venerdì 12 luglio 2013

1970 - La capsula APOLLO che perse la strada.

Secondo la leggenda che la NASA ci ha raccontato tramite i suoi filmati e le sue immagini, dopo ogni missione sulla Luna le “capsule Apollo” con gli astronauti a bordo rientravano sulla Terra ammarando nell’Oceano Pacifico. Una delle cose che consentivano alle capsule di non bruciare al rientro nell’atmosfera terrestre erano gli strati di “protezione termica” di cui ogni capsula era dotata.
Non molti conoscono però la storia che qui si va a raccontare: nel 1970, una capsula priva di astronauti e senza la minima protezione termica fu recuperata da marinai sovietici nelle acque atlantiche del Golfo di Biscaglia. La vicenda – rimasta sconosciuta per quasi 40 anni al pubblico occidentale – è stata raccontata e documentata da Mark Wade, direttore e fondatore dellaEncyclopedia Astronautica.
La storia venne alla luce qualche anno fa, quando Nandor Schuminszky, un ungherese appassionato di storia dei viaggi spaziali, contattò Wade inviandogli una stupefacente fotografia, reperita in un giornale ungherese del 1970, la cui didascalia recitava:
“Murmansk (porto sovietico): una capsula Apollo viene consegnata ad alcuni delegati americani. [La capsula] è stata recuperata da alcuni pescatori sovietici nel Golfo di Biscaglia. Foto: Agenzia di stampa ungherese. Data: 8 settembre 1970”.Nel suo articolo, Wade racconta come, incuriosito da questa vicenda, avesse poi contattato Schuminszky per saperne di più, essendo la vicenda del tutto ignota ai registri della NASA e ai media occidentali. Secondo il giornale ungherese, la capsula sarebbe stata recuperata da un peschereccio sovietico e poi consegnata agli americani, in gran pompa e alla presenza di numerosi giornalisti, l’8 settembre 1970. La consegna avvenne nel porto sovietico di Murmansk, sul Golfo di Kola. Subito dopo la capsula recuperata venne caricata sulla “Southwind”, una nave della Guardia Costiera statunitense, per essere riportata in patria.

 

Stando a quanto riporta il sito russo novosti-kosmonavtiki [9], gli esperti che poterono esaminare la capsula dichiararono: “Si trattava di un modello in spesso acciaio galvanizzato, ricostruito molto accuratamente e privo di segni di corrosione. Il peso, le dimensioni e la configurazione del modulo di comando erano quelle delle capsule Apollo. [Con l’eccezione di] un faro luminoso di ricerca [...] e del fatto che gli scudi termici non erano presenti. Tutto era molto semplificato”.
continua cliccando  QUI (Fonte)

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