Visualizzazione post con etichetta oceanografia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta oceanografia. Mostra tutti i post

domenica 11 settembre 2016

Tsunami colpisce la costa del Brasile il 23 agosto 2016.

Il 23  Agosto 2016 sulle sponde del Brasile c’è stato un potente tsunami. Per qualche ragione sconosciuta l’evento è stato ignorato dai media di tutto il mondo. Secondo i residenti locali, che sono abituati alla comparsa di onde alte durante le tempeste,  quello che è successo il 23 Agosto 2016 è stato qualcosa di più delle classiche onde anomale dovute a Uragani o tempeste, ma erano gli abitanti sono convinti che le onde che hanno colpito parte della costa del Brasile, erano onde di tsunami ed erano enormi.


L’acqua del mare ha invaso due isolati della città di Rio, ma non è andato oltre. Secondo gli esperti, non è stato l’aumento del vento, una tempesta o altro a causare lo tsunami, ma qualcosa di diverso.


sabato 22 dicembre 2012

Una squadra di archeologi ha rinvenuto nei fondali del Mar Nero un relitto che avvalora la veridicità dell'Arca di Noè.




Francesco Dovis - 14 Dicembre 2012 – Si troverebbero sul fondale del Mar Nero le prove dell'autenticità dell'Arca di Noè e del Diluvio Universale. A sostenerlo è l'archeologo americano Robert Ballard che già aveva rinvenuto il relitto del Titanic nel 1985 grazie a robot subacquei.
Grazie alla mancanza di ossigeno negli abissi tipica del Mar Nero i reperti hanno potuto conservarsi nel tempo, lasciando persino tracce umane intatte.
Durante l'intervista alla Abc Ballard ha raccontato dell'utilizzo di teconologie avveniristiche per esplorare le profondità marine e verificare quanto riportato nel Libro della Genesi nella Bibbia. “Nelle profondità marine c’è il più grande museo del Pianeta” racconta, "il mondo dodicimila anni fa era coperto dai ghiacci, e in Connecticut, dove abito, con altezze sino a 1,6 km estendendosi sino al Polo Nord". Il disgelo successivo all'"era glaciale" avrebbe causato un rovescio improvviso di acqua "con la potenza di 200 cascate del Niagara " dalla zona del Mediterraneo al Mar Nero, un tempo un "laghetto" di acqua dolce.
La ricerca ha impegnato un'intera equipe archeologia nel setacciare i fondali marini alla ricerca di indizi, ritrovando resti di navi antiche e ossa umane dell'equipaggio. Nonostante la datazione del carbonio indichi un periodo successivo a quello cui si attribuisce l'impresa di Noè, la scoperta riapre il dibattito su quanto riportato nell'Antico Testamento.
Ballard ritiene di aver trovato il punto di partenza, l'evento scatenante da cui si sono tramandati racconti orali e divenuti tradizioni, sino a codificarsi nella storia tramandata ai giorni nostri dalla Bibbia.
Robert Ballard, classe 1942, è direttore e professore di oceanografia dell'Istituto di Archeologia Oceanografica dell'Università del Rhode island. L'archeologia subacquea è il suo campo di specializzazione, vantando nel curriculum la scoperta e la localizzazione di relitti come il Titanic nel 1985, la corazzata Bismarck nel 1989 e la portaerei USS Yorktown nel 1998.

domenica 19 agosto 2012

Avremo inverni sempre più freddi?

Cornell Charles H. Greene, professore di scienze della terra e dell’atmosfera, e Bruce C. Monger, ricercatore di scienze meteorologiche, hanno pubblicato nel numero di giugno della rivista Oceanography il loro studio spiegando che “tutti pensano ai cambiamenti climatici dell’Artico, certi che questo fenomeno a distanza avrà scarso effetto sulla nostra vita quotidiana. Ma ciò che sta succedendo nella regione artica cambierà il clima nelle nostre zone”

In sostanza i due esperti spiegano che il global warming provoca un maggiore scioglimento del ghiaccio marino del polo nord durante l’estate, esponendo la scura acqua dell’oceano alla luce solare. Questo provoca un maggior assorbimento della radiazione solare e il calore in eccesso viene rilasciato in atmosfera, soprattutto durante l’autunno, facendo crollare le temperature e i valori di pressione proprio tra l’Artico e le medie latitudini dell’emisfero nord. Secondo gli scienziati, ciò provocherebbe un indebolimento dei venti associati al vortice polare e alla corrente a getto, consentendo così all’aria fredda di proiettarsi molto più spesso alle basse latitudini, com’è già successo negli ultimi tre inverni in modo a volte drammatico, in termini di freddo e neve, sull’Europa e sul nord America.
vortice-polare
Le osservazioni più recenti presentano una nuova svolta alla oscillazione artica: “quello che sta succedendo ora è che stiamo cambiando il sistema climatico, in particolare nella regione artica, e che sta aumentando le probabilità per le condizioni AO negative, che favoriscono invasioni di aria fredda e gravi tempeste meteorologiche invernali a latitudini più basse” ha detto Greene.
Il rallentamento della Corrente del Golfo

Un ulteriore fattore di raffreddamento del clima terrestre potrebbe essere l'effettivo rallentamento della Corrente del Golfo. Il ricercatore Uwe Send, dello Scripps Institution of Oceanography della California, assieme ad alcuni colleghi, ha analizzato i dati raccolti tra il gennaio 2000 e il giugno 2009 da alcune boe oceaniche facenti parte del programma MOVE (Meridional Overturning Variability Experiment) e ha così ottenuto la conferma che nell’ultimo periodo la portata della Corrente del Golfo (cioè la quantità di acqua calda trascinata) si è ridotta di circa il 20%: si tratta della prima prova scientifica di un effettivo rallentamento della Corrente del Golfo.

Tuttavia secondo il team di ricercatori il rallentamento non sarebbe causato dallo scioglimento della Calotta Artica (e dal conseguente “annacquamento” delle acque della Corrente) quanto piuttosto da una naturale variabilità, ed è molto probabile che nell’arco di pochi anni la Corrente del Golfo torni alla precedente portata. Insomma, gli stessi studiosi si mostrano assai scettici su un imminente raffreddamento del clima europeo causato dallo scioglimento dei ghiacci artici e in ogni caso si possono escludere eventi catastrofici come quelli descritti nel noto film (esagerati proprio per esigenze cinematografiche).
La comprensione di queste fluttuazioni della Corrente del Golfo rimane comunque obiettivo fondamentale per arrivare un giorno a realizzare proiezioni climatiche su lungo periodo più affidabili e dettagliate, e in questo senso preziosissime saranno le informazioni che arriveranno nei prossimi anni dalle 20 boe marine dislocate nel 2004 tra le Canarie e le Bahamas nell’ambito del programma Rapid Climate Change Project.
I ghiacciai delle montagne asiatiche crescono
Un ulteriore conferma alle ricerche di Greene e Send proviene da una da uno studio satellitare delle montagne asiatiche che ha lasciato i climatologi molto sconcertati. Il nuovo studio ha preso in esame i dati satellitari degli ultimi 10 anni per studiare la catena montuosa del Karakorum, nel Pakistan del nord e nell'ovest della Cina. I ricercatori hanno scoperto che i ghiacciai del Karakorum - che rappresentano il 3 per cento del totale della superficie coperta di ghiaccio del pianeta - hanno aumentato il loro spessore di 0,11 metri tra il 1999 e il 2008. Questi risultati confutano tutte le previsione catastrofiche dei climatologi negli ultimi anni, che volevano i ghiacciai terrestri in forte arretramento a causa del riscaldamento globale.
karakorum
I ghiacciai della catena montuosa del Karakorum
Tuttavia, gli esperti avvertono che il guadagno è così piccolo che non si può affermare che i ghiacciai siano in crescita. E' però vero che non si stanno nemmeno riducendo. Etienne Berthier, glaciologo presso l'Universitè de Toulose, in Francia, dice che "non tutte le regioni glaciali stanno cambiando allo stesso modo".
Una stima precendente del prof. John Wahr, Università del Colorado, sull'arretramento dei ghiacciai delle montagne asiatiche aveva previsto una perduta fino a 50 miliardi di tonnellate l'anno. Anche le Nazioni Unite si erano spinte in previsioni fosche per il futuro del clima terrestre sostenendo che un quinto dei ghiacciai dell'Himalaya si sarebbe sciolto entro il 2035, con conseguente aumento del livello dei mari e della siccità.
In tutto il mondo, la fusione è stata sopravvalutata. I ghiacciai terrestri e le calotte polari stanno perdendo circa 150 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno, circa il 30 per cento in meno di quanto era stato previsto. Il gap tra le stime precedenti e quelle attuali è dovuto al miglioramento degli strumenti di monitoraggio. Il principale artefice delle nuove rivelazione è GRACE, un sistema di osservazione composto da due satelliti orbitali. Lanciati nel 2002, i due satelliti lavorano in tandem orbitando 16 volte al giorno attorno alla Terra ad un'altitudine di 300 miglia. I satelliti sono in grado di misurare i cambiamenti nel campo gravitazionale terrestre causato da cambiamenti di massa in alcune regioni del globo, tra cui lastre di ghiaccio, gli oceani e l'acqua immagazzinata nel terreno e nelle falde acquifere sotterranee.
Conclusioni
Inutile ricordare quanto accaduto a febbraio in Europa, o lo scorso anno a dicembre negli Usa e sulle isole Britanniche. Greene e Monger ha fatto notare che, però, il loro studio viene pubblicato subito dopo uno degli inverni più caldi negli Stati Uniti orientali, quello concluso pochi mesi fa. “E ‘una grande dimostrazione della complessità del nostro sistema climatico e di come vari elementi influenzano i nostri modelli climatici regionali“, ha detto Greene.
In una regione particolare, molti fattori possono infatti avere un’influenza, tra cui il fenomeno del Niño e della Niña nell’oceano Pacifico. Ma gli esperti hanno spiegato che ogni regione ha un clima a sè e che se è vero, da un lato, che negli Usa è stato un inverno molto caldo, è anche vero che l’Alaska e l’Europa hanno avuto freddo e neve da record e che, nel suo complesso termico globale, il mese di marzo 2012 è stato il marzo più freddo degli ultimi 13 anni! “Ed è questo che ci dobbiamo aspettare per il futuro – conclude Green – con tempeste invernali, freddo e abbondanti nevicate sempre più frequenti nel nord America e in Europa“.
A quanto pare,oltre al grande caldo dobbiamo aspettarci anche un grande freddo.

domenica 22 luglio 2012

Global warming - La corrente del Golfo rallenta: disastri naturali in aumento

  
 Secondo Giuliacci il noto meteorologo, nella Corrente del Golfo la portata d'acqua calda è diminuita del 20%, proprio come catastroficamente predetto dal celebre film "The day afte tomorrow" dove però il raffreddamento, dovuto allo scioglimento della Calotta Artica e al successivo "annacquamento" delle acque nella corrente, portava ad una nuova glaciazione, è forse questo che dobbiamo aspettarci?
Uwe Send dello Scripps Institution of Oceanography della California, assieme ad alcuni colleghi, ha analizzato i dati raccolti tra il gennaio 2000 e il giugno 2009 da alcune boe oceaniche facenti parte del programma MOVE (Meridional Overturning Variability Experiment) e ha così ottenuto la conferma che nell’ultimo periodo la portata della Corrente del Golfo (cioè la quantità di acqua calda trascinata) si è ridotta di circa il 20%: si tratta della prima prova scientifica di un effettivo rallentamento della Corrente del Golfo......(continua - fonte)

venerdì 2 ottobre 2009

Mediterraneo caldissimo, +0,6° C.

ROMA - Il Mediterraneo si riscalda più degli oceani. Pochi giorni fa il Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) aveva misurato l'aumento della temperatura della superficie degli oceani nel periodo giugno - agosto: 0,6 gradi sopra la media del secolo. Oggi, dalla Settimana della scienza organizzata dall'Associazione Frascati Scienza, è arrivata la valutazione dell'aumento del Mediterraneo: 1 grado rispetto alla media degli ultimi 30 anni. I dati Enea - Cnr, sempre relativi al periodo giugno-agosto, sottolineano l'accelerazione del riscaldamento delle acque superficiali.

Per il Tirreno poi è stata un'estate di record: più 2 gradi rispetto alla media degli ultimi 30 anni. Un mutamento che non si misura più solo confrontandolo con il lungo periodo (la serie storica degli ultimi 150 anni, quelli in cui sono stati raccolti i dati), ma anche rispetto all'immediato, agli ultimi decenni. E ormai non si scalda più solo il velo delle acque superficiali: il cambiamento riguarda gli strati più profondi del mare, quelli che regolano i meccanismi di base.

"Il riscaldamento delle acque di fondo, quelle sotto i mille metri, dove risiede la memoria degli eventi climatici del passato, caratterizza soprattutto la parte occidentale del bacino mediterraneo", precisa Vincenzo Artale coordinatore della ricerca. "Per quanto riguarda il futuro dell'area mediterranea si prevede per i prossimi decenni un'intensificazione del riscaldamento e un aumento delle piogge molto intense durante l'inverno".

La crescita della temperatura è un segnale di destabilizzazione. Un'altra conseguenza dell'aumento della concentrazione di anidride carbonica è l'acidificazione delle acque. Il pH degli oceani si è abbassato di 0,1 unità, con la possibilità che scenda di ancora 0,5 unità a fine secolo se non si riducono le emissioni di gas serra. Molti organismi che si costruiscono uno scheletro calcareo - coralli, molluschi, crostacei e molti organismi planctonici - potrebbero avere problemi di stabilità perché il calcare si scioglie nell'acqua acida. Dunque la capacità degli oceani di catturare carbonio formando la vita potrebbe indebolirsi ancora di più accelerando ulteriormente la crescita dell'effetto serra. E' un altro messaggio per il vertice delle Nazioni Unite sul clima che si apre oggi a New York: al vertice di Copenaghen mancano meno di tre mesi.

(22 settembre 2009)

BANNER

ADD/THIS

Bookmark and Share
webso OkNotizie