martedì 2 giugno 2015

Mostro del Garda -Lo ha immortalato un abitante di Cecina: «È apparso dal nulla e sprofondato in un attimo» In quel punto del lago, a 270 metri di profondità, furono filmate le enormi e misteriose «tane».



A quanto pare si è risvegliato il «mostro del Garda», il leggendario serpentone di cui favoleggiavano i monaci del '400 e i naturalisti del '500, e che almeno due dozzine di persone giurano di avere avvistato anche tra il 2000 e il 2014.
La novità è che, per la prima volta, c'è una fotografia. Un'immagine presa da lontano, che ricorda in modo sbalorditivo la celebre fotografia di Nessie, il mostro di Lochness. Vedere per credere: che sia un mostro non è dimostrato, ma là in mezzo qualcosa c'è.
LA FOTO è stata scattata domenica mattina da Edoardo Castaldelli, 22enne tornitore di Cecina, frazione di Toscolano Maderno. Un giovane serio, che la parola «mostro» non la dice, e si chiede con curiosità cosa sia quella sagoma.
«Dopo le 10 del mattino - racconta - mi sono affacciato alla finestra per scattare con il cellulare una foto del lago, da inviare con WatsApp ai miei amici. Mentre guardavo nell'inquadratura e cliccavo, ho visto uscire improvvisamente dall'acqua una "cosa” grossa come una barca, che dopo un istante si è inabissata scomparendo dalla vista, ma che è rimasta nella fotografia».
Un'apparizione fugace: «Dopo lo scatto, in quel tratto di lago non c'era più niente - riferisce Castaldelli -: nessuna barca, nemmeno a distanza, niente di niente». 
Il fermo immagine però ha documentato l'anomalia, una sagoma scura di grosse dimensioni sul pelo dell'acqua. 

GLI ESPERTI si interrogano. A cominciare da Angelo Modina, il subacqueo professionista di Toscolano che, in quell'esatto punto del lago, filmò sui fondali delle strane «tane», simili ai forami delle anguille ma di dimensioni spropositate: «A una prima occhiata - dice Modina osservando la foto- sembra qualcosa che fuoriesce dall'acqua. A giudicare dalle proporzioni e dalla distanza, la sagoma dovrebbe misurare una ventina di metri».
Incuriosito anche Armando Bellelli, lo studioso di Desenzano che coniò per il mostro il nomignolo «Bennie», come diminutivo di Benaco, l'antico nome del Garda: «Quando una persona ci mette la faccia con nome e cognome, come ha fatto Edoardo Castaldelli, la sua testimonianza va presa sul serio - dice Bellelli -. Di sicuro là in mezzo è comparso qualcosa, e per la prima volta abbiamo una fotografia». 
Luciano Scarpetta

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