Mark Weingard ricorda vagamente Zelig, il personaggio dell’omonimo film di Woody Allen che aveva la capacità di trovarsi sempre al centro della storia: dietro a Hitler con la Porta di Brandeburgo sullo sfondo, seduto vicino a Pio XII in Vaticano, a fianco di Babe Ruth in un campo da baseball. In un certo senso un antesignano di Forrest Gump che stringeva la mano a Elvis Presley, a John Kennedy, a Richard Nixon e combatteva in Vietnam. “È proprio quello che penso della mia vita”, dice sorridendo Mark Weingard che nell’arco di tre anni è stato testimone delle più grandi tragedie del mondo. Tutto ha avuto inizio l’11 settembre 2001 (…)
LO SALVÒ IL FATTO di essere in ritardo dopo una notte passata in bianco. Quando telefonò per avvertire si sentì rispondere: “non venga proprio, un aereo ha appena colpito il World Tra-de Center”. Pochi minuti dopo il secondo aereo si schiantò esattamente contro gli uffici della Fuji Capital uccidendo i 23 dipendenti presenti. Mark Weingard, 47 anni, da allora si è sempre rifiutato di guardare le immagini agghiaccianti della gente che si getta nel vuoto. L’11/9/2001 Mark aveva da poco compito 35 anni ed era cresciuto con l’idea fissa che, come il padre ucciso a 36 anni in un incidente stradale mentre guidava il suo taxi, sarebbe morto prima di compiere 36 anni. “Mio padre era morto a meno di 36 anni, sua sorella era morta giovanissima e anche sua madre era morta giovane. La mia famiglia era percorsa da questo senso di morte imminente”. Ma il destino aveva altre sorprese in serbo per il giovane di Manchester che aveva deciso di darsi alla finanza perché amava la matematica. Tredici mesi dopo le Torri Gemelle, nell’attentato di Bali morì la fidanzata Annika Linden. Come l’aveva conosciuta? Dopo un doloroso divorzio dalla moglie conosciuta a 15 anni sui banchi di scuola, aveva incontrato Annika grazie alla posta del cuore di un giornale.