Un farmaco anticancro efficace esiste ma nessuna casa farmaceutica sembra essere interessata a distribuirlo perché, non essendo brevettabile, non consente di portare nelle casse lauti guadagni. Speculare sembra esser insomma la parola d’ordine, anche quando nel mondo ci sono persone che per una scelta del genere perdono la vita. Il farmaco, noto già da anni agli addetti ai lavori, si chiama dicloroacetato e sarebbe stato già testato con successo sulle cavie. Il dicloroacetato è nato come composto efficace contro alcune rare malattie neurologiche. In pratica riesce a riattivare i mitocondri, gli organelli addetti alla respirazione cellulare.
Il farmaco, ancora in attesa dell’approvazione della Food and Drug Administration, è stato analizzato da Evangelos Michelakis, ricercatore dell'Università di Alberta (Edmonton-Usa). I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Cancer Cell, parlano chiaro. Nei ratti affetti da tumore ai polmoni la sostanza è stata in grado di arrestare la crescita del male in appena 1 settimana. Se questo non fosse già un importante risultato, dopo 3 mesi i tumori diagnosticati erano grandi la metà. Effetti collaterali? Per Michelakis pochissimi e comunque trascurabili. In barba agli interessi miliardari dei colossi farmaceutici Michelakis e il suo team di ricercatori ha deciso di raccogliere fondi per iniziare così un trial clinico già nei prossimi mesi. Intanto sul Web c’è chi, per necessità, si è improvvisato produttore.
Jim Tassano, un ricco e fino ad oggi poco conosciuto californiano, ha ordinato tutte le scorte di dicloroacetato disponibili sul mercato e ora lo produce in proprio. Non essendo un medicinale approvato dalla Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense che si occupa della gestione, catalogazione, messa al bando dei prodotti alimentari e farmaceutici, Tassano ha dovuto lanciare il prodotto e metterlo in vendita presentandolo come banale “prodotto veterinario”.
Fino ad ora il prodotto è stato acquistato da circa 200 pazienti che, periodicamente, riportano i progressi direttamente sul sito dell’imprenditore californiano. Dell’iniziativa, seppure umanamente comprensibile, non sono però convinti Michelakis e colleghi. Una sperimentazione indipendente, infatti, rischia di vanificare il lavoro di anni. La Fda, se alcuni di questi pazienti subiranno effetti collaterali dall’uso della sostanza autoprodotta, potrebbe anche decidere di non approvare il “vero farmaco”.
Fonte
Il farmaco, ancora in attesa dell’approvazione della Food and Drug Administration, è stato analizzato da Evangelos Michelakis, ricercatore dell'Università di Alberta (Edmonton-Usa). I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Cancer Cell, parlano chiaro. Nei ratti affetti da tumore ai polmoni la sostanza è stata in grado di arrestare la crescita del male in appena 1 settimana. Se questo non fosse già un importante risultato, dopo 3 mesi i tumori diagnosticati erano grandi la metà. Effetti collaterali? Per Michelakis pochissimi e comunque trascurabili. In barba agli interessi miliardari dei colossi farmaceutici Michelakis e il suo team di ricercatori ha deciso di raccogliere fondi per iniziare così un trial clinico già nei prossimi mesi. Intanto sul Web c’è chi, per necessità, si è improvvisato produttore.
Jim Tassano, un ricco e fino ad oggi poco conosciuto californiano, ha ordinato tutte le scorte di dicloroacetato disponibili sul mercato e ora lo produce in proprio. Non essendo un medicinale approvato dalla Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense che si occupa della gestione, catalogazione, messa al bando dei prodotti alimentari e farmaceutici, Tassano ha dovuto lanciare il prodotto e metterlo in vendita presentandolo come banale “prodotto veterinario”.
Fino ad ora il prodotto è stato acquistato da circa 200 pazienti che, periodicamente, riportano i progressi direttamente sul sito dell’imprenditore californiano. Dell’iniziativa, seppure umanamente comprensibile, non sono però convinti Michelakis e colleghi. Una sperimentazione indipendente, infatti, rischia di vanificare il lavoro di anni. La Fda, se alcuni di questi pazienti subiranno effetti collaterali dall’uso della sostanza autoprodotta, potrebbe anche decidere di non approvare il “vero farmaco”.
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