giovedì 29 luglio 2010

Meteorite precipita su campo da cricket in Gran Bretagna


Quella che sembrava la solita, tranquilla domenica allo stadio si è trasformata in una giornata dalle emozioni forti a Uxbridge, vicino Londra. Durante una partita di cricket del Sussex contro il Middlesex, qualcosa ha sorvolato il campo e ha scatenato attimi di panico. No, non era una pallina colpita dal battitore. Ma un pezzetto di meteroite. Il sasso venuto dallo spazio ha sfiorato due spettatori Jan Marszel, 51 anni, e Richard Haynes, 52, mentre si stavano godendo una birra in attesa del lancio successivo. Il sassolino, grande qualche centimetro, risale a circa 4,5 miliardi di anni fa.
“Eravamo seduti a bordocampo quando di colpo, dal cielo, abbiamo visto questo piccolo oggetto scuro precipitare verso di noi”, ha raccontato Jan al Daily Telegraph. “Ha toccato terra a quattro metri e mezzo da noi e si è rotto in due pezzi. Un pezzo è rimbalzato e mi ha colpito al petto, mentre l’altro è finito a bordo campo. E’ arrivato a una certa velocità, se mi avesse colpito sarebbe stato interessante”.
Anche Richard si è preso uno spavento. “Stavamo bevendo le nostre birre tranquilli, entrambi abbiamo guardato verso l’alto nello stesso momento e abbiamo visto un oggetto scuro venirci incontro: non avevamo idea di che cosa fosse. Se fosse venuto da un’altra direzione avremmo potuto sospettare che qualcuno lo avesse lanciato, ma lo abbiamo visto arrivare a terra con una certa angolazione”.
Certo, per esser centrati da un meteorite caduto dal cielo ci vuole davvero un bel colpo di sfortuna. “La Terra è costantemente investita da piccoli meteoriti di varie dimensioni, di quelli delle dimensioni di una pallina da tennis ne entrano in atmosfera fra i 10.000 e i 100.000 all’anno – spiega Giovanni Valsecchi esperto di meteoriti dell’INAF-IASF di Roma. “Ma la maggior parte si polverizza all’ingresso con l’atmosfera. Solo una minima frazione dei meteoriti più grandi o quelli metallici raggiunge la superficie, finendo con alta probabilità in mezzo al mare, che copre il 75% del nostro pianeta. L’eventualità che un sasso spaziale cada su una zona delle terre emerse, abitata ed esattamente nel punto in cui si trova una persona di passaggio è estremamente rara, ma certamente non è impossibile”.

lunedì 26 luglio 2010

Terremoti e placche tettoniche - Intervista a Giampaolo Giuliani


Una inquietante sequenza di terremoti in tutto il globo terreste e anche nel nostro paese, si sta susseguendo da più di un anno. Si tratta di terremoti spesso piuttosto forti come entità, in molti casi superano la magnitudo di 6 o 7 gradi su scala Richter. Chiediamo al ricercatore aquilano Giampaolo Giuliani un parere sulle cause di questa intensa attività sismica che sembrerebbe interessare tutto il mondo specie negli ultimi 18-20 mesi. Dell’argomento si era già parlato con Giuliani in una precedente intervista, ma in questo caso vogliamo approfondire gli aspetti più profondi della questione, ossia: andare a ricercare le cause o le presunte cause che stanno scatenando questa sequenza che in molti non riescono a spiegarsi e la quale inizia un po’ ad intimorire le popolazioni.
CL – Giuliani, cosa sta succedendo sul nostro pianeta? Perché si susseguono in maniera così copiosa degli eventi sismici a livello planetario e anche di forte intensità?
Giampaolo Giuliani – Succede che siamo dal 2008 interessati da un’attività sismica inusuale, probabilmente di queste crisi sismiche il pianeta ne ha già subite in tempi diversi. Una fascia del pianeta terra, la zona del Tropico del Cancro dimostra una forte attività sismogenetica che si è già verificata e ha interessato tutta la zona come ad esempio accadde negli anni 60 in cui era interessata la fascia del tropico del capricorno. Oggi con la capacità d’informazione che abbiamo di gran lunga superiore a quella degli anni 60, la situazione fa più effetto di quanto lo fece allora. Proprio ieri si sono avuti 3 eventi molto forti dislocati tutti sulla faglia continentale ossia quella del pacifico. Tutta questa energia che si scatena interessa ovviamente anche l’Italia che ne risente inevitabilmente soprattutto nella dorsale appenninica e specialmente in questi ultimi due anni
CL – Nella precedente intervista dicesti che con il tuo staff di collaboratori stavate studiando le cause di questa sequenza sismica, tenendo particolarmente d’occhio la fascia del Tropico del Cancro. Cosa è venuto fuori fin’ora dai vostri studi?
Giampaolo Giuliani – Quello che possiamo fare in questo momento è solo rilevare i dati che sono così importanti in quanto è la prima volta che si può attuare questo studio visto che la tecnologia ci mette a disposizione ciò che non avevamo negli ultimi 40 – 50 anni. In questo momento stiamo analizzando un grafico con i dati ottenuti dal 1 settembre 2008 al giugno 2010 dai quali si evince una forte attività sismica di eventi che si distribuiscono in particolare nel cratere dell’aquilano definito dell’INGV. Il tutto sta rilevando che l’andamento del grafico fino ad oggi dal 2008 è molto più intensa di quanto non lo sia mai stata a nostra memoria.
CL – Sembra che si stia muovendo la placca continentale del Pacifico, che risvolti ha questo movimento?
Giampaolo Giuliani – E’ da chiarire che tutte le placche continentali si muovono spinte dall’azione dinamica del mantello che è una attività perpetua e le fa migrare nel tempo lungo la superficie del pianeta. Quando l’azione diventa più rilevante ovviamente si rileva una maggiore sismicità sul pianeta. Nel momento in cui c’è una zona ben identificata come nel nostro territorio italiano e nell’oceano, pacifico, indiano ed australe, vediamo che al momento questa azione dinamica presenta un rilevanza rispetto agli anni precedenti. Ciò significa che probabilmente nei tempi passati queste attività si sono già verificate anche se non ne abbiamo memorie scritte. Anche la placca africana muovendosi genera un effetto dinamico rispetto alla placca euro asiatica che comprende anche l’Italia, subisce un carico di energia che in questo momento produce i maggiori effetti
CL – La placca continentale del Pacifico, è quella che riguarda anche la faglia di Sant’Andrea in California?
Giampaolo Giuliani – Sicuramente, perché le faglie sono quella parte di fenditura, di rottura che si trova sotto la crosta terreste ed è lì che si producono i maggiori effetti dinamici. Bisogna dire che tanto più lunga è la faglia e tanto più è maggiore l’energia che può essere rilasciata in un evento che si produce nella faglia stessa. Infatti le faglie che riguardano l’Italia possono produrre degli effetti che non vanno oltre un massimo di 7 gradi Richter. Invece nell’oceano indiano e nel pacifico possono generare terremoto molto più devastanti.
CL – Le origini delle cause di questa interminabile sequenza sismica, si possono ricercare in ragioni interplanetarie? E se sì, quali sono queste cause?
Giampaolo Giuliani – Diciamo che le origini e le cause dei terremoti sono da attribuire a tanti fattori, non ultimo quello della relazione con l’attrazione gravitazionale prodotta dai pianeti del sistema solare con il pianeta terra. Quindi l’effetto mareale che producono il sole e la luna con la terra, fa sì che la terra abbia un suo movimento elastico di espansione e di restringimento. Questo fenomeno è una delle cause che producono la carica di energia nella nostra crosta terrestre. Quindi è molto importante l’effetto planetario dei pianeti rispetto alla terra, perché la terra presenta differentemente agli altri pianeti, una conformazione diversa. La crosta terrestre ha una sua componente elastica che gli permetti di immagazzinare l’energia che viene rilasciata man mano che produce i terremoti. L’effetto mareale è in particolar modo prodotto dalla luna e dal sole quando sono in congiunzione e opposizione fra di loro. Anche se i pianeti sembrano essere lontani tra loro ma sono perfettamente in equilibrio con la forza gravitazionale con il sole, perché tutti compiono un moto rotatorio intorno al sole. Tutto il sistema planetario mantiene un equilibrio ma a volte si creano delle situazioni interplanetarie in cui i pianeti si allineano con il sole. Di conseguenza l’effetto mareale fa sì che in alcuni periodi ciclici ci veniamo a trovare con dei pianeti, come avverrà verso la fine del 2011 in cui trovermo allineati i pianeti come Giove, Saturno, Sole, Venere, Terra e Luna che sarà una specie di ago della bilancia e Marte non sarà particolarmente allineato. L’allineamento di questi pianeti è già in corso e attraverseremo un periodo di un anno in cui saranno completamente allineati. Ciò non vuol dire che si verificheranno grandi sconvolgimenti, in quanto uno degli altri motivi del movimento tettonico è determinato anche dal sole e da altri fattori ancora, per cui l’allineamento dei pianeti non basta a giustificare eventuali scenari catastrofici. Queste situazioni si verificano ciclicamente ogni 3 secoli circa e poi il pianeta terra ha un suo sviluppo a parte e comunque compie delle sue evoluzioni a prescindere.
CL – Una delle peculiarità di questi eventi sismici è che si stanno verificando anche in zone che non sono affatto a rischio sismico. Cosa vuol dire questo?
Giampaolo Giuliani – E’ la dimostrazione che nel mantello terrestre in questo momento dal gennaio 2009 partendo proprio con il forte terremoto di L’Aquila e tutti gli altri che si sono seguentemente verificati in breve tempo con intensità elevate, il mantello è tutto interessato a forte attività dinamica che si sviluppa anche in quelle zone che normalmente non sono considerate a rischio sismico, tutta la crosta terrestre può e deve essere considerata a rischio sismico. Anche in Sardegna che ad esempio non viene definita una zona a rischio sismico, invece avvengono dei terremoti anche se di più lieve intensità. Le zone a rischio sismico sono definite perché nelle zone della terra per così dire più giovani, sono più dinamiche mentre quelle quelle zone in cui la terra è meno giovane, il rischio sismico è molto minore quindi i terremoti sono di minore intensità.
CL – I posizionamenti dei rilevatori di Radon che cosa stanno segnalando in questo periodo?
Giampaolo Giuliani – Le stazioni che abbiamo distribuite nell’arco di 40 km da L’Aquila misurano un andamento del Radon che avviene in quelle zone. Il Radon è un precursore che arriva direttamente dal mantello terrestre. Con i nostri rilevatori che sono completamente differenti da quelli mai realizzati prima, ci indica quanto in superficie c’è una forte attività che può sfociare in un forte evento sismico. In questo periodo rilevano che siamo interessati da una forte attività sismogenetica come ad esempio una sequenza maggiore di terremoti in termini di numeri di eventi e non relativo ad intensità degli eventi. Ma il raggio delle stazioni è costantemente monitorato. I livelli indicano che le intensità saranno nell’arco delle 6- 24 ore di eventi non superiori a 3 gradi Richter. Il Radon comunque non è l’unico precursore sismico ma ci sono altri elementi insieme a questo gas che concorrono alle indicazioni di precursione di un evento sismico. E in tutte le parti del mondo vengono ritenuti precursori affidabili e fra questi c’è il Radon, le variazioni di onde radio naturali che si producono ad un certa frequenza, le variazioni termali, le variazioni elettromagnetiche, variazioni di campo elettrico e termiche, tutti questi fenomeni osservati insieme sono dei validi precursori sismici.
CL – Quali sono le reali interconnessioni fra un sisma che avviene ad esempio in Cina e uno che si verifica in Cile? Sono tutte riconducibili ad un’unica medesima causa?
Giampaolo Giuliani – Certamente, perché le placche continentali percorrono tutto il pianeta come fossero una rete neuronica, quindi quando si produce un terremoto di 7-8 in Indonesia, quella energia attraversa in tempi molto brevi su tutto il percorso di faglia andando a toccare anche zone lontane a centinaia o migliaia di km tra loro.
CL – Quali sono tutt’oggi le zone del globo meno a rischio di terremoti e tzunami?
Giampaolo Giuliani – Nelle zone ad esempio montane non si potranno mai verificare degli tzunami però in ogni punto della crosta terrestre possono verificarsi dei terremoti a seconda della lunghezza della faglia. Il territorio aquilano è uno dei 20 territori più a rischio del pianeta.
CL – Cosa si riesce a prevedere da qui a qualche mese o qualche anno, rispetto a questa interminabile sequenza sismica mondiale?
Giampaolo Giuliani – Il terremoto è un fenomeno e come tutti i fenomeni, si produce, vive e poi muore. Le crisi sismica come questa che stiamo vivendo può durare almeno un paio di anni e mi auguro che abbia termine molto prima. Abbiamo riscontrato che l’energia ha una proporzionalità quando raggiunge un suo punto massimo e poi per finire ha bisogno di un lasso di tempo non precisato. Grazie alla ricerca dal 2009 si ricorderà come l’anno in cui il fenomeno terremoto è un fenomeno come tutti gli altri fenomeni naturali che potrà essere previsto. E in base a questo è necessario che cambi la mentalità dei riceratori, degli scienziati e della gente comune per poter fare un salto di qualità rispetto alla conoscenza del fenomeno terremoto, come ad esempio 600 anni fa quando arrivava un temporale si diceva che fosse una maledizione di Dio. E se non ci fossero i terremoto l’umanità sarebbe a rischio d’estinzione e i terrmoti permettono alla terra di essere viva.
CL – Secondo alcuni sostenitori della teoria catastrofista del 2012, nel mondo per i prossimi anni, dovremo aspettarci dei grandi sconvolgimenti planetari a livello di crosta terrestre e dei mari. Quanto c’è di vero a tuo avviso in queste teorie?
Giampaolo Giuliani – Sulla teoria catastrofista sostengo che non ci sia niente di vero. Ad esempio nei periodi come il 1200 si usavano questi fenomeni si usavano come placebo per far credere alla gente che fossero mandati da Dio. Ma ora siamo nel 21° secolo e possiamo prevederli e possiamo conviverci e riconoscerli quando avvengono. La scienza ci da delle risposte e la ricerca in questo senso sta continuamente andando avanti. La terra è in continua evoluzione e ad esempio i vulcani si vanno spegnendo sempre di più perché la crosta con l’ispessimento va a rendersi più stabile. Nei prossimi anni si verificheranno senz’altro altri terremoti e tzunami perché è parte del moto della terra. Le evoluzioni del globo presentano sempre degli elementi evolutivi che non sempre sono a beneficio dell’umanità ad esempio milioni di anni fa la terra aveva un’atmosfera a base di metano e da allora si sono verificati dei mutamenti che hanno riguardato delle ere geologiche
CL – Secondo te, la popolazione mondiale, sta correndo un vero rischio di disastro planetario?
Giampaolo Giuliani – Una delle situazioni che potrebbero compromettere la vita sulla terra è l’inclinazione dell’asse terrestre che potrebbe avere in maniera infinitesimale una correlazione con la crisi sismica. Ma il processo è talmente lento che almeno per vederne gli effetti di cambiamento ci vogliono almeno 1300 anni. Inclinandosi l’asse terrestre si muta il clima perché muta anche l’incidenza che avrebbe il sole rispetto alla terra. Una minima variazione dell’asse terrestre è in atto ma ci vorranno millenni per constatarne gli effetti e in questo periodo si hanno anche dei cambiamenti di crosta terrestre, di placche continentali e della geometria e geografia del globo terrestre.
CL – Se è vero che si stanno verificando dei sostanziali quanto evidenti cambiamenti climatici unitamente ai mutamenti della crosta terrestre, perché la comunità scientifica non ne parla?
Giampaolo Giuliani – Bisogna vedere se le persone che fanno parte di questa comunità scientifica stanno effettuando degli studi e se si stanno ponendo tali domande in qualità di scienziati e di ricercatori, così come non hanno avuto modo di pensare e studiare il Radon come precursore sismico.
CL – Attualmente ti starai coordinando per le tue ricerche, con altri scienziati di vari paesi. Cosa viene fuori come teoria e come previsioni, nel confrontare le vostre ricerche?
Giampaolo Giuliani – una delle cose più belle e credo storiche dal punto di vista scientifico sarà proprio la possibilità nel campo della sismologia, di poter realizzare un progetto per poter allertare le popolazioni di tutto uno stato di un evento sismico imminente, sia che possa essere preso in considerazione come una previsione simile a quella che viene effettuata per il clima. Questo gruppo di ricerca del quale faccio parte e col quale sto lavorando tende a realizzare un sistema di prevenzione planetario attraverso lo studio e la ricerca di tutte quelle fenomenologia che ci possono avvisare degli avvenimenti che si possono verificare. A questo progetto partecipa scienziati di vari paesi come gli USA, Cina, Russia, Italia, Taiwan, ecc… Fra i ricercatori italiani ce ne sono diversi delle università come quella di Bari e Catania. Fino ad oggi è stato impedito a questi ricercatori di sviluppare la loro ricerca a causa di un’errata scelta politica che ci ha portato dopo 10 anni di avere sul pianeta un gran numero di morti generato dal terremoto che è un evento naturale come il clima, che si sarebbe potuto prevedere finanziando la ricerca. Io mi rivolgo specialmente a quelle persone che hanno fatto scelte politiche e scientifiche errate. Mi auguro dunque che non succeda mai più che ricercatori indipendenti e validi debbano condurre le loro ricerche in segreto per non mettere a repentaglio la loro carriera lavorativa.

domenica 25 luglio 2010

A Parigi scarseggia l'acqua, allarme della Prefettura.


PARIGI - Un forte appello è stato lanciato dal prefetto di Parigi affinché la popolazione faccia un uso «ragionato» e «oculato» dell'acqua potabile nella capitale francese.
«Il prefetto di Parigi sollecita tutti a prestare attenzione alla criticità della situazione e alla necessita' di usare l'acqua in modo ragionato e oculato», afferma lo stesso prefetto in un comunicato ai cittadini, ma anche a imprese e servizi pubblici.
A causa del caldo estivo, il corso di due fiumi che contribuiscono normalmente a rifornire di acqua potabile la capitale francese sono quasi a secco. Il fiume Lunain, spiega il prefetto, «è sceso oltre il limite di allerta». Mentre il fiume Vanne è addirittura in situazione di «crisi».
ats/ansa

martedì 20 luglio 2010

Fenomeni estremi - Alluvioni nel mondo


Romania: alluvioni, 26 morti, ingenti danni

Con la morte, ieri, di una donna uccisa dall'acqua alta in provincia di Covasna (centro del Paese) sale a 26 il bilancio dei morti delle alluvioni che hanno colpito la Romania nelle ultime settimane. Le inondazioni hanno provocato anche ingenti danni per centinaia di milioni di euro in 37 delle 41 province del Paese, come annunciato dal premier Emil Boc. Delle circa 7.000 abitazioni danneggiate, un migliaio va ricostruito completamente, ha precisato il premier.
Boc ha spiegato che si tratta di un bilancio provvisorio e che e' in corso la valutazione dei danni nei settori agricoltura, infrastruttura ed energia. Precisando che lo Stato fornira' i materiali da costruzione ai disastrati per rifare le proprie abitazioni, il premier ha chiesto che le nuove case siano costruite presto e non in zone a rischio alluvioni.
Permane intanto il rischio alluvioni sul Danubio, il tratto a sud-est del Paese, e sul fiume Prut (est), che segna il confine con la Moldavia, pure colpita dalla furia delle acque. Le previsioni indicano temperature che supereranno i 30 gradi nelle prossime due settimane.
(ats)

Piogge in Colombia, decine di morti

Il Paese flagellato dalle inondazioni

Almeno 58 morti, 121 feriti, otto dispersi, 271.506 sfollati e 52.000 abitazioni danneggiate: questo il bilancio, finora, delle forti piogge che stanno battendo gran parte della Colombia. Le zone più colpite comprendono 273 comuni di 27 Stati dei 32 in cui è suddiviso il Paese. I danni più recenti prodotti dalle piogge hanno interessato le popolazioni di Nechì e Caucasia, nel dipartimento di Antiochia, dove è esondato il fiume Cauca.
A fare la conta dei danni è stato il Sistema nazionale per la prevenzione e la vigilanza dei disastri.

Luz Amanda Pulido, direttrice della Protezione civile, ha osservato che i danni più recenti prodotti dalle piogge hanno interessato le popolazioni di Nechì e Caucasia, nel dipartimento di Antiochia, proprio quello nel quale è esondato il fiume Cauca.

Alluvioni in Cina: diga alla prova

La diga delle Tre Gole sul fiume Yangtze, nella Cina centrale, sta per essere messa alla prova dalle alluvioni

La diga delle Tre Gole sul fiume Yangtze, nella Cina centrale, sta per essere messa alla prova dalle alluvioni che stanno investendo la regione, le più gravi dopo quelle che nel 1998 causarono la morte di quattromila persone. Per la diga più grande del mondo, la cui costruzione è durata 12 anni dal 1994 al 2006, si tratta del "test piu' serio" da quando è entrata in funzione. Lo scrive oggi la stampa cinese.

Secondo il quotidiano 'Global Times' l'afflusso di acqua nel bacino della diga raggiungerà i 70 mila metri cubi per secondo, molto più forte di quello di 50 mila metri cubi che si verificò nel 1998. Di conseguenza, per mantenere entro il livello di guardia dell'acqua nel bacino sarà necessario aumentarne il deflusso verso le zone a valle.
Fino ad oggi l'ondata di maltempo nella Cina del centro-sud ha causato la morte di 146 persone, mentre altre 40 sono state date per disperse. L'afflusso di acqua alla diga dovrebbe raggiungere il suo picco tra oggi e domani quando, secondo i meteorologi, piogge torrenziali si abbatteranno sull'alto corso del fiume.

L'ecologista dissidente 
Dai Qing ha dichiarato che la diga delle Tre Gole, la più grande del mondo, "è stata costruita per mettere sotto controllo i regolari straripamenti dello Yangtze ma in realtà ha aumentato il pericolo di inondazioni nelle regioni a valle a causa del maggiore deflusso di acqua dalla diga".

ATS 


Marea nera - Ecco l'estensione della macchia se avesse colpito l'Italia.




sabato 17 luglio 2010

Esiste una connessione tra attività solare e uragani, terremoti e altri cataclismi?


Ad ora ,come confermano gli scienziati, non e’ possibile prevedere i terremoti, cosi come e’ difficilissimo sapere quando e di che proporzioni possa essere l’eruzione di un vulcano, la questione uragani e’ ben diversa visto che esistono le categorie , si puo’ tracciare e seguire la traiettoria , per cui risulta possibile salvare tante vite umane. Il sole ,la nostra stella, a detta dei piu’ autorevoli studiosi puo’ influenzare il clima della terra , ma la sua attivita’ , le eruzioni ,le espolosioni che avvengono in essa possono influenzare i cataclismi nel pianeta ?
 Interrogativo al quale neanche loro sanno dare ripsosta, in questo senso, una coincidenza si verifco’ in Cina nel 1998 , in un video trovato sul web vi mostriamo l’attivita’ del sole qualche giorno prima del terremoto;


La Nasa noto' ad aprile scorso un eruzione solare significativa che vi proponiamo direttamente dal canale tv dell'ente spaziale.

E mentre il sole sprigionava la sua forza , si verificarono : un terremoto 7.1 Richter ancora in Cina nel Quinghai che provoco la morte di un migliaio di persone , l'eruzione del vulcano islandese e di altri vulcani in Costa Rica,Guatemala ,Ecuador e Vanuatu.
Altra coincidenza o fenomeni connessi fra loro? Ad ora ,lo ripetiamo,non c'e' certezza che le eruzioni solari provochini terremoti e quant'altro di una cosa si e' sicuri ed e' stata proprio la Nasa a lanciare l'allarme in un articolo che e' stato ripreso anche dalla "Stampa", il 2012 potrebbe esserci il picco solare con tempeste senza precedenti, ci potrebbe essere un  blocco dell'elettricita' ,come successe in Quebec Canadese nel 1989, con tutti i problemi che da esso possono derivare per la vita di tutti i giorni. Tenedoci come al solito lontani da inutili catastrofismi aspettiamo il giudizio degli esperti sperando,se tutto cio' e' vero, che abbiano la soluzione  giusta a portata di mano.

Golfo del Messico, la marea nera mette in pericolo l'equilibrio climatico mondiale (2)


Queste foto satellitari (Fonte immagine: Associazione Geofisica) mostrano l’interruzione della Loop Current: nel Golfo del Messico l’acqua oceanica si scalda per essere poi trasportata dalla corrente Nord-Atlantica fin nelle zone adiacenti la Groenlandia e sotto il Circolo Polare Artico, dove inabissandosi nei fondali oceanici cede quel calore che rende mite il clima di molte nazioni europee. L’interruzione della Corrente del Golfo fa sì che quest’enorme massa di acqua surriscaldata non venga più agganciata dal nastro trasportatore, a causa della fuoriuscita di petrolio dal pozzo della British Petroleum, spezzando un equilibrio biologico formatosi in milioni di anni.

Oltre che in superficie, le immagini satellitari hanno mostrato serpentoni di petrolio sotto i fondali oceanici, lunghi oltre 15 Km e larghi 5 Km, che hanno generato una pressione fisico-chimica sul flusso delle correnti con il conseguente generarsi di un gigantesco vortice, parte di una Loop Current ormai spezzata, oltre che alle catastrofiche conseguenza per la flora, la fauna e le popolazioni del Golfo del Messico danneggiate nella salute per il ricadere di tossici disperdenti chimici, come il Corexit 9527.

Quali saranno le conseguenze nel medio termine? Ricordando che l’ultima volta che si bloccò il nastro trasportatore si generò un’era glaciale con ghiacciai che arrivarono fino a New York e sulle alpi in Europa, è da stigmatizzare il fatto che a quel tempo la popolazione mondiale contava al massimo qualche milione di abitanti che migrarono verso sud in cerca di un clima più temperato, anche se sembra molto probabile la discesa di un enorme quantità di aria freddissima dal Polo Nord che congelò istantaneamente tutto ciò con cui venne a contatto, come i famosi Mammoth Siberiani trovati congelati con la proboscide alzata ed il cibo ancora in bocca e nello stomaco. Un’eventualità del genere quanti milioni o miliardi di morti e guerre tra poveri genererebbe oggi?

Anche l’emisfero australe ne risentirebbe con intere zone che andrebbero incontro a siccità prolungate, diventando inadatte al pascolo ed all’agricoltura. Negli articoli passati ci siamo chiesti se tutto questo sia stato causale o causato, vista la sospetta vendita di azioni della B.P. poco prima del disastro e l’acquisizione di azioni della compagnia addetta allo spegnimento dei pozzi petroliferi Boots & Coots. Per +++re a dare una risposta al devastante effetto di una nuova era glaciale, bisogna partire da un’analisi globale dell’ economia politica mondiale, ricordando che tutte le volte che si è andati incontro ad una recessione globale la risoluzione della crisi si ebbe con guerre, tra cui la I° e la II° guerra mondiale, a seguito delle quali i gestori del potere risorsero più forti e potenti di prima dalle ceneri della distruzione......................


fonti: Altrogiornale

Golfo del Messico, la marea nera mette in pericolo l'equilibrio climatico mondiale.

Mappa delle correnti oceaniche

MILANO  -  Non c'è tregua ne soluzione valida per la fuoriuscita di petrolio iniziata il 20 aprile scorso nel golfo del Messico. Nonostante il pressing del Presidente Obama alla società Bpl inglese, e dopo diversi tentativi risultati inadeguati, provati dai super tecnici, un'altra notizia aggrava la tragica situazione del golfo messicano. La gigantesca marea nera, potrebbe, con buona probabilità, causare danni irreparabili all'attività di regolazione termica della Corrente del Golfo, con effetto domino sul clima globale del pianeta.
Questo è quanto dichiara uno studio pubblicato sul sito dell'Associazione Geofisica italiana a cura dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera del Clima Cnr-Isac. La sintesi dello studio, è firmata da Gianlugi Zangari, fisico teorico, nasce dai Laboratori Nazionali di Frascati, dopo attenta osservazione, via satellite e in tempo reale, della vasta zona oggetto di attenzione.
Le rilevazioni satellitari (attraverso i satelliti Jason, Topex/Poseidon, Geosat Follow-On, ERS-2, Envisat) tra maggio e giugno, elaborati dal Ccar 1,2 (Colorado Center for Astrodynamics Research), esaminate nei Laboratori di Frascati messe a confronto con dati precedenti, dimostrano in diretta il del rapido deterioramento della Loop Current, una corrente oceanica calda che è determinante della Corrente del Golfo.
o
Secondo lo scienziato italiano, Gianlugi Zangari, le mappe della velocità della superficie marina e della sua altezza, indicano che la Loop Current si è rotta per la prima volta il 18 maggio, generando un mulinello in senso orario.
Un'immagine rilevata lo scorso 12 giugno testimonia che la situazione è peggiorata tanto da creare il distaccato completo dalla corrente principale, distruggendo così completamente la Loop Current.
Considerato che, nel confronto con dati satellitari precedenti non esiste situazione similare, è fortemente plausibile collegare la rottura della Loop Current ai cambiamenti biochimici e fisici causate dalla grande mare nera.
Lo studio italiano, prevede e argomenta, che il danno alla corrente calda, Loop Current, ha buone probabilità di causare un effetto domino di fenomeni imprevedibili di instabilità sul clima globale.
Allo stato attuale, esperti e politici coinvolti, rassicurano l'opinione pubblica monetizzano il risarcimento del danno ambientale, ma è sempre più evidente che, in termini economici, non si può ricostruisce un equilibrio climatico globale di millenni. 

venerdì 16 luglio 2010

Il mistero dell'Apollo 20 - Nave aliena sulla faccia nascosta della Luna?


dettaglio della foto NASA AS15-P-9625



Origine e storia della teoria[modifica | modifica sorgente]

Il 1º aprile 2007 il sedicente pilota[che tipo di pilota?] in pensione William Rutledge, di origine belga, posta su YouTube col nickname "RetiredAFB" una serie di video, riguardanti la presunta missione Apollo 20, di cui asserisce aver fatto parte: afferma inoltre che, prima di essa, si sarebbe svolta anche la missione Apollo 19 (la quale, ufficialmente, venne come la 18 e la 20 programmata ma poi cancellata), progettata per lo stesso compito, e che si sarebbe conclusa con la morte dell'equipaggio in seguito alla collisione con un non meglio identificato "oggetto". Tempo dopo si fece avanti un altro utente, nickname "Moonwalker1966Delta", asserendo di essere il comandante della Apollo 19 e smentendo la morte dell'equipaggio della stessa ma confermando la collisione con l'oggetto, e postando a sua volta vari presunti video della Apollo 19.

Analisi della teoria[modifica | modifica sorgente]

La storia immaginata nella teoria dell'Apollo 20 è stata ampiamente smentita dall'intera comunità astronautica, ma è stata ugualmente diffusa fra il grande pubblico da alcuni complottisti e persino da alcune trasmissioni televisive.
Nonostante la plausibilità di una missione spaziale come quella descritta sia assolutamente improbabile, e nonostante il carattere evidentemente goliardico di molti aspetti della storia, alcuni esponenti ufologici quali il Centro Ufologico Nazionale hanno analizzato nel dettaglio le presunte prove della storia, scoprendo che i video in questione sono dei falsi.[1]
I complottisti sostengono alcuni punti a favore dell'argomento:
  • Le missioni Apollo 19 e Apollo 20 sarebbero state programmate in seguito alle rilevazioni fatte durante l'Apollo 15 e Apollo 17 (lo stesso Programma test Apollo-Sojuz sarebbe servito come prova generale per l'Apollo 19 prima e l'Apollo 20 poi), che evidenziarono la presenza dell'astronave madre e i resti dell'antica civiltà aliena. Si sarebbe voluto mantenere il segreto per evitare sconvolgimenti culturali dovuti alla presunta scoperta di una civiltà antecedente di milioni di anni a quella umana, nonché per studiare la tecnologia aliena.
  • La ricostruzione di tutti questi ambienti ed oggetti avrebbe richiesto uno sforzo immane sia a livello pratico che economico, decisamente insostenibile per giustificare un semplice scherzo.
  • Le immagini delle due missioni Apollo sono l'unica fonte ufficiale: l'ideale sarebbe puntare un telescopio sul satellite, ma dato che il luogo dell'allunaggio si trova sulla faccia nascosta del satellite (mai visibile dalla Terra a causa della uguaglianza fra periodo di rotazione e rivoluzione lunare) ciò è impossibile, e le foto della NASA rimangono l'unica fonte ufficiale, da cui effettivamente è difficile ricavare informazioni certe.
A cui si contrappongono precisi dati di fatto:
  • Il programma Apollo non andò oltre la missione Apollo 17 nel 1972: le missioni Apollo 18, Apollo 19 e Apollo 20 vennero inizialmente programmate ma successivamente cancellate per mancanza di fondi e del calo di interesse verso le esplorazioni spaziali, e i razzi vettori che dovevano essere utilizzati vennero distrutti. In verità, la denominazione "Apollo 18" venne data non ufficialmente al razzo vettore che durante il Programma test Apollo-Sojuz del 1975 si unì alla navicella sovietica Soyuz 19.
  • I filmati diffusi sono dei falsi. È possibile ad esempio vedere, in una ripresa esterna dell'astronave, una molla che si collega a essa, dimostrazione del fatto che sia un modellino: è altresì probabile che sia il modulo dell'Apollo 20 che gli interni della presunta nave-madre, del modulo dell'E.B.E. che l'E.B.E. stessa, benché molto ben costruiti, siano solo degli artefatti
  • Le immagini scattate durante le missioni Apollo 15 e Apollo 17 effettivamente ritraggono un qualche rilievo: è tuttavia impossibile stabilire, anche ingrandendo, se si tratti di un oggetto o (come più probabile) di un rilievo montuoso. Inoltre, alcuni ingrandimenti effettuati da sostenitori della teoria complottistica presentano dei crateri sfasati o inesistenti rispetto alle immagini ufficiali.
  • Nascondere un razzo alto oltre 100 metri sarebbe stato impossibile; inoltre, in ogni parte del mondo, in qualsiasi momento osservatori non governativi o semplici appassionati scrutano il cielo, e tutti videro l'Apollo 11 puntare verso la Luna. Quindi nascondere un razzo così grande sarebbe ridicolo. Infine in caso di esplosione del vettore nelle prime fasi del volo (come con lo Shuttle Challenger nel 1986) i frammenti dell'esplosione sarebbero caduti sulla terraferma con danni elevatissimi, mentre con la partenza dalla East Coast gli eventuali resti della navetta spaziale sarebbero finiti in mare.
Fonte - WIKIPEDIA





BANNER

ADD/THIS

Bookmark and Share
webso OkNotizie