (e dal conseguente “annacquamento” delle acque della Corrente) quanto piuttosto da una naturale variabilità, ed è molto probabile che nell’arco di pochi anni la Corrente del Golfo torni alla precedente portata. Insomma, gli stessi studiosi si mostrano assai scettici su un imminente raffreddamento del clima europeo causato dallo scioglimento dei ghiacci artici e in ogni caso si possono escludere eventi catastrofici come quelli descritti nel noto film (esagerati proprio per esigenze cinematografiche).
La comprensione di queste fluttuazioni della Corrente del Golfo rimane comunque obiettivo fondamentale per arrivare un giorno a realizzare proiezioni climatiche su lungo periodo più affidabili e dettagliate, e in questo senso preziosissime saranno le informazioni che arriveranno nei prossimi anni dalle 20 boe marine dislocate nel 2004 tra le Canarie e le Bahamas nell’ambito del programma Rapid Climate Change Project.
I ghiacciai delle montagne asiatiche crescono
Un ulteriore conferma alle ricerche di Greene e Send proviene da una da uno studio satellitare delle montagne asiatiche che ha lasciato i climatologi molto sconcertati. Il nuovo studio ha preso in esame i dati satellitari degli ultimi 10 anni per studiare la catena montuosa del Karakorum, nel Pakistan del nord e nell'ovest della Cina. I ricercatori hanno scoperto che i ghiacciai del Karakorum - che rappresentano il 3 per cento del totale della superficie coperta di ghiaccio del pianeta - hanno aumentato il loro spessore di 0,11 metri tra il 1999 e il 2008. Questi risultati confutano tutte le previsione catastrofiche dei climatologi negli ultimi anni, che volevano i ghiacciai terrestri in forte arretramento a causa del riscaldamento globale.
karakorum
I ghiacciai della catena montuosa del Karakorum
Tuttavia, gli esperti avvertono che il guadagno è così piccolo che non si può affermare che i ghiacciai siano in crescita. E' però vero che non si stanno nemmeno riducendo. Etienne Berthier, glaciologo presso l'Universitè de Toulose, in Francia, dice che "non tutte le regioni glaciali stanno cambiando allo stesso modo".
Una stima precendente del prof. John Wahr, Università del Colorado, sull'arretramento dei ghiacciai delle montagne asiatiche aveva previsto una perduta fino a 50 miliardi di tonnellate l'anno. Anche le Nazioni Unite si erano spinte in previsioni fosche per il futuro del clima terrestre sostenendo che un quinto dei ghiacciai dell'Himalaya si sarebbe sciolto entro il 2035, con conseguente aumento del livello dei mari e della siccità.
In tutto il mondo, la fusione è stata sopravvalutata. I ghiacciai terrestri e le calotte polari stanno perdendo circa 150 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno, circa il 30 per cento in meno di quanto era stato previsto. Il gap tra le stime precedenti e quelle attuali è dovuto al miglioramento degli strumenti di monitoraggio. Il principale artefice delle nuove rivelazione è GRACE, un sistema di osservazione composto da due satelliti orbitali. Lanciati nel 2002, i due satelliti lavorano in tandem orbitando 16 volte al giorno attorno alla Terra ad un'altitudine di 300 miglia. I satelliti sono in grado di misurare i cambiamenti nel campo gravitazionale terrestre causato da cambiamenti di massa in alcune regioni del globo, tra cui lastre di ghiaccio, gli oceani e l'acqua immagazzinata nel terreno e nelle falde acquifere sotterranee.
Conclusioni
Inutile ricordare quanto accaduto a febbraio in Europa, o lo scorso anno a dicembre negli Usa e sulle isole Britanniche. Greene e Monger ha fatto notare che, però, il loro studio viene pubblicato subito dopo uno degli inverni più caldi negli Stati Uniti orientali, quello concluso pochi mesi fa. “E ‘una grande dimostrazione della complessità del nostro sistema climatico e di come vari elementi influenzano i nostri modelli climatici regionali“, ha detto Greene.
In una regione particolare, molti fattori possono infatti avere un’influenza, tra cui il fenomeno del Niño e della Niña nell’oceano Pacifico. Ma gli esperti hanno spiegato che ogni regione ha un clima a sè e che se è vero, da un lato, che negli Usa è stato un inverno molto caldo, è anche vero che l’Alaska e l’Europa hanno avuto freddo e neve da record e che, nel suo complesso termico globale, il mese di marzo 2012 è stato il marzo più freddo degli ultimi 13 anni! “Ed è questo che ci dobbiamo aspettare per il futuro – conclude Green – con tempeste invernali, freddo e abbondanti nevicate sempre più frequenti nel nord America e in Europa“.
A quanto pare,oltre al grande caldo dobbiamo aspettarci anche un grande freddo.

La Fuente Magna - Eredità dei Sumeri in Sud America?


Uno dei reperti archeologici più controversi dell’intera America è la Fuente Magna, detta anche Vaso Fuente, un grande vaso di pietra, simile ad un recipiente per effettuare libagioni, battesimi o cerimonie purificatorie.
Secondo la versione ufficiale il vaso fu scoperto in Bolivia nel 1960, da un contadino, in un terreno privato che si dice sia appartenuto alla famiglia Manjon, situato a Chua, circa 80 chilometri da La Paz, nelle vicinanze del lago Titicaca.
Nella parte esterna il vaso riporta alcuni bassorilievi zoomorfi (di origine Tihuanacoide), mentre nell’interno, oltre a una figura zoomorfa o antropomorfa (a seconda dell’interpretazione), vi sono incisi due tipi di differenti scritture, un alfabeto antico, proto-sumerico, e il quellca, idioma dell’antica Pukara, civiltà antesignana di Tiwanaku.
Nel 1960 l’archeologo boliviano Max Portugal Zamora attuò alcuni piccoli lavori di restauro sul vaso di pietra, e tentò di decifrare senza successo la misteriosa scrittura che è incisa nella parte interna.
Il vaso fu consegnato da un membro della familia Manjon al municipio di La Paz nel 1960. In cambio la familia Manjon ottenne un terreno in una zona adiacente la capitale.
L’oggetto rimase in uno scantinato del “Museo de los metales preciosos” per 40 anni.
Fino alla fine del XX secolo nessuno sapeva in realtà da dove venisse la Fuente Magna, e nessuno poteva immaginare la straordinaria e affascinante storia che racchiude.
Nel 2000 due ricercatori di La Paz, l’argentino Bernardo Biados e il boliviano Freddy Arce, viaggiarono fino a Chua, luogo situato nel nord del lago Titicaca, e chiesero informazioni ai nativi di lengua aymara sul ritrovamento della Fuente Magna nel 1960.

Inizialmente nessuno sapeva dare informazioni, nè sul Vaso Fuente, nè sulla famiglia Manjon, che sembrava essere scomparsa nel nulla. Successivamente incontrarono un anziano di 92 anni, detto Maximiliano, che dopo aver osservato una foto della Fuente Magna, la riconobbe come sua, e la denominò in spagnolo “el plato del chanco”, ovvero il vaso dove mangiavano i maiali.
Maximiliano dichiarò che il vaso fu trovato molti anni prima nelle vicinanze del villaggio e non gli fu data alcuna importanza fino a quando alcuni uomini lo portarono via (forse pagando un corrispettivo), per poi consegnarlo al municipio di La Paz.
Proprio così: uno degli oggetti più importante dell’intera Storia umana era utilizzato da un campesino come recipiente per dar da mangiare ai maiali!
Bernardo Biados e Freddy Arce fotografarono e studiarono a fondo il celebre vaso, giungendo alla conclusione che era utilizzato nell’antichità per cerimonie religiose purificatorie. I due ricercatori inviarono le foto delle iscrizioni al famoso epigrafista statunitense Clyde Ahmed Winters, che decifrò le enigmatiche iscrizioni proto-sumeriche che si trovano all’interno della Fuente Magna.
Ecco la traduzione del pannello centrale dove vi sono i caratteri cuneiformi:

Avvicinati nel futuro ad una persona dotata di grande protezione nel nome della grande Nia. Questo oracolo serve alle persone che vogliono raggiungere la purezza e rafforzare il carattere. La Divina Nia diffonderà purezza, serenità, carattere. Usa questo talismano (la Fuente Magna), per far germogliare in te saggezza e serenità.
Utilizzando il santuario giusto, il sacrario unto, il saggio giura di intraprendere il giusto camino per raggiungere la purezza e il carattere. Oh sacerdote, trova l’unica luce, per tutti coloro che desiderano una vita nobile.

Secondo i testi antichi Ni-ash (Nammu o Nia), era la Dea che diede luce al Cielo e alla Terra, al tempo dei Sumeri. Il bassorilievo situato nella parte interna del vaso, che può richiamare ad una rana (simbolo di fertilità), secondo alcuni ricercatori è proprio la rappresentazione di Nia, la Dea dei Sumeri.
Gli altri simboli che si trovano ai lati del bassorilievo e nella parte adiacente alle incisioni proto-sumeriche, sono stati interpretati come quella, idioma scritto della civiltà Pukara, ma non sono stati decifrati.
Nella parte esterna del vaso ci sono alcuni bassorilievi zoomorfi, che richiamano la cultura di Tiwuanaku: pesce e serpente. E’ molto probabile che la Fuente Magna venisse utilizzata come vaso sacro per cerimonie esoteriche, che richiamavano il culto della fertilità e la ricerca della purezza.
A questo punto sorge la domanda? Come è possibile che vi siano delle iscrizioni proto-sumeriche in un vaso ritovato presso il Titicaca, a ben 3800 metri d’altezza sul livello del mare, distante decine di migliaia di chilometri dal luogo di espansione della civiltà dei Sumeri?
A mio parere La Fuente Magna è autentica, ed è uno degli oggetti antichi più importanti del mondo, attraverso il quale si può venire a conoscenza del passato remoto dell’umanità e dei suoi viaggi interoceanici.
Innuanzitutto si deve ricordare che l’esistenza del Nuovo Mondo era perfettamente conosciuta ai Fenici e ai Cartaginesi che circumnavigarono l’Africa nel I millennio prima di Cristo. Ma le loro conoscenze derivavano dai Sumeri, il popolo che spesso si associa erroneamente con la “nascità della civiltà”.
E’ noto che i Sumeri navigavano sulle loro imbarcazioni attraverso i canali del Tigri e dell’Eufrate allo scopo di commerciare. E’ invece poco conosciuta la navigazione marittima dei Sumeri, che avevano come base l’attuale isola di Bahrein, dove recenti scavi hanno dimostrato l’esistenza di un porto commerciale che era in attività nel terzo millennio prima di Cristo. Nei testi Sumeri l’odierno Behrein era identificato come Dilmoun, e da quel punto le flotte sumere partivano per la foce dell’Indo da dove rimontavano il grande fiume, giungendo a Mohenjo-Daro, per intercambiare tessuti, oro, incenso e rame. Le imbarcazioni sumere erano lance che potevano dislocare fino a 36 tonnellate.
Secondo Bernardo Biados i Sumeri circumnavigarono l’Africa già nel terzo millennio prima di Cristo, ma, arrivati presso le isole di Capo Verde, si trovarono sbarrato il passaggio dai venti contrari che soffiano incesantemente verso sud-est. Si trovarono pertanto obbligati a fare rotta verso ovest, cercando venti favorevoli. Fu così che giunsero occasionalmente in Brasile presso le coste dell’attuale Piauì o Maranhao. Da quei punti esplorarono il continente risalendo gli affluenti del Rio delle Amazzoni, in particolare il Madeira e il Beni.
In questo modo arrivarono all’altopiano andino, che probabilmente nel 3000 a.C. non aveva un clima così freddo. Si mischiarono così alle genti Pukara che a loro volta provenivano dall’Amazzonia (espansione Arawak), e ai popoli Colla (i cui discendenti parlano oggi la lingua aymara). La cultura Sumera influenzò le genti dell’altopiano, non solo dal punto di vista religioso, ma anche lessicale. Molti linguisti infatti hanno trovato molte similitudini tra il proto-sumerico e l’aymara.
Alcuni Sumeri rientrarono nel Vecchio Mondo e vi trasportarono la coca, che fu trovata anche nelle mummie di alcuni faraoni egizi.
Ultimamente Bernardo Biados e Freddy Arce hanno analizzato e studiato a fondo il monolito di Pokotia, che riporta interessanti iscrizioni nella parte dorsale, che possono anch’esse essere relazionate con viaggi inter-oceanici avvenuti antecedentemente al terzo millennio a.C.
Solo con lo studio comparato di genetica, archeologia, linguistica e scienza epigrafica si potrà giungere in futuro alla reale comprensione delle relazioni tra gli antichi popoli del mondo, in modo da poter tracciare così una mappa dettagliata dell’intera evoluzione umana.
YURI LEVERATTO
Copyright 2010
E’ possibile riprodurre questo articolo indicando chiaramente il nome dell’autore e la fonte www.yurileveratto.com
Nella prima foto: l'indigeno Colla Maximiliano mostrando una foto della "sua" Fuente Magna.

Foto: Copyright Yuri Leveratto eccetto la prima foto.
Traduzione del pannello centrale di Clyde Winters dall'inglese all'italiano: Yuri Leveratto

Il mistero di Cholula, la piramide più grande del mondo


Lo studio delle piramidi, costruite nel lontano passato da molti popoli che vivevano in differenti zone della Terra, è interesante non solo dal punto di vista storico e architettonico, ma anche per comprendere le loro usanze, le loro credenze religiose e la loro visione del mondo.
Le piramidi più conosciute sono certamente le egiziane, soprattutto quelle della piana di Giza.
Nel mondo però vi furono varie le culture antiche che costruirono piramidi, per esempio le piramidi cinesi di Xian, quelle peruviane di Caral o Tucumè e quelle mesoamericane, come le Maya di Tikal, Uxmal, Palenque, o le famose piramidi del Sole e della Luna di Teotihuacan.
Stranamente la pirámide di Cholula (detta anche Tlachihualtepetl), che è la più grande del mondo, è quasi ignorata sia nei programmi televisivi dove si divulga la Storia sudamericana che nelle riviste specializzate.
La piramide, che è alta 66 metri ed ha una pianta quadrata di 400 metri, è la più voluminosa del mondo: ben 4.450.000 metri cubi.
Per fare un paragone, la piramide di Cheope, ha un volume di “soli” 2.500.000 metri cubi.
Il nome Cholula significa “acqua che cade nel luogo della vita”. Secondo la mitología fu costruita dal gigante Xelhua, che riuscì a salvarsi dal diluvio universale.
Ecco un brano dell’opera Cholula 2000 tradizione e cultura dello scrittore Rodolfo Herrera Charolet (1995):
Nell’epoca del diluvio vivevano sulla Terra i giganti, però molti di essi morirono sommersi dalla acque, alcuni invece furono trasformati in pesci e solo sette fratelli si salvarono in alcune grotte della montagna Tlaloc. Il gigante Xelhua viaggiò fino al luogo che in seguito si chiamò Cholollan e con grandi mattoni fabbricati nel lontano Tlalmanalco, cominciò a costruire la pirámide in memoria della montagna dove si salvò. Siccome Tonacatecutli, il Padre degli Dei s’irritò vedendo quella immensa costruzione, che poteva arrivare alle nubi, lanciò delle lingue di fuoco e con un grande masso che aveva forma di rospo schiacciò molti lavoratori e scacciò i sopravvissuti, cosìcchè l’opera fu interrotta…
La piramide di Cholula è in realtà il risultato di 6 differenti costruzioni sovrapposte nel corso dei secoli. Secondo gliultimi studi in situ s’iniziò a costruire nel periodo Preclassico(1800 a.C.-200 d.C), nell’epoca degli Olmechi.
Intorno al 100 d.C. la piramide di Cholula era utilizzata da genti di Teotihuacan, sia per motivi rituali che cerimoniali.
Si stima che il complesso urbano che si era sviluppato nei dintorni della piramide assommava a quasi 100.000 abitanti intorno al 200 d.C. essendo così la seconda città del Mesoamerica dopo Teotihuacan.
La zona fu abbandonata intorno all’800 d.C. in seguito alla decadenza di Teotihuacan. In seguito la piramide fu utilizzata da etnie Tolteche e Cicimeche. Quindi con il dominio degli Aztechi in Messico, fu dedicata al culto di Queztalcoatl.
In seguito alla conquista spagnola del Messico, fu costruita una chiesa cattolica nella sommità della piramide (nel 1594), allo scopo di affermare la religione cristiana sui culti locali.

Il primo archeologo che studiò a fondo la piramide fu lo svizzero Adolph Bandelier nel 1881. Rinvenne molti resti umani in alcune sepolture di stile Teotihuacano, oltre a una notevole quantità di cerámica, anch’essa attribuibile a Teotihuacan.
Nel 1931 l’architetto Ignacio Marquina diresse degli scavi con lo scopo di aprire dei tunnel al di sotto della pirámide. Nel 1951 sono stati scavati circa 6 chilometri di tunnels al di sotto della piramide, che formano un vero e proprio labirinto.
Durante questo primo periodo di scavi furono pórtate alla luce notevoli quantità di ceramiche risalenti alle culture di Tula e Teotihuacan oltre a strumenti musicali come per esempio flauti.
In seguito ci fu un secondo periodo di scavi dal 1966 al 1974 condotto da Miguel Messmacher, ma non si riuscì a trovare una camera funeraria principale.
Oggi il mistero di Cholula, ovvero quali furono i reali costruttori di questa imponente struttura, resta insoluto. Successive opere di scavo sono state bloccate perché potrebbero minacciare la stabilità dell’intera piramide ma anche perché la chiesa cattolica costruita dagli spagnoli sulla sua sommità, è stata dichiarata patrimonio della nazione e pertanto è proibito intervenire sulle sue fondamenta.
Sappiamo che nelle leggende c’è sempre un fondo di verità: forse Xelhua era una personaggio reale che, come Viracocha o Queztalcoatl era riuscito a fondare una nuova civiltà e aveva costruito la piramide come simbolo del suo potere?
YURI LEVERATTO
Copyright 2012
E' possibile riprodurre questo articolo indicando chiaramente il nome dell'autore e la fonte www.yurileveratto.com/it

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