L'aria secca che raggiunge lo stato di Sao Paulo ha causato la formazione di un vortice di fuoco in Araçatuba, a 530 km da Sao Paulo. Il fenomeno è stato registrato con alte fiamme in un pascolo in città di Domenica .Il fumo formata dal vortice invaso corsia Rodovia Marechal Rondon, che è stato interdetto. .Il Vortice di Fuoco che ha raggiunto l'altezza di quasi 300 metri, è stato registrato da un "fazendero" con il suo cellulare, ed è stato trasmesso dalla televisione brasiliana.
«...Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.» (Giordano Bruno)
martedì 24 agosto 2010
domenica 22 agosto 2010
Becca di Nona (Val d'Aosta), una grossa frana si è staccata vicino alla cima.
Una frana di grandi dimensioni si è staccata questo pomeriggio, sabato 21 agosto, alle 14,13, sotto la Becca di Nona, nel comune di Pollein. Il crollo è 50 metri sotto la vetta della Becca e sulla destra orografica rispetto alla frana e sulla sinistra orografica rispetto alla vetta, a 3.100 metri di quota.
Il distacco non ha provocato danni, infatti, i massi si sono completamente sbriciolati.
Il distacco non ha provocato danni, infatti, i massi si sono completamente sbriciolati.
'La massa si è completamente disfatta - spiega Valerio Segor, responsabile della direzione assetto idrogeologico dei bacini montani - ed è proprio per questa ragione che si e' vista un'enorme nube di polvere. Il crollo non ha causato problemi, neppure ai sentieri che sono più in basso. La frana non è stata assolutamente interessata, tanto che i sensori che la monitorano non sono scattati'.
di Cristina Porta
martedì 17 agosto 2010
Polo Nord - secondo scienziati di Mosca, si scioglierà prima del 2080.
L’Artico si sta sciogliendo più velocemente di quanto ci si aspettasse. E la perdita di ghiaccio per questa stagione potrebbe toccare i livelli record raggiunti tre anni fa. Lo ha fatto sapere l’Agenzia per l'ambiente russa.
Gli ultimi dati in mano agli scienziati mostrano che il ghiaccio dell’Oceano Artico copriva circa 10,8 milioni di chilometri quadrati a giugno di quest’anno, meno che nello stesso periodo del 2007 quando aveva raggiunto un minimo storico. Anche se il record negativo è stato toccato il 16 settembre 2007 con un restringimento della superficie ghiacciata a 4,14 milioni di chilometri quadrati, rilevati dal National snow and data center degli Stati Uniti. “Il ghiaccio potrebbe arrivare al 30% in meno della media del periodo 1979-2000”, ipotizza Alexander Frolov, capo del Servizio federale di monitoraggio ambientale e idrometeorologico russo.
Gli scienziati, sia russi sia americani, indicano nel riscaldamento globale la causa di questo fenomeno. Fenomeno che potrebbe ridurre a zero il ghiaccio nell’Artico in estate entro poche decadi. Prima dunque del 2080, l’anno indicato dalle previsioni dell’Ipcc, Intergovernmental panel on climate change, il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni unite - l’Organizzazione meteorologica mondiale, Wmo, e il Programma Onu per l’Ambiente, Unep, - allo scopo di studiare il riscaldamento globale.
Gli ultimi dati in mano agli scienziati mostrano che il ghiaccio dell’Oceano Artico copriva circa 10,8 milioni di chilometri quadrati a giugno di quest’anno, meno che nello stesso periodo del 2007 quando aveva raggiunto un minimo storico. Anche se il record negativo è stato toccato il 16 settembre 2007 con un restringimento della superficie ghiacciata a 4,14 milioni di chilometri quadrati, rilevati dal National snow and data center degli Stati Uniti. “Il ghiaccio potrebbe arrivare al 30% in meno della media del periodo 1979-2000”, ipotizza Alexander Frolov, capo del Servizio federale di monitoraggio ambientale e idrometeorologico russo.
Gli scienziati, sia russi sia americani, indicano nel riscaldamento globale la causa di questo fenomeno. Fenomeno che potrebbe ridurre a zero il ghiaccio nell’Artico in estate entro poche decadi. Prima dunque del 2080, l’anno indicato dalle previsioni dell’Ipcc, Intergovernmental panel on climate change, il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni unite - l’Organizzazione meteorologica mondiale, Wmo, e il Programma Onu per l’Ambiente, Unep, - allo scopo di studiare il riscaldamento globale.
domenica 15 agosto 2010
Greenpeace Russia - «Ecco la mappa degli incendi radioattivi». C'è anche area Chernobyl.
LIVORNO. Greenpeace Russia ha pubblicato una mappa (nell'immagine) che dimostra come gli incendi che devastano la Russia europea si stiano diffondendo in tutte le aree forestali contaminate da radiazioni nucleari. «La mappa - spiegano gli ambientalisti russi - è stata prodotta utilizzando i dati dell'International atomic energy agency e le informazioni fornite dal Fire information for resource management basato sulle immagini satellitari del Modis, il sistema internazionale di monitoraggio degli incendi. La mappa, sulla base dei dati acquisiti il 9 agosto, mostra chiaramente che le aree nucleari contaminate soffrono di più di 20 incendi. Almeno 3 divampano nelle foreste altamente contaminata della regione di Bryansk».
Il ministro russo per le situazioni di emergenza, Sergei Shoigu, il 5 agosto aveva detto che «Ci sono solo due incendi nella regione di Brjansk, ma sono stati estinti precocemente». Poi aveva aggiunto: «Se il fuoco si sviluppa in questa zona può rilasciare nell'aria la contaminazione nucleare del disastro di Chernobyl in aria e comparirà una nuova area contaminata».
E' esattamente quello che si vede nella carta nella zona più scura della Russia che si incunea nei confini tra Ucraina e Bielorussia.
Vladimir Chouprov, campainer energia di Greenpeace Russia, sottolinea che «Il livello di radioattività non può arrivare al livelli causati dal disastro di Chernobyl. Ma non vorremmo che venisse sottovalutato il rischio di esposizione, perché sappiamo poco riguardo agli effetti sulla salute della combinazione di emissioni di CO e le radiazioni a basso dosaggio».
Il governo russo cerca di dare tutta la colpa di questo disastro ad una causa che fino a ieri guardava con malcelato scetticismo: il global warming. Alexander Frolov, a capo del servizio federale di meteorologia, ha detto che spulciando gli archivi ufficiali della Russia zarista-sovietica-eltsiniana-putiniana si è scoperto che l'ondata di caldo di quest'anno è la peggiore in 1.000 anni.
Greenpeace, che ha combattuto contro l'eco-scetticismo climatico dei politici russi, ora non ci sta a dare tutta la colpa al clima: «Vorrei aggiungere a questo che sono il sistema russo di gestione forestale e la terribile legislazione forestale hanno causato il disastro degli incendi peggiori in 1.000 anni - dice il direttore esecutivo di Greenpeace Russia Sergey Tsyplenkov - E l'errore più grande che possiamo fare ora è dare la colpa solo l'ondata di caldo».
Per gli ambientalisti russi quello che il Paese dovrà spendere quest'anno per la lotta contro gli incendi boschivi e per gestire le loro conseguenze, sarebbe stato sufficiente a finanziare per diversi anni il lavoro di un organismo di protezione statale delle foreste con 20.000 dipendenti. Invece la Russia quest'anno ha stanziato per la lotta antincendio 2,2 miliardi di rubli e nel 2009 ha speso 4-10 centesimi di dollaro per ettaro di terreni boschivi destinati ai vigili del fuoco, rispetto a circa 4 dollari negli Usa. Secondo Greenpeace la Russia dovrebbe investire almeno 30 miliardi di rubli per combattere gli incendi a livello nazionale. «Inoltre è essenziale istituire un sistema centralizzato di protezione aerea delle foreste per combattere su larga scala gli incendi boschivi (analogo al precedente "Avialesookhrana"), in particolare per assicurare il trasporto rapido dei vigili del fuoco e delle attrezzature dalle regioni a minore intensità di incendi alle regioni a maggiore intensità di incendi. Un avaro paga due volte. Se in Russia ci fosse un capace ed efficace servizio di Stato di protezione delle foreste, nel 2010 sarebbe stato possibile ridurre i danni della catastrofe del fuoco da 5 a 10 volte ed evitare le perdite umane».
Anche Réseau "Sortir du nucléaire", la federazione di 879 associazioni ambientaliste francesi, è preoccupata per quel che sta succedendo intorno agli impianti nucleari Russi, in particolare a quello di Mayak : «La centrale nucleare russa di Snejinsk è circondata dalle fiamme. La Russia ha anche decretato lo stato d'emergenza intorno al centro nucleare di Mayak, dove sono stoccate enormi quantità di scorie altamente radioattive».
Per "Sortir du nucléaire" il governo russo e quelli degli altri Paesi industrializzati non sembrano comprendere la gravità della situazione. Eppure il Centro nucleare di Mayak è un luogo tristemente noto: nel 1957 un difetto nel raffreddamento di un deposito di scorie altamente radioattive provocò un'esplosione che ha contaminato 23.000 km2 e più di 450.000 persone. Secondo gli antinucleari francesi l'attuale situazione in Russia potrebbe causare un incidente nucleare ancora più grosso: «Gli incendi rischiano di danneggiare i sistemi di raffreddamento delle installazioni nucleari russe (panne degli delle attrezzature di pompaggio o di ricircolo delle acque di raffreddamento, aumento delle temperature dell'aria, ecc.). I assenza di raffreddamento, il cuore di un reattore nucleare entra in fusione in qualche minuto. La fusione del cuore di un reattore russo porterebbe ad un incidente di una gravità paragonabile alla catastrofe di Chernobyl. La situazione drammatica che vive attualmente la Russia dimostra una volta di più che i reattori nucleairi sono molto vulnerabili agli eventi climatici estremi, la cui frequenza aumenta con il cambiamento climatico. E' quindi suicida pretendere utilizzare la tecnologia nucleare come "soluzione" di fronte ai cambiamenti climatici».
"Sortir du nucléaire" ricorda che questo non è una cosa che riguarda solo i russi: «nel 2003, 1/4 del parco nucleare francese ha dovuto essere fermato a causa della canicola estiva, che rendeva ancora più pericolosa lo sfruttamento dei reattori. Nel 1999, la centrale nucleare di Blayais, vicina a Bordeaux, ha sfiorato la catastrofe a causa di una inondazione, e la città stava ere sere evacuata. Le particelle radioattive diffuse nell'ambiente dagli incendi rischiano di contaminare la catena alimentare dove ricadranno. Numerosi radioelementi possono fissarsi nell'organismo per ingestione o inalazione e provocare delle malattie gravi, cancri, ecc. La gravità dei rischi che il nucleare fa pesare sulla salute e la sicurezza delle popolazioni non va più dimostrata. E' urgente che la Russia tragga la lezione da questa situazione di crisi e fermi rapidamente i suoi impianti nucleari. La Francia, che è il Paese più nucleare al mondo, deve anche lei impegnarsi urgentemente in un piano di uscita dal nucleare».
sabato 14 agosto 2010
Temperature record e alluvioni, l'esperto spiega l'estate 2010.
Temperature record e alluvioni, l'esperto spiega l'estate 2010. Condizioni climatiche estreme sono dovute al caldo eccessivo
Caricato da Apcom-Video. - Video notizie dal mondo.
Temperature record come non si vedevano da 130 anni. Ma anche forti alluvioni. I primi sei mesi del 2010 hanno registrato le più¹ alte temperature globali. L'esperto di clima Tom Karl, della National Oceanic and Atmospheric Administration (NASA), ha affermato che le condizioni climatiche estreme che hanno colpito l'Asia e l'Europa sono collegate alle alte temperature. "Da gennaio fino a luglio, in media, le temperature globali sono state le più calde mai viste dal 1880. La Russia e l'Asia centrale - spiega l'esperto - hanno rappresentato l'epicentro di condizioni di forte caldo durante l'estate. Ad accompagnare queste condizioni, ci sono state le forti precipitazioni nell'area monsonica del Pakistan. Questi eventi non sono slegati. Il sistema climatico è¨ infatti collegato".
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sabato 7 agosto 2010
Italia - Scoperto vulcano sottomarino nel Tirreno al largo di Capo Vaticano.
Un gruppo di studiosi dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - INGV - (Riccardo De Ritis, Guido Ventura, Iacopo Nicolosi, Massimo Chiappini, Fabio Speranza) e studiosi dell'Universita' della Calabria (Rocco Dominici, Rosanna De Rosa, Paola Donato, Maurizio Sonnino) fra giorni vedra' pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Geophysical Research (JGR) lo studio sulla scoperta di un vulcano sottomarino spento, fino ad oggi sconosciuto.
Il vulcano, che ancora non ha un nome, si trova nel Tirreno Meridionale a largo di Capo Vaticano in Calabria, localizzato a circa 120 metri sotto il livello del mare e si estende per circa 15 km .
La scoperta e' stata possibile grazie all'efficace tecnica aeromagnetica che ha permesso di evidenziare una struttura sommersa con l'ausilio di strumentazione dedicata a bordo di un elicottero. ''Si tratta di un magnetometro trainato da un velivolo su cui e' installato un vero e proprio centro di calcolo'', spiega Massimo Chiappini, firmatario della ricerca.
Nell'articolo in via di pubblicazione il vulcanologo dell'INGV, Guido Ventura, riferisce che il vulcano di nuova scoperta e' stato attivo tra 670 mila anni e 1 milione e 70 mila anni fa, come dimostrano le datazioni radiometriche gia' effettuate su campioni di pomici a terra.
E' noto che in Calabria non esistono vulcani, ma il tutto nasce da un'intuizione maturata osservando la carta magnetica d'Italia e la presenza di alcuni prodotti vulcanici nell'area di Capo Vaticano di cui non si conosceva la sorgente. Lo studioso Riccardo De Ritis scopre che la struttura vulcanica si imposta proprio su una faglia attiva che l'8 settembre del 1905 sconvolse con un terremoto di magnitudo 6.7 la Calabria, facendo 557 morti accertati e migliaia di senzatetto.
''C'e' una diretta sovrapposizione - dice De Ritis - tra il corpo vulcanico individuato, la struttura sismogenetica e quella magnetica misurata con la tecnica aeromagnetica; tuttavia non vi e' relazione diretta tra l'attivita' vulcanica e la sismicita' dell'area di Capo Vaticano''.
Questa importante scoperta mette in discussione gli attuali modelli geodinamici del Tirreno e indica come i vulcani delle Eolie si estendessero verso Est ben oltre quanto fino ad oggi ritenuto. Fino ad ora, gli attuali dati posizionano il vulcanismo delle Eolie fino a poco oltre Panarea e Stromboli, mentre la presente scoperta dimostra che si estende fino alla costa calabra.
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Cervello, scoperte le aree che "ricordano" il dolore.
Individuate le aree del cervello che immagazzinano, anche per tutta la vita, le emozioni portate da esperienze dolorose o sgradevoli avute in passate.
Il merito è di una ricerca dell'Istituto Nazionale di Neuroscienze, diretta dai dottori Benedetto Sacchetti e Tiziana Sacco e pubblicata su "Science".
Gli studiosi hanno condotto test su topi da laboratorio, sottoponendoli a stimoli emotivi e sensoriale, analizzando nel frattempo il loro cervello.
I ricercatori si sono così concentrati sulla corteccia secondaria uditiva, visiva e olfattiva: tutte insieme sono chiamate cortecce sensoriali di ordine superiore, in quanto sono le parti del cervello che elaborano gli aspetti più complicati dell'elaborazione sensoriale. Per la squadra di Sacchetti e Sacco, sono queste regioni le "biblioteche" del dolore e delle emozioni non piacevole.
Durante gli esperimenti, gli scienziati hanno osservato come, quando un'esperienza tocca la sfera delle emozioni, gli stimoli sensoriali (immagini, suoni, odori) vengono legati all'emozione provata. Successivamente, in presenza di tali stimoli l'attività della corteccia secondaria si intensifica, in quanto lo stimolo rinfresca le brutte memorie. Se invece lo stimolo è nuovo, la corteccia secondaria rimane inerte.
A conferma di tale regola, gli esperti hanno eliminato dalle cavie singole porzioni di corteccia secondaria. E' allora emerso come tale operazione fosse associata alla perdita del ricordo degli eventi dolorosi avvenuti mesi prima, mentre restano le informazioni sensoriali e il ricordo di quegli stimoli sensoriali non linkati d alcun contenuto emotivo.
Chiude il dottor Sacchetti: "Le cortecce sensoriali 'di ordine superiore' presenti nel topo trovano il loro corrispettivo nel cervello umano, con la differenza che in quest'ultimo hanno una maggiore estensione ed eterogeneità. Quello che ci aspettiamo e' che nell'uomo le variazioni dell'attività sensoriale interessino le stesse aree, ma in più punti localizzati. Con queste basi sperimentali, siamo pronti a procedere con lo studio sull'uomo, che condurremo utilizzando le tecniche di imaging".
Fonte: Tiziana Sacco and Benedetto Sacchetti, "Role of Secondary Sensory Cortices in Emotional Memory Storage and Retrieval in Rats", Science 6 August 2010:Vol. 329. no. 5992, pp. 649 - 656 DOI: 10.1126/science.1183165
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venerdì 6 agosto 2010
In arrivo potentissima tempesta solare, potrebbe colpire la Terra al più presto martedì.
(WAPA) - Gli scienziati della Nasa hanno avvertito che una potente eruzione di plasma superhot è schizzata fuori dal Sole e potrebbe colpire la Terra al più presto martedì prossimo, scatenando una spettacolare aurora boreale e australe.
I fuochi d'artificio solari sono stati registrati da diversi satelliti durante lo scorso fine settimana, tra cui il nuovo Solar Dynamics Observatory della Nasa.
Sembra che le macchie solari possano avere innescato una gigantesca "Espulsione di massa coronale", in cui enormi quantità di plasma superhot sono stati schizzati verso la Terra, inviando uno "Tsunami solare" attraverso 93 milioni di miglia nello spazio, secondo una nota riportata su telegraph.co.uk.
Fortunatamente, il campo magnetico terrestre ci protegge dallo scoppio di radiazioni di questo tipo, che altrimenti cancellerebbero gran parte della razza umana. Il letale plasma solare, invece, è probabile che fluisca lungo le linee del campo planetario verso i poli, infrangendosi in atomi di ossigeno e azoto nell'atmosfera, incendiandoli fino a formare le cosiddette aurore boreali.
Gli osservatori hanno avvertito che un'eruzione solare davvero grande sarebbe in grado di distruggere satelliti e reti di comunicazione e di energia in tutto il mondo. Una tale "Tempesta spaziale" - dicono - potrebbe colpire la Terra una volta ogni circa 25 anni. Il quotidiano britannico "Daily Telegraph" nel giugno scorso ha rivelato che gli scienziati senior dell'agenzia spaziale riterrebbero che la Terra sarà colpita intorno al 2013, "Con livelli senza precedenti di energia magnetica da brillamenti solari, dopo che il Sole si sarà svegliato da un sonno profondo". (Avionews)
(00500)
I fuochi d'artificio solari sono stati registrati da diversi satelliti durante lo scorso fine settimana, tra cui il nuovo Solar Dynamics Observatory della Nasa.
Sembra che le macchie solari possano avere innescato una gigantesca "Espulsione di massa coronale", in cui enormi quantità di plasma superhot sono stati schizzati verso la Terra, inviando uno "Tsunami solare" attraverso 93 milioni di miglia nello spazio, secondo una nota riportata su telegraph.co.uk.
Fortunatamente, il campo magnetico terrestre ci protegge dallo scoppio di radiazioni di questo tipo, che altrimenti cancellerebbero gran parte della razza umana. Il letale plasma solare, invece, è probabile che fluisca lungo le linee del campo planetario verso i poli, infrangendosi in atomi di ossigeno e azoto nell'atmosfera, incendiandoli fino a formare le cosiddette aurore boreali.
Gli osservatori hanno avvertito che un'eruzione solare davvero grande sarebbe in grado di distruggere satelliti e reti di comunicazione e di energia in tutto il mondo. Una tale "Tempesta spaziale" - dicono - potrebbe colpire la Terra una volta ogni circa 25 anni. Il quotidiano britannico "Daily Telegraph" nel giugno scorso ha rivelato che gli scienziati senior dell'agenzia spaziale riterrebbero che la Terra sarà colpita intorno al 2013, "Con livelli senza precedenti di energia magnetica da brillamenti solari, dopo che il Sole si sarà svegliato da un sonno profondo". (Avionews)
(00500)
100804140306-1119792
(World Aeronautical Press Agency - 04-Ago-2010 14:03)
(World Aeronautical Press Agency - 04-Ago-2010 14:03)
mercoledì 4 agosto 2010
lunedì 2 agosto 2010
Esiste una correlazione tra l'acqua alta a Venezia e i picchi di attività solare?.
Picchi di attività solare potrebbero essere la causa dell'aumentata frequenza della "acqua alta" a Venezia ,che a quanto pare, con il cambiamento dei percorsi delle tempeste in Europa.
Diverse volte l'anno, ma più comunemente tra ottobre e dicembre, Venezia è colpita da una marea eccezionale chiamato acqua alta. David Barriopedro presso l'Università di Lisbona, in Portogallo, e i suoi colleghi, sono stati incuriositi da studi, che mostrano tale marea segue un ciclo di 11 anni , proprio come il sole I picchi che mostra quando le macchie solari sono più abbondanti. Loro hanno controllato le osservazioni orarie del livello del mare tra il 1948 e il 2008,la cui analisi ha confermato che il numero delle maree estreme segue i picchi nel ciclo solare (Journal of Geophysical Research Atmosfere, DOI: 10.1029/2009JD013114).
Record di pressione dell'aria in Europa nello stesso periodo sono stati messi in correlazione con la "acqua alta ". In quel periodo si è notato che molti sistemi a bassa pressione sul Mare Adriatico settentrionale, mentre negli anni tranquilli questi sistemi sono stati notati più a sud.
Questo ha senso, perché gli eventi alluvionali a Venezia sono noti per essere attivati da sistemi di bassa pressione provenienti dall'Atlantico. Questi sistemi permettono di aumentare del livello del mare, mentre la tempesta soffia con i venti da sud a nord, accumulando acqua di mare intorno a Venezia. Al contrario, nei periodi di calma di attività solare, le tempeste sono spostati a sud, ma non è ancora chiaro come questo avvenga.
(liberamente tradotto dall'inglese)
Fonte NewsScientist
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