LIVORNO. La deforestazione e l'erosione dei suoli, provocata dagli uragani, potrebbero aver contribuito ad innescare il devastante terremoto che nel 2010 ha colpito Haiti, facendo 200.000 vittime, e lasciando in ginocchio il più povero Paese delle Americhe. A dirlo è il geologo statunitense Shimon Wdowinski, che con i suoi colleghi dell'università di Miami ha studiato la crosta terrestre nella zona di Port au Prrince dopo il sisma del 12 gennaio 2010. I risultati della ricerca sono stati presentati la scorsa settimana a San Francisco al meeting dell'American geophysical union e Wdowinski ed i suoi colleghi sono convinti che la ridistribuzione dei sedimenti dalle montagne alla pianura del delta del fiume Leogane, causata da due violente tempeste principali tropicale e da due grandi uragani che hanno colpito violentemente Haiti nel 2008, potrebbe essere stata sufficiente a innescare la scossa catastrofica. Il disboscamento quasi totale delle colline avrebbe aggravato l'erosione dalle tempeste.
Le ricerche dell'università di Miami sono riassunte su Weather Underground's WunderBlog da Jeff Masters: «Wdowinsky ha calcolato che la quantità di massa erosa dalle montagne sopra l'epicentro del terremoto del 2010 è stata sufficiente a causare tensioni della crosta terrestre in grado di provocare uno slittamento verticale orientato lungo una faglia fino ad allora sconosciuta. Questo tipo di movimento è piuttosto insolito in questa regione, dato che la maggior parte delle scosse ad Haiti tendono ad essere del tipo "strike-slip", dove le placche tettoniche scorrono orizzontalmente l'una sull'altra. Il fatto che il terremoto del 2010 ad Haiti si sia verificato lungo una faglia in movimento verticale consente di sostenere l'idea che lo slittamento è stato attivato a causa di una massa scesa dalle montagne sopra l'epicentro a causa dell'erosione, combinata al peso extra dei sedimenti in più depositati nel delta del fiume Leogane nel settore settentrionale della faglia»
Wdowinski cita due esempi di fenomeni simili: quello di Taiwan, dove terremoti hanno fatto seguito a forti tempeste che hanno scaricato grandi quantità di pioggia nelle zone di montagna, ed i terremoti sottomarini di magnitudo 4, 5 e 6 collegati al fenomeno climatico di El Niño ed allo spostamento di masse d'acqua che provoca
L'area montuosa a sud-ovest di Haiti negli ultimi decenni è stata deforestata per il 98% della sua superficie, causando un'erosione estrema. Dal 1975, il tasso di erosione di queste montagne è stato 6 mm/anno, rispetto al normale tasso di erosione inferiore a 1 mm/anno nelle foreste montane tropicali. Un disastro ambientale che nel 2008 provocò la morte di 1.000 persone e la distruzione di 22.702 abitazioni, con il danneggiamento di altre 84.625. Alluvioni e frane colpirono 800.000 persone, l'8% della popolazione di Haiti e l'alluvione spazzò via il 70% dei raccolti di Haiti, causando nei mesi successivi le tempeste la morte di decine di morti di bambini per malnutrizione. I danni furono stimati in oltre un miliardo di dollari, fino ad allora il più costoso disastro naturale della storia di Haiti: oltre il 5% del Pil del Paese (17 miliardi di dollari). Tragicamente, gli uragani del 2008 potrebbe aver preparato il più grande disastro mai avvenuto ad Haiti: il terremoto del 2010.
La teoria di Wdowinsky e degli altri ricercatori dell'università di Miami che collegano le scosse di terremoto al passaggio di cicloni in aree "indebolite" viene presa seriamente in considerazione e rappresenta un altro ottimo motivo per frenare la deforestazione selvaggia provocata dall'ingordigia di pochi e dalla miseria di molti.