Le cronache degli ultimi tempi ci hanno avvicinato ad un fenomeno, quello dei maremoti o tsunami, molto
dibattuto e considerato come una minaccia da non trascurare e alla
quale sarebbero esposte anche le coste della penisola italiana, come
dimostrano importanti fenomeni che si sono registrati negli anni e nei
secoli passati, testimonianze raccolte nel catalogo dei maremoti italiani.
Senza addentrarci in problematiche che potrebbero apparire piuttosto
ostiche, cerchiamo di chiarire un aspetto importante e cioè riguardante
la differenza esistente tra le onde che si generano a seguito dei maremoti
e le onde normali, magari anche piuttosto alte, che si generano a
seguito di particolari condizioni climatiche, ad esempio durante una
tempesta, etc.
Le onde del maremoto possono raggiungere altezze
elevatissime e possono essere anche piuttosto devastanti, a seconda di
diversi elementi e dei fattori stessi che hanno generato lo tsunami. I maremoti,
ricordiamo, possono generarsi sia a seguito di un terremoto di forte
intensità, sia a causa dell’esplosione di un vulcano sottomarino o
ancora a causa del crollo o frana, non direttamente collegata
all’eruzione, di un costone roccioso di una montagna sottomarina. Molto
raramente i maremoti possono nascere a seguito di
violenti impatti di meteoriti che cadendo in mare, genererebbero onde
anomale e distruttive, come mostrato da numerosi film di fantascienza.
Le onde normali, prodotte in gran parte dal vento, muovono solo gli
strati superficiali dell’acqua del mare e per questo non coinvolgono il
fondale, mentre quelle dei maremoti muovono sia gli
strati superficiali del mare, che i fondali e la superficie e hanno un
andamento molto veloce e spedito. Un maremoto, inoltre, non deve
presentarsi necessariamente con onde alte per provocare distruzione e
danni a persone e cose, ma può avere anche onde basse ma con una carica
di energia e con un’intensità forte tale da propagarsi velocemente ed
inghiottire tutto ciò che incontri sul proprio camino.
I maremoti, inoltre, possono manifestarsi anche con
un improvviso e repentino ritiro delle acque, ritiro che preannuncerebbe
l’imminente onda, con effetti più o meno devastanti a seconda
dell’intensità o di altri fattori interconnessi. E’ bene precisare,
infine, che la prima onda non debba essere necessariamente la più alta e
pericolosa, dal momento che potrebbe essere quel primo campanello
d’allarme pronto a preannunciare l’arrivo di seconde o terze onde più
alte e minacciose della prima.
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