giovedì 23 gennaio 2014

“BENNIE”, IL MOSTRO DEL LAGO DI GARDA, E’ PIU’ LUNGO DI UN ENTROBORDO. IL DETTAGLIO DI UN AVVISTAMENTO RACCONTATO DAI TESTIMONI.

E’ probabilmente sempre vivo il ricordo dell’incontro ravvicinatissimo avvenuto 12 anni fa con la quella creatura che sembrava uscita da un “B-movie” degli anni ’50 (“Il mostro della palude nera”…) negli occhi e nella mente di Antonio Spallanzani, il subacqueo emiliano che allora sparò dritto nel muso del mostro per paura di un’aggressione. Ma I successivi avvistamenti stanno a dimostrare che Bennie, soprannome del mostro del Garda coniato sulla scia del più celebre “Nessie” scozzese, non si sia fatto tanto male, nè tantomeno si sia offeso per un trattamento così poco amichevole; tanto che talvolta continua a farsi vedere con una certa frequenza,,, Fatto sta che, come suggeriva l’esperto di misteri Armando Bellelli, con un po’ di perizia è possibile davvero costruire uno storico degli avvistamenti, e scoprire che bene o male i suoi passaggi e le sue emersioni hanno spesso una logica, legate magari alle necessità del nutrimento, legate alla vicinanza dal posto in cui avrebbe trovato ‘tana’.
Proprio pochi mesi fa giunse presso la Redazione del quotidiano online “Bresciatoday” una nuova ed esclusiva testimonianza, datata estate 2011, risalente allo stesso periodo in cui anche un gruppo di turisti aveva avvistato qualcosa di strano all’altezza di Padenghe sul Garda, e si era precipitato dalle autorità locali a riferire su quanto avevano visto emergere dalle acque.L’ultima testimonianza pervenuta invece è più precisa e dettagliata, e la raccontano ai colleghi lombardi Fabio Rebuschi Matteo Galbassini, due giovani sulla trentina con residenza a Moniga del Garda. Il periodo a cui fanno riferimento è, come accennato, il giugno 2011, più precisamente un sabato pomeriggio: un soleggiato giorno di riposo, il giorno ideale per uscire fuori in barca.
“Non eravamo lontanissimi dalla riva, e ci eravamo fermati a fare un tuffo nelle acque comprese tra Portese e Manerba – raccontano i due – Dopo il tuffo risalimmo sullo scafo, e con un po’ di stupore ci accorgemmo che qualcosa non andava: proprio a due passi dalla barca notammo una specie di grossa ombra, una macchia scura ma di dimensioni notevoli. Rimanemmo come pietrificati dalla paura, lo spavento fu veramente grande. Dopo aver assorbito la sorpresa ed aver ragionato a mente fredda sull’accaduto, convenimmo che doveva trattarsi proprio di un bel bestione, almeno apparentemente più lungo della nostra stessa barca”
 La barca in questione è una RIO 400 che raggiunge e supera i 4,50 metri di lunghezza. Forse Bennie è davvero un curiosone, e si avvicinato allo scafo giusto per dargli un’occhiata, magari per salutare. Oppure semplicemente non si è accorto di nulla. “Non abbiamo ben capito cosa è successo – continuano Fabio e Matteo – e siamo rimasti attoniti. Poco dopo abbiamo ripreso la navigazione, siamo andati verso riva e verso casa, ma prima siamo corsi in paese. Siamo andati al bar, l’abbiamo detto subito agli amici: ci hanno preso un po’ in giro, ci hanno detto di aver bevuto. E così fino ad oggi non abbiamo più detto nulla, non l’abbiamo più detto a nessuno: avevamo paura di essere ancora scherniti”.
In effetti l’emergere di nuove testimonianze prima nascoste è chiaramente legato all’emergere della notizia: il camionista e la signora, il subacqueo e il turista, ora anche i ragazzi della Valtenesi. “Abbiamo preso coraggio negli ultimi tempi, dopo le tante notizie e gli avvistamenti, ora siamo sicuri che sia giusto dirlo: quel giorno abbiamo visto qualcosa, e qualcosa di veramente grosso. Poteva essere un pesce enorme, magari un siluro, noi non siamo degli esperti. Ma di una cosa siamo certi, quella ‘cosa’ era più lunga e più grossa della barca stessa”.
Da Bresciatoday

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