domenica 5 agosto 2012

Global warming - L'inquinamento del Mar Baltico , causa di epidemie di colera e gastroenterite.


Secondo lo  studio "Emerging Vibrio risk at high latitudes in response to ocean warming", pubblicato da Nature Climate Change, il riscaldamento del Mar Baltico sta causando un aumento di infezioni batteriche che possono portare ad epidemie di colera e gastroenterite.
Un team internazionale di ricercatori svedesi, finlandesi, spagnoli, britannici e statunitensi ha  scoperto che ogni aumento di un grado delle temperature del Mar Baltico è sto accompagnato da un aumento annuo del 200% delle vibrio-infezioni, che possono causare malattie gravi negli esseri umani che ingeriscono l'acqua o mangiare molluschi contaminati. 
I vibrioni si trovano generalmente nelle calde acque tropicali e del Mediterraneo (come ci ricordano le tristemente famose epidemie a Napoli e Bari) ma possono svilupparsi anche quando si riscaldano le acque alle latitudini più alte. Dal 1982 al 2010, la temperatura del Mar Baltico è aumentato di circa 2 gradi centigradi, facendo del Baltico il mare con  più veloce riscaldamento  dell'ecosistema marino fin qui esaminati, ovunque sulla Terra», dice lo studio.
Gli scienziati attribuito questo aumento in gran parte al global warming ed hanno detto di aspettarsi un ulteriore riscaldamento delle acque del Baltico a causa delle ondate di calore. Le malattie portate dai vibrioni sembrano quindi destinate a diffondersi e proliferare in climi temperati, seguendo il progressivo aumento delle temperature e dei mari. I ricercatori scrivono infatti su Nature Climate Change che «c'è una crescente preoccupazione circa il ruolo dei cambiamenti climatici nel portare malattie batteriche infettive trasmesse dall'acqua». 
I picchi del riscaldamento della superficie del Baltico registrati dal team «hanno coinciso con la comparsa inattesa di vibrio-infezioni nell'Europa settentrionale, molte delle quali raggruppate intorno alla zona del Mar Baltico. Il numero e la distribuzione dei casi corrispondono a stretto contatto con i picchi temporali e spaziali delle temperature della superficie del mare».  La ricerca conclude che «questo è tra la prime prove empiriche che il cambiamento climatico antropogenico sta portando all'emergere di vibrio-malattie nelle regioni temperate, attraverso il suo impatto sulle comunità batteriche residenti, il che implica che questo processo sta rimodellando la distribuzione delle malattie infettive a scala globale».
Craig Baker Austin, del Centre for environment, fisheries and aquaculture science britannico, ha spiegato alla Reuters che «gli aumenti apparentemente grandi che abbiamo visto nei casi durante gli anni  con un ondata di calore, tendono a indicare che il cambiamento climatico sta effettivamente portando le infezioni». Mentre gli studi sulle emissioni globali di gas serra dicono che le temperature medie superficiali degli oceani sono aumentate di circa 0,17 gradi nel periodo 1980-2010, il Baltico si è riscaldato tra gli 0,063 e gli 0,078 gradi all'anno tra il 1982 e il 2010, cioè tra i 6,3 e i 7,8 gradi in un secolo. Molti batteri marini si sono trovati così a prosperare nella bassa e poco salina acqua del Baltico diventata rapidamente "calda", una situazione acuita ancora dal cambiamento climatico che ha causato precipitazioni più frequenti e più pesanti, riducendo ulteriormente la salinità negli estuari dei fiumi e n elle zone umide costiere. Un vero e proprio brodo di coltura per i vibrioni.
Focolai di vibrioni sono già comparsi in regioni temperate del Cile e del Perù, nel nord di Israele, nel Pacifico che bagna il nord-ovest degli Usa e nella Spagna nord-occidentale. Tutti  casi che secondo  gli scienziati possono essere ricollegati al global warming. Baker Austin evidenzia che «"Pochissimi studi hanno esaminato il rischio di queste infezioni alle alte latitudini. Certo, le probabilità di avere un'infezione da vibrione sono considerate relativamente basse, e la ricerca si concentra più nelle aree in cui queste malattie sono endemiche o almeno più comuni».
Fino ad ora le precedenti vibrio-epidemie nelle regioni più fredde sono state spesso causate da un evento sporadico o da condizioni particolari, invece che una risposta a lungo termine al cambiamento climatico. Ma lo studio avverte che la situazione potrebbe evolversi rapidamente: «Questo perché gli effetti del global warming possono essere più pronunciati alle latitudini più alte e nelle zone in cui mancano dettagliati dati climatici storici».
Baker Austin conclude:  «C'è una crescente consapevolezza che il clima e l'emergere di alcune malattie infettive sono strettamente legati, ma in materia ci sono delle enormi lacune di dati che devono essere affrontate». 
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